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9.1.17
10.10.15
Auguste Rodin
Non esistono ricette per abbellire la Natura. Si tratta solo di Vedere.
- Auguste Rodin - l'arte - 1911
23.5.15
non appartengo solo a questa vita
«Non appartengo solo a questa vita. Poiché io vivo bene coi morti come coi non nati. Più vicino di altri al cuore della creazione. Ma sempre troppo lontano. Esprimo calore? Freddezza? Ciò, al di là di ogni ardore, non è discutibile. Non sono affatto pio. In questo mondo, a volte, provo un po’ di gioia nel constatare il male altrui. La pretaglia non è abbastanza pia per notarlo. E gli scribi si scandalizzano un poco.»
Paul Klee
1.3.15
Leonor Fini
autoritratto
“Io sono la figlia di una donna e di un gatto. Mio padre è nientemeno che Sua Maestà il Gatto, lo provano i miei occhi: guardali, sono occhi felini.”
Leonor Fini
26.2.15
Cesare Pavese
"E’ una gioia vedere tanti rami
verdissimi nel vento e tanti fiori
prepotenti, sboccianti, è una gran gioia
perché nel sangue pure è primavera."
verdissimi nel vento e tanti fiori
prepotenti, sboccianti, è una gran gioia
perché nel sangue pure è primavera."
Cesare Pavese, 17 aprile 1929
12.10.14
Dante Gabriel Rossetti
....O nata con me in un luogo dimenticato dagli uomini,
E non incontrata negli anni, non vista, non sentita,
Come ti riconosco, nata insieme all’anima mia....
Dante Gabriel Rossetti
RIMEMBRANZE
[l'ho riscritta e riletta mille volte, questa frase infonde in me sempre la stessa emozione...]
il mio primo blog...
1.6.14
il volo della mente
Io conseguo un tipo diverso di bellezza,
raggiungo una simmetria
attraverso infinite discordanze,
mostrando tutte le tracce
del passaggio della mente per il mondo;
e alla fine ottengo una sorta d’insieme
fatto di frammenti vibranti;
questo mi pare il processo naturale,
il volo della mente.
Virginia Woolf
img : ❝ Donna pipistrello, Albert-Joseph Pénot (1870-1930) ❞
20.4.14
l'arte di amare
inutile cercare chi ti completi,
nessuno completa nessuno,
devi essere completo da solo
per poter esser felice.
Eric Fromm - L’arte di amare
25.2.14
Dantel Gabriel Rossetti
..."O, nata con me in un luogo dimenticato dagli uomini E non incontrata negli anni, non vista, non sentita, Come ti riconosco, nata insieme all'anima mia. "...
D.G.R.
Nasce a Londra nel 1828. Per tutta la vita, si dedica con passione
alla pittura e alla poesia – in senso letterario, nel 1870 pubblica una
raccolta di sue poesie “Poems”, e nel 1881 “Ballate e sonetti”- Il
padre, letterato che era stato librettista di Rossini a Napoli e
insegnante al King’s College di Londra. Dopo aver studiato pittura
all’Antique School della Royal Academy e presso lo studio di F.M. Brown,
Rossetti fonda la confraternita dei Preraffaelliti, costituita in
Inghilterra nel 1848, insieme a John Everett Millais e William Holman
Hunt e Edward Coley Burne-Jones. Il movimento, contro il
convenzionalismo vittoriano e i mali della società industriale, si
orientava verso il recupero di un?arte spontanea e ispirata alla natura
da rintracciare in epoca tardomedievale, in particolare nelle opere dei
pittori del passato che avevano preceduto Raffaello. L?artista è
considerato il più influente del gruppo, soprattutto per la sua
produzione poetica che pecca talvolta di artificiosità e sentimentalismo
vittoriano e della quale la pittura appare spesso riflesso diretto. La
sua vita, come la sua arte, saranno segnate dalla tormentata storia
d’amore con Elizabeth Siddal.
Conosciuta nel 1849, diviene presto la modella della maggior parte dei
suoi quadri e anche il soggetto di un largo numero di disegni, molti dei
quali dedicati alla vita di Dante Alighieri. Le atmosfere misteriose di
Rossetti derivano da un passato immaginario, in cui la figura
femminile, a volte angelicata a volte sensuale o perversa, svolge un
ruolo simile a quello di Beatrice per Dante: la guida, attraverso la
bellezza, verso la dimensione trascendentale.
