18.2.13

Kiki de Montparnasse





Figlia illegittima, ebbe un'infanzia poverissima e venne affidata alla nonna fino all'età di 12 anni, quando raggiunse la madre a Parigi.
Modella, futura pittrice essa stessa, cantante, iniziò a posare nuda da modella a soli 14 anni, incontrando le prevedibili opposizioni della madre. Un giorno sua madre irruppe nell' atelier dove stava posando nuda e le proibì di tornare a casa. Iniziò un periodo di cui si hanno scarse informazioni, caratterizzato da una notevole instabilità abitativa.
Comunque in seguito Kiki divenne, grazie alla sua bellezza e il suocarattere anticonformista, amica degli artisti della Parigi degli anni '20, interpretando tra l'altro alcuni film nel ruolo della donna perduta e posando per dozzine di artisti, inclusi Chaim Soutine,  Tsuguharu Foujita, Francis Picabia, Jean Cocteau, Arno Breker, Alexandre Calder, Per Krohg, Hermine David, Pablo Gargallo, Mayo e Tono Salazar. Moise Kisling dipinse un famoso ritratto di Kiki intitolato Nu assis (nudo seduto). A Fernand Léger fece filmare il suo sorriso enigmatico nel film Ballet mécanique.
Souvenirs, la sua autobiografia scritta nel 1929 con introduzione di Hemingway, fu però proibita negli USA sino al 1996 per il suo linguaggio scabroso e i contenuti marcatamente anti-borghesi.
"Se siete stanchi dei libri scritti dalle signore della letteratura per entrambi i sessi, questo è un libro scritto da una donna che non è mai stata una signora. Per quasi dieci anni è stata a un passo dal diventare quella che oggi sarebbe considerata una Regina, il che, naturalmente, è molto diverso dall'essere una signora" (dall'introduzione di Hemingway del 1929).../...

17.2.13

Claude Monet










dans le prairie - 1876

Isadora Duncan






Isadora Duncan, pseudonimo di Dora Angela Duncan (San Francisco, 28 maggio 1878 - Nizza 14 settembre 1927), è stata una danzatrice statunitense. È considerata una tra le più significative precorritrici della cosiddetta "danza moderna".
Ballerina del Novecento che instaurò, dopo anni di rigide ed essenziali regole della danza classica, la danza libera o moderna. Nata in California da madre irlandese e padre scozzese, trascorse gli anni dell'infanzia tra le note dei brani di musica classica suonati dalla madre, insegnante di pianoforte. Fu educata allo spirito di libertà e indipendenza.
Durante la sua esistenza assai movimentata, trascorsa in gran parte sul suolo europeo, i successi artistici si alternarono a delusioni personali ed episodi luttuosi, tra cui la morte prematura dei due figli, ancora bambini.
Fu una donna emancipata ed ebbe intense relazioni affettive, tra cui quella con il poeta Sergei Esenin, conosciuto durante la permanenza in Russia. Egli morì tragicamente in circostanze oscure tre anni dopo il loro matrimonio.
La Duncan morì tragicamente, strangolata dalla sciarpa che indossava, le cui frange si erano impigliate nei raggi delle ruote della Amilcar GS 1924 sulla quale era appena salita, salutando gli amici con una frase che rimarrà famosa: "Addio, amici, vado verso la gloria!".
Le sue prime esibizioni si svolsero negli Stati Uniti alla fine del' Ottocento, ma non furono molto apprezzate. Nel 1900 danzò a Londra. Fu la prima di una lunga serie di esibizioni nel continente europeo, dove ottenne l'ammirazione di molti artisti e intellettuali dell'epoca.
Ella fu artefice di una radicale rottura nei confronti della danza accademica: abolì nei propri spettacoli le scarpette a punta, che considerava innaturali, e gli artificiosi costumi indossati dalle ballerine del XIX secolo, preferendo indossare abiti semplici e leggeri, che ricordavano il peplo dell'antica Grecia, e danzando a piedi nudi. Tali scelte si coniugavano con l'esigenza di favorire la libertà e l'espressività dei movimenti.
Le sue danze libere furono interpretazioni emotive, impressionistiche, di composizioni di celebri musicisti come Chopin, Beethoven, Gluck, nelle quali il suo corpo dolce ed espressivo suppliva alla povertà di mezzi tecnici.
La Duncan desiderava fortemente creare la danza del futuro ispirandosi alla plasticità dell'arte greca, basandosi sul sentimento e sulla passione dettati dalla natura e dalla forza della musica. La sua importanza nella storia della danza è grande, sia per l'interesse che seppe suscitare nelle platee di tutto il mondo, sia perché le sue idee furono rivoluzionarie per la sua epoca e costituirono per i suoi successori l'impulso per la creazione di nuove tecniche diverse da quella accademica e per una nuova concezione della danza teatrale.
Anche la compagnia dei Balletti Russi di Sergej Djaghilev ne fu influenzata notevolmente. Sergej Djagilev  e Mickhail Fokin la videro ballare per la prima volta a Pietroburgo nel 1905 e ne rimasero molto colpiti. Per la Duncan quello era un periodo di grandi successi internazionali. In seguito tornò in Russia per aprire una scuola di danza a Mosca su invito di Lenin.




