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1.3.13

Cléo de Mérode


 

  
Cléopatra Diane de Mérode, famosa con il nome d'arte di Cléo de Mérode (Parigi 27 settembre 1875 - Parigi 17 ottobre 1966), è stata una ballerina francese.
Di nobile nascita, figlia della baronessa austriaca Vincentia de Mérode e di un nobile viennese che volle mantenere l'anonimato, fu avviata alla danza in giovane età presso la scuola dell' Operà National de Paris, dimostrando buona attitudine alla disciplina. Il suo debutto avvenne appena undicenne. 



In breve il successo le arrise, e la sua bellezza e grazia divennero un solido punto di riferimento per le donne francesi, che ne imitarono stile e modo di vestire.

Giovanni Boldini, Cléo de Merode - 1901


A soli 22 anni è già la stella del Grand Opéra di Parigi, la modella preferita di Nadar, Giovanni Boldini e Toulouse-Lautrec.  Scandalizzando la Parigi della Bella Epoque si esibisce al Folies Bergère e posa per lo scultore Alexandre Falguière, che la ritrae nuda e danzante a grandezza naturale. Il suo guardaroba è stato creato da Doucet, il più grande couturier del tempo. Leopoldo II re del Belgio la insegue ovunque, diventando lo zimbello della stampa europea che lo ribattezza Cleopold. Clèo, divenne per l' opinione pubblica la bellissima concubina del re, pagando a caro prezzo quello " stato di grazia " . Nemmeno quando la relazione si concluse potè liberarsi dal nomignolo che le avevano affibbiato nè dalla credenza diffusa che le sue amicizie e non il naturale talento, le avessero permesso di diventare l ' artista che era . Frattanto il mito della sua bellezza ne aumentava il successo in patria. Non solo in Francia ma anche in Austria, Belgio e Germania, paesi di cui era originaria la famiglia, non si parlava d ' altro che dell ' affascinante Cleopatra Europea.  Nel 1926 ebbe il primo ruolo cinematografico in una pellicola dal titolo "Frauen der Leidenschaft" al fianco dell ' attrice e sceneggiatrice americana Fern Andra .

 
Alfredo Muller - Cleo De Merode - 1895

La sua immagine su cartoline, pubblicità, calendari e riviste è diventata un vero e proprio feticcio. Ad accompagnarla in tourné negli Stati Uniti c’è l’inseparabile madre. E’ lei che le insegna a dosare candore verginale e spudoratezza, seduzione e negazione, eleganza e libertà dagli schemi. Tuttavia non abbandonò mai la danza, vero ed unico amore della sua vita, poco prima dei cinquantanni, si ritirò dalla scena pubblica; morì il 17 ottobre del 1966 all ' età di 91 anni .

28.1.13

Monmartre & Montparnasse





Apollinaire e i cubisti, Braque e Picasso, Utrillo e Valadon, Jarry e i primi surrealisti, Modigliani e Kandinskij, Gertrude Stein e Hemingway, Man Ray e Cocteau... Solo nella favolosa Parigi dei primi trent'anni del Novecento è stato possibile incontrare una tale varietà di artisti di genio. Ma era forse più facile rintracciarli ai tavolini di un bistrot, verso l'alba, che nei loro studi. Perché questi artisti non avevano solo un talento fuori del comune, erano soprattutto animati da una travolgente vitalità. Ad attrarli sulle due rive della Senna, nei mitici quartieri di Montmartre e Montparnasse, era la sete di vita e di libertà, erano il vino e le belle ragazze, le amicizie e il sogno della fama e della gloria, il sapore eccitante delle polemiche e delle rivalità. Franck racconta con piglio da romanziere le irripetibili vicende di personalità straordinarie, al tempo in cui Parigi era lo scenario di incontri e scontri che hanno segnato la cultura del XX secolo. E quando essere artista significava prima di tutto affrontare la vita con dissipata generosità.