"As I rode suddenly upon / A certain path that liked me not, / I met
love midway while the air was hot, / Clothed lightly as a wayfarer might
be" (Cavalcando l’altr’ier per un cammino, / pensoso de l’andar che mi
sgradia,/ trovai Amore in mezzo de la via / in abito leggier di
peregrino).
Nel 1294 Dante trova Amore nel fragile sguardo di Beatrice, nel 1850
Rossetti lo incontra in Elizabeth Siddan, con la quale convive a partire
dal 1950; a causa delle precarie condizioni della ragazza, questo sarà
un legame instabile anche per la gelosia motivata da legami sentimentali
che l’artista intrecciava. Da Fanny Cornforth, sua modella in molti dei
suoi dipinti, ad Annie Miller, che l’amico Hunt gli aveva fatto
conoscere. Nel 1860, comunque, egli sposa Elizabeth; nel maggio del
1861, la moglie dà alla luce una figlia nata morta. Questo tragico
evento, getta la donna in uno stato di profonda prostrazione, tanto da
culminare nel suicidio, nel 1862 per mezzo di una dose eccessiva di
laudano. D.G. Rossetti, per tutta la vita è oppresso da questo rimorso e
comincia a soffrire di insonnia e crisi depressive. Nel 1872 anche lui
tenta il suicidio allo stesso modo della moglie. Nonostante il crescente
successo economico dovuto ai suoi dipinti, si chiude sempre più in sè
stesso, circondato solo dagli amici fedeli. Quando Rossetti muore, nel
1882, si trova in debiti finanziari. Il cimitero di Highgate, nel quale
era sepolta anche Siddal, si rifiuta di seppellire i resti dell’artista,
che viene quindi esumato in Burchington Churchyard.
Dante Gabriel Rossetti, Beata Beatrix 1863-1870
Londra, Tate Gallery
Elizabeth Siddal è destinata a diventare la più famosa incarnazione pittorica
di Beatrice: lo sguardo estatico pronto al trapasso, le mani giunte
vicine ad una colomba dal singolare colore rosso. Alle sue spalle
l’Alighieri ed Amore la vegliano nel momento del passaggio tra terra e
cielo, i sensi ormai rapiti dalla consapevolezza di un nuovo mondo che
la accoglierà. Tutto questo è la tela postuma Beata Beatrix, eterna
testimone muta di una passione sbagliata.
Fragile suicida per amore. Dante Gabriel è rapito da un altro abbraccio.
Il senso di colpa non lo abbandona. All’improvviso la decisione di
terminare il quadro e seppellire con lei l’intera sua raccolta poetica.
Ma le parole paiono avere una vita autonoma, chiedono di riemergere: The blessed damozel leaned out / From the gold bar of Heaven / Her eyes
were deeper than the depth / Of waters stilled at even; / She had three
lilies in her hand, / And the stars in her hair were seven (La dama
beata si aprì la strada/attraverso le porte del Paradiso/I suoi occhi
erano più profondi/Delle acque calme della sera;/portava tre gigli/e
sette stelle tra i capelli). Il gesto estremo di un uomo che ha perso
tutto viene "perdonato" tre anni dopo la morte dai versi della sorella
Christina: "Pardon the faults in me, /For the love of years ago: /
Goodbye. I must drift across the sea,/I must sink into the snow, / I
must die" (Perdona i miei sbagli/per l’amore che vi è stato: addio/Devo
salpare,/devo abbassarmi nella nave,/devo morire).
D.G. Rossetti, famoso per le figure di donne fatali e conturbanti,
languide e sensuali; molto spesso associate a immagini simboliche e
poetiche.
15.10.13
28.7.13
De Nittis
- nei campi - 1873
Uno tra
i tanti pittori che amo, De Nittis, vero impressionista italiano; ritenuto tale
una volta avuto il grande successo in Francia.