15.2.13

Federico Zandomeneghi








Federico Zandomeneghi - Al caffé Nouvelle Athènes - 1885




Giovanni Boldini













Giovanni Boldini - conversazione al caffè - 1879





Diane Arbus - la fotografa dei diversi





.." Molte persone vivono nel timore che possano subire qualche esperienza traumatica. I freaks sono nati con il loro trauma. Hanno già superato il loro test, nella vita. Sono degli aristocratici.."




La gioventù 1923 1945

Diane Nemerov nasce il 14 marzo 1923 in seno ad una ricca famiglia Ebrea di New York. La famiglia è proprietaria della catena di grandi magazzini Russek's. Il padre è David Nemerov e la madre Gertrude Russek. È la seconda di tre figli, il fratello maggiore, Howard Nemerov, più grande di Diane di tre anni, diventerà uno dei maggiori poeti americani. La sorella minore, Renée una scultrice. Anche il padre David, dopo essersi ritirato dagli affari farà il pittore, con un discreto successo commerciale. Dal 1930 Diane frequenta la “Ethical culture school” a New York, e negli anni successivi la Fieldston School. A soli 14 anni conosce Allan Arbus, di cinque anni più anziano, all'epoca commesso da Russek's, e se ne innamora. Il rapporto non è ben visto dalla famiglia di Diane, ma lei lo sposerà appena compiuti i 18 anni, il 10 aprile del 1941. Tuttavia i Nemerov rimangono in buoni rapporti con la figlia. Il primo lavoro dei giovani sposi è un servizio fotografico pubblicitario per la catena del padre, i Grandi magazzini Russek's. Diane è considerata una ragazza molto dotata, ed è incoraggiata a prendere lezioni private di disegno. Ma pur di sposare Allan non esita a rifiutarsi di andare all'università. Durante la seconda guerra mondiale Allan fa il servizio militare lavorando come fotografo per l'esercito. Alla fine del 1944 Allan è in Birmania, il 3 aprile del 1945 nasce la figlia Doon Arbus. In quel periodo Diane è tornata a stare in casa dai suoi genitori

Diane e Allan Arbus, fotografi 1945 -59

Alla fine della seconda guerra mondiale militare Allan e Diane decidono di fare i fotografi, visto che nel '41 si erano già occupati brevemente di moda e Allan aveva accumulato una notevole esperienza come fotografo nell'esercito. All'inizio sembra che Diane si limiti a fare da assistente ad Allan, lo studio comunque si chiama “Diane & Allan Arbus”. La Arbus studierà fotografia brevemente con Berenice Abbott nel 1947, poi con Brodovitch, nel 1955. Infine con Lisette Model, con cui studia nel 1956 e nel '57. In una intervista a Newsweek Diane racconta così la sua amicizia con la Model: “Finché non studiai con Lisette sognavo di far fotografie, ma non le facevo davvero. Lisette mi disse che dovevo divertirmi nel farlo...”. Le esperienze con  Alexey Brodovitch, Art Direcor di Harper's Bazaar, alla New School for social research, [2] e con Berenice Abbott le sono state utili, ma i migliori risultati sono sicuramente dovuti all'insegnamento della Model. È proprio grazie all'esperienza con Lisette che Diane supera la sua timidezza e trova il coraggio di fotografare i soggetti che desidera. Il primo servizio pubblicato dalla coppia è del 1947, su Glamour. È un servizio sui pullover. Con Glamour lavoreranno spesso negli anni successivi, ma anche con le riviste “Seventeen” e “Vogue” Nel 1951 Diane e Allan lasciano per un anno il lavoro sulla moda per un viaggio in Europa. Il 16 aprile del 1954 nasce la seconda figlia Amy Arbus. Diane per il parto rifiuta l'anestesia, e si dice che abbia descritto la cosa come una delle migliori esperienze della sua vita. In questi anni Diane conosce un giovane fotografo, allora ai primi passi, un certo Stanley Kubrick. Nel 1955 una foto di Diane e Allan, un padre che legge il giornale al figlio, sdraiato sul letto, è esposta nella monumentale mostra di Edward Steichen “The Family of man” (La famiglia dell'uomo). Diane collaborerà con il marito Allan solamente fino al 1956, anche se ancora per qualche anno appariranno fotografie che continuano a riportare i crediti di entrambi. Ancora alla fine degli anni '50 Diane lavora con una nikon 35mm. “Dapprincipio mi piaceva la grana. Ero affascinata dal suo effetto nella stampa, perché tutti quei piccoli punti formavano un arazzo e ogni dettaglio andava letto attraverso di essi. La pelle era come l'acqua e il cielo, si aveva più a che fare con la luce e l'ombra che con carne e sangue” dirà in una intervista anni dopo (Aperture 1972, trascrizione di una lezione del 1971. Nel 1957 il padre di Diane, David Nemerov, lascia la presidenza dell'azienda di famiglia e da pensionato si dedica con un discreto successo commerciale alla pittura. Nel '58 in una mostra vende quarantadue quadri a olio. Diane e Allan conoscono anche Robert Frank e la moglie Mary, nel 1958, nel pieno delle riprese di “Pull my daisy”; Allan, che ha sempre desiderato di fare l'attore, ha una piccola parte nel film. Nel periodo fra il '57 e il '60 Diane scopre l'Hubert's museum, un “baraccone” situato all'angolo fra la 42^ e Broadway, dove si esibiscono una serie di bizzarre figure che la Arbus fotograferà più volte negli anni. Più o meno in questo periodo il matrimonio di Diane e Allan va in crisi. I due si separano nel 1959, ma informano la famiglia di lei solo tre anni dopo. Divorziano dieci anni dopo, nel 1969.

