11.2.13

Tranquillo Cremona



l'edera



Tranquillo Cremona, fratello del matematico Luigi Cremona, compie gli studi  superiori al liceo classico Ugo Foscolo di Pavia. Fu l'iniziatore della scapigliatura in pittura, pur partendo da modi alla Hayez ma con maggior gusto cromatico di ascendenza veneta (a Venezia il giovane pittore soggiornò tra il 1852 ed il 1859, frequentandovi l'accademia). Successivamente il linguaggio dell'artista si rivolse alla ricerca di effetti vaporosi e morbidi, ottenuti con il prevalere dello sfumato sul contorno, in obbedienza alla teoria dell'indefinita suggestione musicale a cui tendono tutte le arti, di cui Giuseppe Rovani si era fatto sostenitore nel libro 'Le tre arti' (1874). A tali risultati Cremona pervenne a partire dal 1870, quando presentò 'I cugini', frutto delle ricerche e degli studi del periodo precedente (temi forse ispirati a esperienze biografiche dell'amico Carlo Dossi). Si tratta di opere che non potevano non sorprendere e non scandalizzare nell'ambiente milanese, dominato dal compassato verismo di Giuseppe Bertini di cui fu anche allievo.
È significativa la recensione, nella 'Strenna ricordo dell'Esposizione Nazionale di Milano' del 1872, di Yorick (pseudonimo di Pietro Ferrigni) il quale accostò per primo Cremona al contemporaneo Daniele Ranzoni. In realtà, Cremona dimostrava la sua insofferenza per il clima dominante proprio attraverso la ricerca del simbolismo. Quanto alla natura sfatta delle sue immagini, la cui riconoscibilità non è sempre certa, essa dipende dallo sforzo di fondere le figure con l'ambiente, su una linea che sarà ripresa da Medardo Rosso e che sfocerà nelle proposte, altrimenti impostate, di Umberto Boccioni..../....
Tranquillo Cremona morì la mattina del 10 giugno 1878 a Milano, a soli 41 anni. La causa della morte fu avvelenamento da contatto con coloranti tossici: per comodità di confronto egli infatti si sporcava le mani di colore ma il piombo delle biacche, infiltrandosi nel sangue, finì per causargli la paralisi degli intestini. Aveva da poco finito di dipingere la sua opera più famosa, "Edera". Roberto Sacchetti in suo onore scrisse il necrologio "In morte del Tranquillo Cremona".

 "Studiano gli scienziati il modo d'immagazzinare il sole. Io dico loro: guardate i quadri di Tranquillo Cremona"   Carlo Dossi

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  High life




Attrazione


 e ancora qualche particolare...:
Nell'anno 1876 riceve un'eredità di  200000 lire per la morte del fratello, ma, disinteressandosi al denaro, decide di devolvere la somma nella creazione di un busto in onore del defunto. Chi lo conobbe disse che lavorava dipingendo più quadri contemporaneamente con grossi pennelli attaccati a lunghi bastoni intingendo il colore da un'enorme tavolozza. Non eseguiva mai disegni preparatori, al massimo tracciava appunti, ma rifaceva più volte ogni dipinto, sovrapponendo colori a colori. La pittura era per lui la rivelazione di un mistero passionale fatto di tenerezza, gioia visiva pura e sincera, quasi indipendente da ciò che c'era intorno. Lui stesso affermava: "l'artista è un uomo come gli altri, ma con una cosa in più: il vivere a modo suo, come natura gli detta". La sua personalità rispecchiò a pieno questa sua definizione di artista. Una curiosa insegna era appesa sulla porta della sua abitazione: "Prego gli amici di lasciarmi Tranquillo".