Nacque a Barletta nel 1846, figlio quartogenito di don Raffaele De Nittis e donna Teresa Emanuela Barracchia. Prima che nascesse, il padre fu arrestato per motivi politici, e, appena uscì di prigione due anni più tardi, si tolse la vita. Rimasto orfano sin dall'infanzia, crebbe con i nonni paterni, e dopo il suo apprendistato presso il pittore barlettano Giovanni Battista Calò, si iscrisse nel 1861 - contro il volere della famiglia - all'Accademia di Belle Arti di Napoli sotto la guida di Mancinelli e Smargiassi.Di indole indipendente e insofferente verso qualunque tipo di schema, si mostrò disinteressato alle nozioni ed esercitazioni accademiche, tanto che fu espulso per indisciplina due anni più tardi. Assieme ad altri pittori, fra cui Federico Rossano e Marco De Gregorio, si diede alla composizione all'aria aperta (dipingevano generalmente a Portici), specializzandosi nella riproduzione di paesaggi porticesi, partenopei e barlettani. Nel 1864 fu notato da Adriano Cecioni e l'anno successivo fondò la Scuola di Resina, corrente italiana sul tema del realismo. A Firenze, nel 1866, si avvicinò ai Macchiaioli e, dopo aver girato l'Italia toccando Napoli, Palermo, Barletta, Roma, Firenze, Venezia e Torino si trasferì nel 1867 a Parigi dove conobbe Ernest Meissonier e Jean-Léon Gérome e sposò due anni più tardi la parigina Léontine Lucile Gruvelle, che influenzerà notevolmente le scelte sociali ed artistiche del marito. Tra l'altro c'è un ritratto in particolare che io amo, intitolato appunto 'Leontine', e che ho usato come avatar per parecchio tempo..
Il 1869 lo vide esporre per la prima volta al Salon, ma la pedissequa imitazione dei colleghi parigini fece infuriare Cecioni, che gli ricordò come il suo talento avesse bisogno di essere espresso con tratti affatto specifici. De Nittis ritrovò immediatamente la propria indipendenza artistica e riscosse grande successo al Salon del '72 con la tela Una strada da Brindisi a Barletta. Nel '74 ebbe ancora elogi per Che freddo!, in cui l'abituale raffinatezza di esecuzione dell'artista pugliese aveva come soggetto le giovani dame parigine, tema che seppe integrare molto bene nella pittura di paesaggio, meritandosi l'appellativo di peintre des Parisiennes (pittore delle parigine). Toccò il culmine della sua fama all'esposizione del 1874, tenutasi nello studio del fotografo Nadar e comunemente indicata come data di nascita dell'Impressionismo. Vi espose cinque tele secondo Vittorio Pica e così come si rileva dal Catalogo delle Esposizioni in cui compaiono i titoli di cinque opere, dal n°115 al n° 119 : Paesaggi presso il Bois; Levar di luna; Campagna del Vesuvio; Studio di donna; Strada in Italia. Quell'anno fu poi a Londra dove dipinse scene della vita della capitale inglese. L'Esposizione Internazionale parigina, nel 1878, riservò grandi onori per De Nittis: fu insignito della Legion d'onore, mentre una sua opera, Le rovine delle Tuileries, fu acquistata dal governo per il Museo del Lussemburgo.
Fu assimilabile per certe caratteristiche ai Macchiaioli e agli Impressionisti, ma mantenne sempre un'indipendenza di stile e contenuti. Morì nel 1884 a Saint-Germain-en-Laye, colpito da un fulminante ictus cerebrale. È sepolto a Parigi, nel cimitero di Père-Lachaise (divisione 11).
Nacque a Barletta nel 1846, figlio quartogenito di don Raffaele De Nittis e donna Teresa Emanuela Barracchia. Prima che nascesse, il padre fu arrestato per motivi politici, e, appena uscì di prigione due anni più tardi, si tolse la vita. Rimasto orfano sin dall'infanzia, crebbe con i nonni paterni, e dopo il suo apprendistato presso il pittore barlettano Giovanni Battista Calò, si iscrisse nel 1861 - contro il volere della famiglia - all'Accademia di Belle Arti di Napoli sotto la guida di Mancinelli e Smargiassi.Di indole indipendente e insofferente verso qualunque tipo di schema, si mostrò disinteressato alle nozioni ed esercitazioni accademiche, tanto che fu espulso per indisciplina due anni più tardi. Assieme ad altri pittori, fra cui Federico Rossano e Marco De Gregorio, si diede alla composizione all'aria aperta (dipingevano generalmente a Portici), specializzandosi nella riproduzione di paesaggi porticesi, partenopei e barlettani. Nel 1864 fu notato da Adriano Cecioni e l'anno successivo fondò la Scuola di Resina, corrente italiana sul tema del realismo. A Firenze, nel 1866, si avvicinò ai Macchiaioli e, dopo aver girato l'Italia toccando Napoli, Palermo, Barletta, Roma, Firenze, Venezia e Torino si trasferì nel 1867 a Parigi dove conobbe Ernest Meissonier e Jean-Léon Gérome e sposò due anni più tardi la parigina Léontine Lucile Gruvelle, che influenzerà notevolmente le scelte sociali ed artistiche del marito. Tra l'altro c'è un ritratto in particolare che io amo, intitolato appunto 'Leontine', e che ho usato come avatar per parecchio tempo..