Dopo la separazione dal marito Allan, 1959-65

Diane conosce Emile De Antonio, distributore del film di Robert Frank “Pull my daisy”. Emile, detto “De” fa vedere alla Arbus “Freaks”, il film del 1932 di Tod Browning, già divenuto un cult movie. Visti i soggetti della Arbus è sicuramente uno dei film che maggiormente si avvicina alla sua estetica. Si dice che lo abbia visto e rivisto molteplici volte. [1] Un altro luogo in cui ritroviamo spesso Diane Arbus a fare fotografie è il Club '82, situato nella lower manhattan e frequentato da una serie di figure molto particolari. Fra i primi soggetti fotografati dalla Arbus in questi anni si contano “Miss Stormé de Larverie, la donna che si veste da uomo” “Moondog”, un gigante cieco con una grande barba e corna da vichingo che passa otto ore al giorno fra la 50 ma ovest e la Six Avenue. Va notato che la Arbus non si limita a fotografare di sfuggita questi personaggi, ma instaura con loro un vero rapporto di amicizia, talvolta anche profondo. Molti di loro vengono fotografati più volte nel corso degli anni, come accade al nano messicano “Cha cha cha” nome d'arte di Lauro Morales. Una delle foto più famose della Arbus. Le prime foto del nano sono del 1960, ed è ancora la nikon 35 mm la macchina usata; fino a quella divenuta famosa del 1970 fatta con la Mamiya, una macchina medio formato. Anche molti dei protagonisti dell'Hubert's Museum, il baraccone delle meraviglie nella 42ma strada, sono ritratti spesso dalla Arbus. Anche se inizialmente viene vista con sospetto dai soggetti, non certo persone facili da avvicinare, riesce infatti sempre ad instaurare con le persone fotografate un rapporto di intimità, e ad essere accettata da loro.
Diane ricerca qualcuno che pubblichi i suoi lavori, ma non è facile, visti i soggetti. La sua prima pubblicazione è “The Vertical Journey”, sei foto pubblicate nel 1960 sulla rivista Esquire. A questo segue nel 1961 “The full circle” su Harper's Bazaar. [4] I suoi soggetti sono una scelta così inconsueta che viene pubblicata solo grazie all'insistenza di Marvin Israel, suo caro amico (e suo mante, secondo la biografia della Bosworth [1]) che all'epoca è appena diventato art director per la rivista. Pare che Nancy White, redattore capo di Harper's Bazaar fosse contraria alla pubblicazione. [1] In effetti il risultato immediato fu qualche disdetta dell'abbonamento alla rivista. Va notato come entrambi i titoli sono anche raffinate citazioni di letteratura. “The vertical journey” del viaggio di “Alice nel paese delle meraviglie” e “The full circle” di Shakespeare (Il cerchio completo. Chi è colui che mi può dir chi sono?) [1] Il 1962 è l'anno del passaggio alla Rolley, non senza qualche difficoltà iniziale. La Arbus sviluppa anche un nuovo filone di interesse, quello per i nudisti. Sempre nel '62 “Show” pubblica le foto di Mae West della Arbus, che sembra però non siano piaciute molto alla diva. Le difficoltà con i soggetti ritratti per i lavori su commissione, che non gradiscono affatto il modo con cui la Arbus li ritrae, saranno una delle costanti del suo lavoro. Nel 1963 Diane Arbus vince la sua prima borsa di studio della Guggenheim. In questi anni frequenta il famoso fotografo di moda Richard Avedon. Fra il '64 e il '65 Diane Arbus è spesso in giro per New York a fare fotografie, Il MOMA e le borse di studio del Guggenheim 1965-69 Nel 1965 il MOMA presenta tre fotografie della Arbus in una mostra dal titolo “Acquisizioni recenti”. L'anno prima le aveva acquistato sei immagini (più una in regalo). La reazione del pubblico non è di indifferenza. Ogni giorno le fotografie dovevano essere pulite dagli sputi dei visitatori [1]. Nel 1965 Diane tiene un corso di fotografia alla Parson school of design. Invece di far studiare l'arte sui libri la Arbus porta gli studenti a vedere le opere nei musei. Nel '66 Diane è in Giamaica, fotografa per il New York Times delle foto di moda per bambini. ../..

Alejandra Pizarnik









la poesia che non dico
quella che non merito.
paura di essere due
sulla via dello specchio:
qualcuno che dorme in me
mi mangia e mi beve.




