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26.2.15

Cesare Pavese



"E’ una gioia vedere tanti rami
verdissimi nel vento e tanti fiori
prepotenti, sboccianti, è una gran gioia
perché nel sangue pure è primavera."


Cesare Pavese, 17 aprile 1929 














3.2.13

Pierre Bonnard



"Femme à la voilette" by Bonnard
Femme à la voilette (Mme Lucienne Dupuy de Frenelle) 1917



Pierre Bonnard nasce il 3 ottobre 1867 a Fontenay-aux-Roses, figlio di un funzionario ministeriale. Dopo il diploma in legge decide di dedicarsi alla pittura: a Parigi, nel 1888 segue i corsi dell’Accademia Julian e dell’Ecole des Beaux-Arts.È in questo periodo che conosce artisti come Paul Sérisier, Maurice Denis, Paul Ranson, Edouard Vuillard, e Ker-Xavier Roussel, con i quali forma il gruppo dei Nabis (dall’ebraico nabiim, che significa profeti, ispirati) e con i quali esporrà al Salon des Indépendants a partire dal 1891.
Il gruppo degli artisti Nabis nasce ufficialmente nell’ottobre del 1888, quando Paul Sérusier mostra loro un piccolo olio, un paesaggio dipinto a Pont-Aven sul coperchio di una scatola di sigari (conservato oggi al Museé d'Orsay di Parigi), eseguito secondo i consigli di Paul Gauguin: viene considerato il “talismano” e diventa il simbolo del gruppo. Al pari degli altri artisti Nabis, Bonnard, che all'interno del gruppo conservò il titolo di Nabi japonard, trae costante ispirazione dalle scienze occulte e dalla magia: le ricerche esoteriche lo allontanano progressivamente dal realismo e dal naturalismo impressionista e lo avvicinano ad una pittura simbolista, destando l’ammirazione del poeta Guillaume Apollinaire.
I suoi modelli stilistici sono le opere del periodo bretone di Paul Gauguin e le stampe giapponesi, da cui assimila il tentativo di deformare la realtà enfatizzando gli elementi suggestivi e carichi di significati simbolici; la sua reazione all’impressionismo si basa su una pittura più meditata ma con un uso più incisivo del colore. Un volta terminato il servizio militare, riprende la sua attività parigina a Monmartre, in un atelier condiviso con Denis e Vuillard, esponendo per gli Indépendants, centrando il successo con il cartellone pubblicitario per France-Champagne,  ed eseguendo bozzetti di costumi, decorazioni.

Negli ultimi anni del diciannovesimo secolo, Bonnard si dedica anche alle arti applicate: le scenografie teatrali, le litografie e le illustrazioni del periodo sono caratterizzate da figure con ritmi sinuosi che si rifanno ai modelli giapponesi, all'art nouveau e alla traduzione dei nuovi lirismi di Mallarmé e Verlaine; il suo stile suscita ammirazione e colpisce molto Henri de Toulouse-Lautrec, che vi trova motivi di ispirazione per i suoi manifesti.
Appartengono alla fine del secolo una maggiore attenzione alla manifestazione degli affetti intimi dei personaggi, come nella Madre e figlio, le visioni di squarci parigini impreziosite da presenze umane vitali, come nel Les grands boulevards, i ritratti femminili come l' Alexandre Natanson che rivelano una immediatezza e leggerezza di pennellata, una geniale intuizione per i soggetti scelti e una capacità di costruzione narrativa autonoma e personale.
Dal 1900 in poi Bonnard continua a esporre con crescente successo e compie numerosi viaggi alla ricerca di nuovi soggetti.

 
Madame Misia Godebska Natanson 1895


In questo periodo l’artista attraversa un nuovo ripensamento dell'Impressionismo: alla presa diretta della realtà si affianca un’atmosfera di malinconica lontananza.
Si intensifica il suo interesse per le ambientazioni intimistiche, per le scene di toilette, per i nudi femminili assieme agli altri temi centrali della sua arte che continuano ad essere paesaggi, nature morte, ma che ora si fanno più gioiosi e al contempo strazianti. I suoi lavori si caratterizzano, in questo periodo, di preminenti rapporti di luce fra figure e oggetti, di colori estremamente variegati attorno al madreperla.

Misia Sert and Valloton at Villeneuve 1899
 
Nella fase di fusione tra tracce di luminescenza impressionistica e temi elaborati e studiati emerge la chiave di lettura e di riuscita delle sue opere, ossia la simbiosi tra narrazione figurativa e ritmo vitale.
Dopo la guerra soggiorna abitualmente in Costa Azzurra. Muore a Le Cannet, nelle Alpi Marittime, il 23 gennaio 1947 3 mesi e 20 giorni dopo aver tagliato il traguardo dei 79 anni.