Montmartre & Montparnasse



La Parigi degli anni Trenta (il volume si chiude con la caduta di Madrid nelle mani dei franchisti nel marzo ’39) in Libertad! L’amore e l’impegno, l’arte e la politica, i drammi e la leggerezza nella Parigi degli anni Trenta di Dan Franck (Garzanti, pagg. 373, euro 16); i suoi legami con le capitali d’Europa, in particolare Mosca e Madrid. Nella prima gli intellettuali si recarono a più riprese, Jacques Prévert e il gruppo Octobre nel 1934, André Gide ed altri (tra cui l’Eugène Dabit di Hôtel du Nord, che non ne tornerà) nel 1936, il giorno della morte di Gork’ij: e a poco a poco si rendono conto degli orrori del regime di Stalin, della persecuzione dissennata di scrittori e poeti. Vi incontrano un Pasternak smarrito che bussa alle porte dei potenti per ottenere la scarcerazione di Mandel’stam. Così, in Spagna, si ritrovano in molti, di ogni Paese, armi in pugno in difesa della libertà: André Malraux e la sua mirabolante squadriglia aerea, Blaise Cendrars, Robert Capa e Hemingway, Saint-Exupéry detto Saint-Ex, Picasso.
La Parigi, dunque, degli intellettuali impegnati politicamente, delle lotte in nome della giustizia, della verità e del bene; che sovente coincide con un credo letterario e poetico, con la fiducia cieca nel potere eversivo della parola, nella sua capacità di riformare il mondo, o almeno di far sì che non tutto passi invano. Queste e molte altre cose nel grande affresco di un periodo e dei personaggi che lo animano. Franck non è del resto nuovo a tal genere di lavori di ampio respiro: già ci aveva dilettato col suo Montmartre & Montparnasse. La favolosa Parigi d’inizio secolo (Garzanti, 2004), egualmente frutto del suo profondo e documentatissimo amore per la Città delle Città.
Scrittori, pittori, fotografi, di varie nazionalità e ambienti, si incontrano (di passaggio o per loro più stabile dimora) nei caffè e nelle dimore parigine, la Brasserie Lipp in Saint-Germain, gli stambugi da bohémiens o gli appartamenti lussuosi, case che divengono veri propri foyers delle muse, come quella di André Gide in rue Vaneau («Il Vaneau» come lo chiamano gli amici), con vista sulla Tour Eiffel e la cupola d’oro degli Invalidi; o la rue du Château, nel quartiere di Montparnasse, «antro dei surrealisti»; o i corridoi di casa Gallimard, dove s’incrocia tutta l’intellighenzia europea, si stringono solide amicizie, s’intrecciano amori.
Il libro si configura anche come una mappa della Parigi letteraria, la geografia di una generazione multiforme e geniale. La narrazione segue da presso alcuni personaggi principali, ai quali si affiancano i comprimari, chi ne segue il cammino per un tempo; o si accende a tratti di luci tanto intense quanto fugaci, creature che paiono fragilissime eppure lasciano una traccia indelebile in chi li ha conosciuti: René Crevel, il poeta del gruppo surrealista condannato dalla tubercolosi, che semplicemente, un giorno, dimentica di accendere la fiamma sotto il becco del gas aperto; o la giovanissima Gerda Taro, la compagna di Capa, indomita fotografa di guerra, una biondina dal fisico esile e nervoso, sempre in prima linea nella Spagna devastata dalla guerra civile, che corre tra le trincee, gli ospedali da campo, s’inerpica sui carri carichi di soldati moribondi: una volta di troppo.
Perché Franck ama seguire la sua storia anche per via femminile, attraverso le molte donne per le quali scrittori e poeti sembra abbiano perduto la testa, non di rado le stesse per alcuni di essi: compagne e ninfe egerie, donne fatali o caste compagne di un’intera esistenza, come Elisabeth Van Rysselberghe, la «piccola Signora» di Gide. Ma c’è anche la famosa Nadjia, solitaria sibilla metropolitana che i surrealisti avevano preso a simbolo vivente dei loro procedimenti poetici, perfetta incarnazione di quel «genio libero» il cui avvento tanto auspicavano: Nadjia che legge nei segni, che piange leggendo Jarry, che recita versi in trance. E ancora Elsa Triolet, russa amica di Majakovskij e «miglior viatico» per l’innamorato Louis Aragon nella Russia comunista; e la Colette Peignot di Georges Bataille; la Consuelo di Saint-Ex, che ne ottiene il primo bacio in volo, minacciando un triplice giro della morte se non gli avesse ceduto; e naturalmente Gala, un intero universo per il suo Dalí.


23.1.13

Gustave Caillebotte






Via di Parigi, tempo di pioggia (1877)

Nasce a Parigi nel 1984, da una ricca famiglia di industriali tessili. Alla morte del padre eredita una fortuna che gli permettà di dedicarsi a tempo pieno alla pittura. Parteciperà alle mostre degli impressionisti ed in seguito ne finanzierà la terza esposizione. L'artista che non è stato mai compreso dai suoi contemporanei. Quest'opera è stata la grande attrazione della terza mostra sull'Impressionismo nel 1877. E' un'opera dominata soprattutto dalle incombenze geometriche dei nuovi palazzi e scandita dall'alternarsi dei triangoli (le porzioni di cielo, gli spicchi degli ombrelli) e dei rettangoli (le finestre o le mattonelle della strada). Il lampione che divide la scena in due: a sinistra lo sguardo si perde in lontananza, mentre a destra le figure si proiettano in avanti. L'attenzione della coppia è attratta da qualcosa al di fuori del campo visivo del quadro. I due personaggi, però, non si accorgono della figura che sta arrivando di fronte a loro e lo scontro tra gli ombrelli, appare inevitabile.