13.2.13

Jean Beraud









Jean Beraud - l'attesa 1890







Antonia Pozzi







Amor Fati


«Quando dal mio buio traboccherai
di schianto
in una cascata di sangue
navigherò con una rossa vela
per orridi silenzi
ai cratèri
della luce promessa»

13 maggio 1937


Amo la delicatezza dei versi di Antonia Pozzi, carnali e sinceri. Vissuta molto poco, perché si è tolta la vita a soli 26 anni. Qui inserirò prevalentemente la poetica femminile, perchè prediligo di gran lunga i versi di poetesse che con la loro sensibilità hanno lasciato un patrimonio immenso. Il suicidio, purtroppo le accomuna, Ingeborg Bachmann, Marina Cvetaeva, Sylvia Plath o Virginia Woolf, e ancora Anne Sexton Sarah Kane.
Qui un piccolo stralcio da wikipedia che ne traccia la sua breve vita

Antonia Pozzi nasce a Milano il 13 febbraio del 1912, figlia di Roberto, importante avvocato milanese e della contessa Lina Cavagna Sangiuliani, nipote di Tommaso Grossi, scrive le prime poesie ancora adolescente. Studia ne liceo classico Manzoni di Milano, dove inizia con il suo professore di latino e greco, Antonio Maria Cervi, una relazione che, a causa dei pesanti ostacoli frapposti dalla famiglia Pozzi, verrà interrotta da Cervi nel 1933, procurando ad Antonia la depressione - «e tu sei entrata / nella strada del morire», scrive di sé in quell'anno - che contribuirà a condurla al suicidio.
Nel 1930 si iscrive alla facoltà di  filologia dell'Università statale di Milano, frequentando coetanei quali Vittorio Sereni, suo amico fraterno, Enzo Paci, Luciano Anceschi, Remo Cantoni, del quale sembra si innamorasse non ricambiata, le lezioni del germanista Vincenzo Errante e del docente di estetica Anconio Banfi, forse il più aperto e moderno docente universitario italiano del tempo, col quale si laurea nel 1935 discutendo una tesi su Gustave Flaubert.
Con una ragazza che frequentava il gruppo del professor Banfi, ebbe un reciproco turbamento sensuale, e in una lettera a Sereni scrisse: «Mi ha perfino detto che quando mi vede le viene una gran voglia di baciarmi ... non mi è mai capitata una faccenda simile e ti assicuro che non ci capisco niente» Antonia in seguito "le dice di essere innamorata di lei, decidono di recitare la parte delle fidanzate: si tengono per mano, si baciano sulla bocca".
Tiene un diario e scrive lettere che manifestano i suoi tanti interessi culturali, coltiva la fotografia, lunghe escursioni in bicicletta, progetta un romanzo storico sulla  Lombardia, conosce il tedesco, il francese e l’inglese, viaggia, pur brevemente, oltre che in Italia, in Francia, Austria, Germani e Inghilterra, il suo luogo prediletto è la settecentesca villa di famiglia, a Pasturo, ai piedi delle Grigne, nella provincia di Lecco dove è la sua biblioteca e dove studia, scrive e cerca un sollievo nel contatto con la natura solitaria e severa della montagna. Di questi luoghi si trovano descrizioni, sfondi ed echi espliciti nelle sue poesie; mai invece descrizioni degli eleganti ambienti milanesi, che pure conosceva bene.
La grande italianista Maria Corti che la conobbe all'università, disse che «il suo spirito faceva pensare a quelle piante di montagna che possono espandersi solo ai margini dei crepacci, sull'orlo degli abissi. Era un'ipersensibile, dalla dolce angoscia creativa, ma insieme una donna dal carattere forte e con una bella intelligenza filosofica; fu forse preda innocente di una paranoica censura paterna su vita e poesie. Senza dubbio fu in crisi con il chiuso ambiente religioso familiare. La terra lombarda amatissima, la natura di piante e fiumi la consolava certo più dei suoi simili».
Avvertiva certamente il cupo clima politico italiano ed europeo: le leggi razziali del 1938 colpirono alcuni dei suoi amici più cari: «forse l'età delle parole è finita per sempre», scrisse quell'anno a Sereni.
Nel suo biglietto di addio ai genitori scrisse di «disperazione mortale» e si uccise con i barbiturici in una fredda sera di dicembre (del 1938)  nel prato antistante l'abbazia di Chiaravalle. La famiglia negò la circostanza «scandalosa» del suicidio, attribuendo la morte a polmonite; il suo testamento fu però distrutto dal padre, che manipolò anche le sue poesie, scritte su quaderni e allora ancora tutte inedite; la storia d'amore con Cervi venne falsamente descritta come una relazione platonica.



 

12.2.13

Henry-Pierre Roché




Henri-Pierre Roché  - Parigi, 28 maggio 1879 - Meudon, 9 aprile 1959 - è stato un scrittore e collezionista d'arte francese, ricordato principalmente per essere l'autore del romanzo Jules e Jim, da cui Francois Truffaut ha tratto il suo terzo lungometraggio.
Henri-Pierre Roché perde precocemente il padre, il farmacista Pierre Roché, ed è cresciuto dalla madre Clara, donna autoritaria e molto possessiva nei confronti del figlio. Dopo aver frequentato con successo il Louis-le-Grand, prestigioso liceo parigino che vantava alievi del calibro di Charles Baudelaire, si iscrive in principio alla Facoltà di Scienze Politiche, per abbracciare la carriera diplomatica, e successivamente all'Académie Julian, dove esercita il suo talento di disegnatore.