Il 1869 lo vide esporre per la prima volta al Salon, ma la pedissequa imitazione dei colleghi parigini fece infuriare Cecioni, che gli ricordò come il suo talento avesse bisogno di essere espresso con tratti affatto specifici. De Nittis ritrovò immediatamente la propria indipendenza artistica e riscosse grande successo al Salon del '72 con la tela Una strada da Brindisi a Barletta. Nel '74 ebbe ancora elogi per Che freddo!, in cui l'abituale raffinatezza di esecuzione dell'artista pugliese aveva come soggetto le giovani dame parigine, tema che seppe integrare molto bene nella pittura di paesaggio, meritandosi l'appellativo di peintre des Parisiennes (pittore delle parigine). Toccò il culmine della sua fama all'esposizione del 1874, tenutasi nello studio del fotografo Nadar e comunemente indicata come data di nascita dell'Impressionismo. Vi espose cinque tele secondo Vittorio Pica e così come si rileva dal Catalogo delle Esposizioni in cui compaiono i titoli di cinque opere, dal n°115 al n° 119 : Paesaggi presso il Bois; Levar di luna; Campagna del Vesuvio; Studio di donna; Strada in Italia. Quell'anno fu poi a Londra dove dipinse scene della vita della capitale inglese. L'Esposizione Internazionale parigina, nel 1878, riservò grandi onori per De Nittis: fu insignito della Legion d'onore, mentre una sua opera, Le rovine delle Tuileries, fu acquistata dal governo per il Museo del Lussemburgo.
Fu assimilabile per certe caratteristiche ai Macchiaioli e agli Impressionisti, ma mantenne sempre un'indipendenza di stile e contenuti. Morì nel 1884 a Saint-Germain-en-Laye, colpito da un fulminante ictus cerebrale. È sepolto a Parigi, nel cimitero di Père-Lachaise (divisione 11).
15.7.13
Rembrandt Harmenszoon van Rijn
Lezione
di anatomia del dottor Tulp è un dipinto ad olio su tela realizzato da
Rembrandt nel 1632, firmato e datato "REMBRANDT. F:1632". Oggi l'opera è
conservata al Mauritshuis dell'Aia.
1.7.13
Auguste Rodin
"Ci sono forze
sconosciute in natura; quando ci doniamo totalmente a lei, senza riserve, lei le
presta a noi; lei ci mostra queste forme, che i nostri occhi che guardano non
vedono, che la nostra intelligenza non capisce o nemmeno sospetta."
24.6.13
Nietzsche
"Una volta che si è trovato se stessi, bisogna essere in grado, di tanto in tanto, di perdersi…
e poi di ritrovarsi."
Friedrich Wilhelm Nietzsche
23.6.13
una parte di noi
21.6.13
17.6.13
Giove e Io
particolare |
Se tu avessi dormito?
E se nel sonno tu avessi sognato?
E se, nel sogno, tu fossi entrata nel paradiso
e lì avessi colto uno strano, bellissimo fiore?
E se, al risveglio, ti ritrovassi quel fiore in mano?
Samuel Taylor Coleridge
Giove e Io è un dipinto a olio su tela di Correggio, databile al
1532-1533 circa e conservato nel Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Giove e la Ninfa Io
Il soggetto di questo splendido quadro del Correggio è felicemente
pagano. La scena divide il mondo della donna da quello del dio. Giove —
lo Zeus dei greci, lo Jovis dei latini, il dio tonante che amministra la
volontà del cielo — ha assunto le sembianze di una nube per avere
contatto col corpo della ninfa Io. La ninfa si avverte baciata,
coinvolta e rapita sin nelle profondità più inconsce della sua psiche;
ma non vede chi la bacia. È in preda a un raptus.
