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20.3.13

Alfonsina Storni




 
Denti di fiori, cuffia di rugiada,
mani di erba, tu, dolce balia,
tienimi pronte le lenzuola terrose
e la coperta di muschio cardato.

Vado a dormire, mia nutrice, mettimi giù.
Mettimi una luce al capo del letto
una costellazione; quella che ti piace;
tutte van bene; abbassala un pochino.

Lasciami sola: ascolta erompere i germogli...
un piede celeste ti culla dall'alto
e un passero ti traccia un percorso

perché dimentichi... Grazie. Ah, un incarico
se lui chiama di nuovo per telefono
digli che non insista, che sono uscita...





14.3.13

Alfonsina Storni







Potrebbe essere che ciò che nel verso ho sentito
Non fosse altro che ciò che mai ha potuto essere,
Non fosse altro che qualcosa di vietato e represso
Di famiglia in famiglia, di donna in donna.
Dicono che nei solari della mia gente, era indicato
tutto quello che si doveva fare...
Dicono che le donne della mia casa materna
fossero silenziose... Ah, bene poteva essere...
A volte in mia madre spuntarono desideri
di liberarsi, ma le saliva agli occhi
un'onda di amarezza, e nell'oscurità piangeva.
E tutto questo travaglio, vinto, mutilato,
Tutto questo stava racchiuso nella sua anima,
Penso che senza volerlo, io l'ho liberato.





7.2.13

Alfonsina Storni











Chi è colui che amo? Non lo saprete mai. Mi
scruterete gli occhi per scoprirlo e non vedrete
mai che il fulgore dell'estasi. Io lo imprigionerò
perché mai sappiate immaginare chi ho dentro il
mio cuore, e lì lo cullerò, silenziosamente, ora
dopo ora, giorno dopo giorno, anno dopo anno.
Vi darò i miei canti, ma non il suo nome. Lui
vive in me come un morto nella sua tomba, tutto
mio, lontano dalla curiosità, dall'indifferenza,
dalla malvagità.