Cafè du Dome, Parigi 1925 - foto di André Kertész


All'inizio del ventesimo secolo, Roché inizia a frequentare i caffè di Montparnasse e diviene amico di tutti quelli che contano in pittura. Spesso combatte a boxe con André Derain e con Georges Braque. Abbandonata l'idea di praticare la pittura, Pierre comincia ad acquistare le prime tele e a farle vendere agli amici artisti. È il primo a sostenere l'opera di Constantin Brancusi e sarà sempre lui, nel 1905, a portare Gertrude Stein, e il fratello Leo, nell'atelier di Pablo Picasso.
Nel 1906 Pierre annota sul suo diario per la prima volta il nome di Glob, pseudonimo dello scrittore tedesco Franz Hessel. Tra i due si crea un'amicizia così profonda da non essere neppure scalfita dalla relazione che Pierre instaura con Helen Grund, moglie dell'amico.
Con lo scoppio della Grande Guerra Franz si arruola volontario e dal fronte comincia la stesura di Romanza Parigina. Carte di un disperso, romanzo epistolare indirizzato allo stesso Pierre. Roché, non ancora mobilitato, è accusato di spionaggio a favore della Germani per il fatto di ricevere numerose missive dal paese ora nemico. Arrestato, inizia a scrivere, durante la reclusione, quello che sarà il suo primo libro, Deux semaines à la Conciergerie pendant la Bataille de la Marne, un piccolo volume di una cinquantina di pagine.
Tra il 1916 e il 1920 Henri-Pierre Roché si trova in America per svolgere una missione per l'Alto Commissariato francese. A New York conosce Francis Picabia, Man Ray, Joseph Stella e Marcel Duchamp di cui diviene amico inseparabile e al quale dedicherà il suo ultimo romanzo autobiografico, Victor, rimasto incompiuto a causa della morte.

stralcio da: vedi qui


 

11.2.13

Claude Monet



Claude Monet - Papaveri






Tranquillo Cremona



l'edera



Tranquillo Cremona, fratello del matematico Luigi Cremona, compie gli studi  superiori al liceo classico Ugo Foscolo di Pavia. Fu l'iniziatore della scapigliatura in pittura, pur partendo da modi alla Hayez ma con maggior gusto cromatico di ascendenza veneta (a Venezia il giovane pittore soggiornò tra il 1852 ed il 1859, frequentandovi l'accademia). Successivamente il linguaggio dell'artista si rivolse alla ricerca di effetti vaporosi e morbidi, ottenuti con il prevalere dello sfumato sul contorno, in obbedienza alla teoria dell'indefinita suggestione musicale a cui tendono tutte le arti, di cui Giuseppe Rovani si era fatto sostenitore nel libro 'Le tre arti' (1874). A tali risultati Cremona pervenne a partire dal 1870, quando presentò 'I cugini', frutto delle ricerche e degli studi del periodo precedente (temi forse ispirati a esperienze biografiche dell'amico Carlo Dossi). Si tratta di opere che non potevano non sorprendere e non scandalizzare nell'ambiente milanese, dominato dal compassato verismo di Giuseppe Bertini di cui fu anche allievo.
È significativa la recensione, nella 'Strenna ricordo dell'Esposizione Nazionale di Milano' del 1872, di Yorick (pseudonimo di Pietro Ferrigni) il quale accostò per primo Cremona al contemporaneo Daniele Ranzoni. In realtà, Cremona dimostrava la sua insofferenza per il clima dominante proprio attraverso la ricerca del simbolismo. Quanto alla natura sfatta delle sue immagini, la cui riconoscibilità non è sempre certa, essa dipende dallo sforzo di fondere le figure con l'ambiente, su una linea che sarà ripresa da Medardo Rosso e che sfocerà nelle proposte, altrimenti impostate, di Umberto Boccioni..../....

Emily Dickinson









We can but follow to the Sun -
As oft as He go down
He leave Ourselves a Sphere behind -
'Tis mostly - following -We go no further with the Dust
Than to the Earthen Door -
And then the Panels are reversed -
And we behold - no more
   





Possiamo solo inseguire il Sole -
Tante volte quante tramonta
Ci lascia di una Sfera indietro -
È questo in gran parte - il seguire -
Non andiamo più in là con la Polvere
Di una Porta Terrena -
E poi gli Usci s'invertono -
E non vediamo - più nulla


(1864-1864)

9.2.13

8.2.13

Emily Dickinson










Snow beneath whose chilly softness
Some that never lay
Make their first Repose this Winter
I admonish Thee

Blanket Wealthier the Neighbor
We so new bestow
Than thine Acclimated Creature
Wilt Thou, Austere Snow?
   
Neve sotto la cui fredda morbidezza
Alcuni che mai giacquero
Riposano la prima volta quest'Inverno
Ti ammonisco

Coltre più Ricca al Vicino
Da noi appena posato
Che alle tue Acclimatate Creature
Vuoi Tu, Austera Neve?

(1864-1865)






     sulla neve, sulla morte 





7.2.13

Alfonsina Storni











Chi è colui che amo? Non lo saprete mai. Mi
scruterete gli occhi per scoprirlo e non vedrete
mai che il fulgore dell'estasi. Io lo imprigionerò
perché mai sappiate immaginare chi ho dentro il
mio cuore, e lì lo cullerò, silenziosamente, ora
dopo ora, giorno dopo giorno, anno dopo anno.
Vi darò i miei canti, ma non il suo nome. Lui
vive in me come un morto nella sua tomba, tutto
mio, lontano dalla curiosità, dall'indifferenza,
dalla malvagità.