Giove ha il volto di un ragazzo che sbuca appena dall’oscurità tenebrosa
della nube. Mimetismo nel mimetismo, dunque: Giove non ha il volto
accecante del dio che egli è; non è potenza manifesta e nemmeno tempesta
velata; è solo un ragazzo: un bel ragazzo colto dal desiderio. Ma Io è
come cieca; di Giove non può vedere nemmeno questo suo volto di ragazzo.
Forse lo immagina, forse lo desidera, ma non può averne cognizione.
Sembra il bacio di un fantasma.
Sapiente nella costruzione di un messaggio altamente complesso, il
dipinto ci si offre nell’artificio di una strana triangolazione: Giove,
la ninfa Io e noi stessi, gli spettatori, siamo coinvolti assieme nello
sviluppo di un mistero. Mentre la bella Io immagina e sogna il bacio di
un bel ragazzo, che la infiammi di un amore naturale, noi spettatori
sappiamo che dietro il velo del suo sogno si cela la presenza del dio,
il dio padre, che la va riempiendo di una potenza sovrannaturale.
Nella leggenda classica di Eros e Psiche, Psiche deve vedere Eros per
accecarsi di amore per lui. Solo quando lo vede è persa: innamorata alla
follia. La ninfa Io, invece, non ha bisogno di vedere per innamorarsi.
Non sa nemmeno che colui che la ama è un dio. È terribilmente umana:
cieca e indifesa di fronte all’amore. La potenza costituita dall’amore
entra nella sua psiche rendendola immensa quanto il dio.
L’amore eleva il mortale alla dimensione di un dio.
E — particolare fondamentale — per quanto colui che la ama sia un dio,
egli non può, non vuole, possederla nel corpo se non attraverso la sua
anima. Prima di un corpo da usare, dunque, c’è un’anima da conoscere e
influenzare.
La ninfa è a occhi chiusi, immersa nella percezione corporea. L’amore
non le attraversa solo il corpo, ma altresì la psiche. A contatto con
l’eros, l’io soggettivo trascende se stesso per giungere a qualcosa che è
nulla (una nube...), ma che allo stesso tempo è divino,
e dunque è tutto, è l’essenza stessa del cosmo introdotta nella singola vita.
Attraverso l’amore agisce, dunque, una potenza ulteriore, una potenza
più grande, una potenza oltre-umana. La mente della donna si apre su uno
spazio immenso.
Grazie all’amore, l’essere che si credeva umano si scopre divino. [link]
in sintonia col mondo
Avrei tanto voluto che la giornata fosse tutta come la colazione, quando le persone sono ancora sintonizzate sui loro sogni e non è previsto che debbano affrontare il mondo esterno.
Mi sono reso conto che io sono sempre così; per me non arriva mai il momento in cui, dopo una tazza di caffè o una doccia, mi sento improvvisamente pieno di vita, sveglio e in sintonia col mondo.
Se si fosse sempre a colazione, io sarei a posto.
Peter Cameron - Un giorno questo dolore ti sarà utile
Gabriele Munter - Breakfast of the Birds 1934 - oil on board -
National Museum of Women in the Arts
6.6.13
assoluzione mistica
L’ho compreso lentamente.
Ti fa bello la mia vicinanza,
il guardarti che guardi me,
e specchi,
e rialzi il tiro,
e chiedi,
e poi taci,
e mi tocchi non toccandomi.
E’ l’assoluzione mistica
delle retrovie e le sue evocazioni sbavate,
la luce corrotta da mano e dei passi.
L’ho visto,
t’ho visto,
si diventa ciò che si ha accanto,
si finisce col reincarnare ciò che si ha accanto.
Ma non sempre la volontà decide la strada,
non sempre accade e suona male
la mano, l’abbraccio, l’altezza.
Ma io ho capito d’amarti,
quando il mio dare
ti faceva bello, senza misura,
e la mia assenza ti faceva uguale al mondo.
Ho compreso e ti ho tenuto stretto tra i denti,
gustando con la lingua il volto senza strade
di una nera resurrezione.
Irene Ester Leo - Io innalzo fiammiferi
img © I. Kramskoj - sconosciuta 1883
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