Pierre Bonnard





Marthe à la pendule - 1925






Marc Chagall


Marc Chagall  - the-promenade





Marlene Dietrich




Fra le più belle icone del mondo cinematografico della prima metà del Novecento, la Dietrich fu un vero e proprio mito ed una diva, lasciando un'impronta immortale attraverso la sua recitazione, le sue immagini e l'interpretazione delle canzoni (arricchite da una ammaliante e sensuale voce). Un mix, raramente ripetuto dopo di lei, che è sufficiente a farla entrare nella leggenda dello show business quale modello di femme fatale per antonomasia.




Il suo mito nacque e si sviluppò in contrapposizione a quello della divina Greta Garbo, entrambe star di punta di due compagnie di produzione rivali.
Nacque a Schöneberg, oggi quartiere di Berlino, il 27 dicembre 1901, da Louis Erich Otto Dietrich (ufficiale militare prussiano) e da Elisabeth Josephine Felsing (figlia di un gioielliere), anche se lei stessa dichiarò più volte di essere nata nel 1904.

Dal 1907 al 1919 frequentò le scuole di Berlino e di Dessau: a quattro anni iniziò a studiare il francese, l'inglese, il violino e il pianoforte. A causa di uno strappo ai legamenti di un dito della mano fu costretta a interrompere lo studio della musica suonata e si diplomò come cantante all'Accademia di Berlino.

Nel 1922 iniziò a calcare i palcoscenici dei teatri di Berlino (Großes Schauspielhaus Berlin) e lavorò con il regista Max Reinhardt, ottenendo piccole parti in alcuni film muti.

Il 17 maggio 1923 sposò Rudolf Sieber, un aiuto regista, e un anno dopo nacque la figlia Maria Elisabeth. Nel 1929 arrivò la sua prima interpretazione da protagonista nel film Die Frau nach der man sich sehnt.

Nell'ottobre dello stesso anno firmò il contratto per interpretare il film che le diede la fama, L'angelo azzurro, con la regia di Josef von Sternberg, tratto da un romanzo di Heinrich Mann, fratello del più famoso Thomas.

In questo film, che è il primo film sonoro del cinema tedesco, la si vede sfoderare un tocco di perversa sensualità ed interpretare la famosa canzone Lola Lola. Le pellicola venne girata in versione multipla, in tedesco e in inglese. I costumi furono disegnati da lei stessa (in seguito saranno disegnati dal sarto Travis Banton). È in questo periodo che il regista Sternberg la convinse a farsi togliere quattro molari e la mise a dieta ferrea per darle un aspetto più "drammatico".

Il giorno dopo la prima de L'angelo azzurro, la stampa berlinese la proclamò una star, capace di mettere in secondo piano anche la prova recitativa del grande attore Emil Jannings, ma l'attrice in quel momento era già sul transatlantico che la portava in America.

Mentre il regista stava ancora montando la versione definitiva la Paramount, che distribuiva negli Stati Uniti L'angelo azzurro, il 29 gennaio 1930 telefonò alla nuova stella e le offrì un contratto settennale con uno stipendio iniziale di 500 dollari a settimana e aumenti fino a 3.500 al settimo anno. L'attrice accettò, ma riuscì ad inserire nel contratto una clausola accessoria importante, che si rivelerà onerosa per lo studio: quella di poter scegliere il regista dei suoi film, una condizione maturata per paura di perdere la collaborazione di von Sternberg.

Sul viaggio in transatlantico incontrò Travis Banton, il costumista con il quale collaborò sempre, con il quale aveva in comune l'ammirazione per Sternberg e una straordinaria resistenza fisica alla fatica. Fu in questo periodo che venne scattata la famosa foto di Marlene vestita da yachtman, scattata da Sternberg stesso, che venne diffusa dalla Paramount con la frase di lancio dell'immagine divistica di Marlene: "La donna che perfino le donne possono adorare". Il glamour di quella immagine spazzò via tutte le remore della Paramount che invano aveva tentato di proibirle di mostrarsi in pantaloni: a quell'epoca, indossare vestiti di foggia maschile per una donna, quando nessuna donna, in nessun caso indossava pantaloni, a meno di non voler sembrare uno sconvolgente androgino, era un atto ben più sovversivo di oggi.

Marlene Dietrich arrivò così a Hollywood il 2 aprile 1930, dove si rifugeranno presto anche alcuni tra i migliori attori, registi e tecnici del cinema tedesco dell'epoca, in fuga dal nazismo. La Paramount la mise in contrapposizione a Greta Garbo, la star scandinava della MGM. La diva tedesca aveva anche il dono del canto, il che le dava una carta in più nel cinema sonoro.

La Dietrich iniziò quindi a recitare in una serie di film memorabili girati dal suo regista di fiducia, Sternberg, e fotografata solo e soltanto da Rudolph Maté, che le creò quell'immagine di graffiante ma raffinata sensualità che la consegnò alla popolarità mondiale.

Il primo film americano fu Marocco, nello stesso 1930 (ottobre), nel quale cantava due canzoni e che le valse la nomination all'Oscar come migliore attrice. Marocco uscì negli Stati Uniti prima de L'angelo azzurro (dicembre 1930) e nel marzo 1931 arrivava nelle sale già Disonorata: in pochi mesi era già diventata una star cinematografica mondiale.

In Marocco restò famosa la sua performance canora vestita da uomo e il bacio con una donna del pubblico, il primo bacio omosessuale della storia del cinema.

Per Shanghai Express (1932) venne accoratamente studiato il suo look: vestiti neri che la snellissero e piume nere di gallo da combattimento. L'anno dopo Sternberg si rifiutò di dirigerla ne Il Cantico dei Cantici, ma le suggerì comunque di chiedere Rouben Mamoulian, cosa che lei fece puntualmente in virtù della sua libertà contrattuale in merito alla scelta dei registi.
La Dietrich canta per un soldato durante la seconda guerra mondiale

I film successivi più celebri sono tutti declinazioni su sfondo fantasiosamente esotico della sua immagine di diva, come era successo in Marocco: la Russia con L'imperatrice Caterina, la Spagna con Capriccio spagnolo (1935), che fu l'ultimo film nel quale collaborò con Sternberg. Per quest'ultimo film essa voleva dare una sfumatura mediterranea al personaggio di Conchita e cercò di scurirsi gli occhi, usando un collirio per dilatare le pupille. Non riuscendo però a muoversi sul set confessò a Sternberg la sua cattiva trovata ed egli la rassicurò: con un pezzo di carta che copriva una parte del riflettore che illuminava il suo primo piano riuscì a darle la sfumatura bruna cercata.

La professionalità e la determinazione della Dietrich sul set erano proverbiali. Con la disciplina essa pretendeva da se stessa un'interpretazione perfetta, che andasse a coprire qualche pecca sul profilo dell'interpretazione drammatica. In Capriccio spagnolo, ad esempio, Sternberg aveva ideato la scena di presentazione di un personaggio, con il primo piano di un palloncino che scoppia e mostra il volto della diva. Le venne richiesto di restare impassibile allo scoppio del palloncino, evitando il riflesso naturale di sbattere almeno le palpebre: essa si sottopose a prove estenuanti, ma alla fine riuscì ad eseguire, come sempre, la corretta performance.

Dopo sette anni di permanenza negli USA ottenne la cittadinanza. I suoi familiari la seguirono poi nell'avventura americana, anche se ormai viveva separata dal suo unico marito che conviveva con una sua ex-amica; del resto erano innumerevoli le avventure che si concedeva con amanti di ambo i sessi: la sua era una vita che molti definivano scandalosa. Nel 1934 arrivò a guadagnare 350.000 dollari l'anno, una cifra astronomica, che la rendevano una delle persone più ricche degli Stati Uniti. Quello stesso anno fece un viaggio in Europa.

Il rapporto con Sternberg era molto teso: entrambi si sfidavano continuamente e arrivavano ad aggredirsi verbalmente durante le riprese. La rottura definitiva avvenne nel 1935, soprattutto per volontà di lui. La sua immagine comunque restò ancorata a quella creata da Sternberg.

Con gli Stati Uniti collaborò tenendo spettacoli di intrattenimento per le truppe americane e portando la sua arte in Nord Africa e in Europa negli ospedali da campo: cantava - con indosso un'uniforme di sua creazione - la canzone pacifista Lili Marleen, che sarebbe poi diventata il suo inno.

Nel 1950 ricevette la Legion d'onore dal governo francese e, prima donna della storia, riceve la Medal of Freedom, massima onorificenza civile concessa negli Stati Uniti d'America.

Dal 1954, quando la carriera cinematografica era ormai declinata, su consiglio del commediografo Noel Coward, che ne fu l'organizzatore, si esibì in spettacoli in cui cantava le canzoni dei suoi film ed intratteneva il pubblico con monologhi estemporanei. Lo show fu portato in giro per tutto il mondo con grande successo e dietro lauti compensi. .../...

6.2.13

Jacques Henri Lartigue


Jacques Henri Lartigue (Courbevoie il 13 giugno 1894 - Nizza il 12 settembre del 1986) .
Sebbene sia considerato uno dei più significativi fotografi del Novecento, egli si presentò sempre come pittore. Inizialmente concentrato sulla mondanità e sulla vita quotidiana della borghesia francese, allargò successivamente il proprio punto di vista divenendo, anche grazie alla fama acquisita negli anni, un divulgatore delle innovazioni estetiche compiute nel mondo dell'arte.
Jacques Lartigue nasce il 13 giugno del 1894 a Courbevoie da una famiglia facoltosa, il padre Henri è un uomo d'affari appassionato di fotografia. Nel 1899 la famiglia si trasferisce a Parigi.
Nel 1902, all'età di sette anni, Lartigue riceve in regalo dal padre la sua prima macchina fotografica. Di fatto la sua attività di fotografo inizia qui: scatta e sviluppa le proprie foto dapprima con l'aiuto del genitore e subito dopo da solo. Ritrae il mondo che gli sta attorno: parenti e amici, e più in generale la quotidianità della borghesia. Raccoglie le sue fotografie in volumi: nel corso della propria esistenza arriverà a mettere insieme circa 130 album, con all'interno un totale di alcune decine di migliaia di foto.
Sempre in questo periodo inizia un diario che porterà avanti per tutta la vita e che rappresenterà una sorta di "parallelo scritto" delle sue immagini: riflessioni, descrizioni, ma anche schizzi delle fotografie stesse.
A partire dal 1904 inizia con alcuni esperimenti fotografici: forse l'esempio più rappresentativo di queste prove è costituito dalle sovrimpressioni per creare foto di "pseudo-fantasmi". Inizia inoltre a scattare immagini stereoscopiche (cioè fotografie tridimensionali) con una macchina apposita.

Renee Perle by Jacques Henri Lartigue, c.1930I love how she looks particularly Romanian here. Often she looks terribly Parisian chic but this photograph is more true.
Renee Perle 1930

Nel 1906 l'ascesa sociale del padre permette alla famiglia di acquistare il castello di Rouzat nei pressi di Puy-de Dome, nonché la prima autovettura. Il fratello maggiore "Zissou" inizia a costruire macchine volanti nelle cantine del castello. Autoobili e aeroplani, ma più in generale il movimento, diverranno poi tra i soggetti preferiti da Lartigue. La passione per i motori, per i marchingegni, per la tecnologia che all'epoca era ai suoi albori era un elemento che caratterizzava un po' tutta la famiglia dei Lartigue. In questo contesto il piccolo Jacques, cagionevole di salute e non altrettanto "audace" come gli altri parenti, assumerà il ruolo di testimone oculare, quasi di elemento esterno e distaccato, intento a immortalare e a prendere nota di ciò che gli accadeva intorno.../...

Pierre Bonnard




 
Le  cabinet de toilette - 1914







 

Emma




Emma è un romanzo della scrittrice inglese Jane Austen, pubblicato per la prima volta anonimo nel 1815. Tema fondamentale del romanzo è il fraintendimento in amore. La protagonista Emma Woodhouse è descritta nel paragrafo di apertura del libro come bella, intelligente e ricca. Prima di iniziare a scrivere il libro, la Austen scriverà: "Sto per descrivere un'eroina che non potrà piacere a nessuno, fuorché a me stessa". Emma è una giovane donna dell'Inghilterra della Reggenza. Orfana di madre, vive con suo padre Mr. Woodhouse, un ipocondriaco che si occupa principalmente della propria salute e della propria sicurezza e di quella di chi ama. Amico di Emma e suo critico è Mr Knightley, suo vicino e cognato, in quanto fratello maggiore del marito di Isabella, sorella di Emma. Il romanzo si apre con le nozze della signorina Taylor, governante di Emma, sua amica e confidente. Emma, che ha presentato la signorina Taylor al suo futuro marito, Mr Weston, ritiene di avere il merito della loro unione e ha tutte le intenzioni di combinare un altro matrimonio appena ne capiterà l'occasione..../..

5.2.13

Blaga Dimitrova


http://26.media.tumblr.com/tumblr_lkav3xPgCY1qaus35o1_500.gif

Nessuna paura
che mi calpestino.
Calpestata l'erba
diventa un sentiero.




Erba

4.2.13

Achmatova-Modigliani





Anna Achmatova - Modigliani 1911




"Probabilmente io e lui non capivamo una cosa fondamentale: tutto quello che avveniva era per noi la preistoria della vita: la sua molto breve, la mia molto lunga. Il respiro dell'arte non aveva ancora bruciato, trasformato queste due esistenze: e quella doveva essere l'ora lieve e luminosa che precede l'aurora.
Ma il futuro, che, com'è noto getta la sua ombra molto prima di attuarsi, batteva alla finestra, si nascondeva dietro i lampioni, intersecava sogni e spaventava, con la terribile Parigi baudelairiana che si nascondeva in qualche posto, lì accanto."

Anna Achmatova - Amedeo Modigliani


  

Non sappiamo separarci,
vaghiamo mano nella mano.

Già comincia a imbrunire,

tu sei pensoso, io taccio.

Entriamo nelle chiese, vediamo
funerali, battesimi, matrimoni.
Senza guardarci usciamo;
perché nulla per noi?
O ci sediamo sulla neve pesta
del cimitero, sospirando appena.

E col bastone tu disegni stanze
dove staremo sempre insieme.

A. Achmatova




Il mondo dell’Achmatova è angusto come una striscia di luce penetrata in una stanza buia. 
E’ più angusto di un coltello. In esso è la sera. Il risveglio, il distacco. E’ un mondo captato per via di punture. Allo stesso modo punge il cielo il telescopio, trascegliendone le stelle e privando il mondo della sua vastità.
Victor Šklovskij



Antonia Pozzi - Inverno




Fili neri di pioppi -
fili neri di nubi
sul cielo rosso -
e questa prima erba
libera dalla neve
chiara
che fa pensare alla primavera
e guardare
se ad una svolta
nascono le primule.
Ma il ghiaccio inazzurra i sentieri -
la nebbia addormenta i fossati -
un lento pallore devasta
i dolori del cielo.
Scende la notte -
nessun fiore è nato -
è inverno - anima -
è inverno.


3.2.13

Emily Dickinson





E' una curiosa creatura il passato ed a guardarlo in viso
si può approdare all'estasi
o alla disperazione.

Se qualcuno l'incontra disarmato,
presto, gli grido, fuggi!
Quelle sue munizioni arrugginite
possono ancora uccidere.