.." Molte persone vivono nel timore che possano subire qualche esperienza traumatica. I freaks sono nati con il loro trauma. Hanno già superato il loro test, nella vita. Sono degli aristocratici.."
La gioventù 1923 1945
Diane
Nemerov nasce il 14 marzo 1923 in seno ad una ricca famiglia Ebrea di
New York. La famiglia è proprietaria della catena di grandi magazzini
Russek's. Il padre è David Nemerov e la madre Gertrude Russek. È la
seconda di tre figli, il fratello maggiore, Howard Nemerov,
più grande di Diane di tre anni, diventerà uno dei maggiori poeti
americani. La sorella minore, Renée una scultrice. Anche il padre David,
dopo essersi ritirato dagli affari farà il pittore, con un discreto
successo commerciale. Dal 1930 Diane frequenta la “Ethical culture
school” a New York, e negli anni successivi la Fieldston School. A soli
14 anni conosce Allan Arbus, di cinque anni più anziano, all'epoca
commesso da Russek's, e se ne innamora. Il rapporto non è ben visto
dalla famiglia di Diane, ma lei lo sposerà appena compiuti i 18 anni, il
10 aprile del 1941. Tuttavia i Nemerov rimangono in buoni rapporti con
la figlia. Il primo lavoro dei giovani sposi è un servizio fotografico
pubblicitario per la catena del padre, i Grandi magazzini Russek's.
Diane è considerata una ragazza molto dotata, ed è incoraggiata a
prendere lezioni private di disegno. Ma pur di sposare Allan non esita a
rifiutarsi di andare all'università. Durante la seconda guerra
mondiale Allan fa il servizio militare lavorando come fotografo per
l'esercito. Alla fine del 1944 Allan è in Birmania, il 3 aprile del
1945 nasce la figlia Doon Arbus. In quel periodo Diane è tornata a stare in casa dai suoi genitori
Diane e Allan Arbus, fotografi 1945 -59
Alla fine della seconda guerra mondiale
militare Allan e Diane decidono di fare i fotografi, visto che nel '41
si erano già occupati brevemente di moda e Allan aveva accumulato una
notevole esperienza come fotografo nell'esercito. All'inizio sembra che
Diane si limiti a fare da assistente ad Allan, lo studio comunque si
chiama “Diane & Allan Arbus”. La Arbus studierà fotografia
brevemente con Berenice Abbott nel 1947, poi con Brodovitch, nel 1955.
Infine con Lisette Model,
con cui studia nel 1956 e nel '57. In una intervista a Newsweek Diane
racconta così la sua amicizia con la Model: “Finché non studiai con
Lisette sognavo di far fotografie, ma non le facevo davvero. Lisette mi
disse che dovevo divertirmi nel farlo...”. Le esperienze con Alexey
Brodovitch, Art Direcor di Harper's Bazaar,
alla New School for social research, [2] e con Berenice Abbott le sono
state utili, ma i migliori risultati sono sicuramente dovuti
all'insegnamento della Model. È proprio grazie all'esperienza con
Lisette che Diane supera la sua timidezza e trova il coraggio di
fotografare i soggetti che desidera. Il primo servizio pubblicato dalla
coppia è del 1947, su Glamour. È un servizio sui pullover. Con Glamour
lavoreranno spesso negli anni successivi, ma anche con le riviste
“Seventeen” e “Vogue” Nel 1951 Diane e Allan lasciano per un anno il
lavoro sulla moda per un viaggio in Europa. Il 16 aprile del 1954 nasce
la seconda figlia Amy Arbus.
Diane per il parto rifiuta l'anestesia, e si dice che abbia descritto
la cosa come una delle migliori esperienze della sua vita. In questi
anni Diane conosce un giovane fotografo, allora ai primi passi, un certo
Stanley Kubrick.
Nel 1955 una foto di Diane e Allan, un padre che legge il giornale al
figlio, sdraiato sul letto, è esposta nella monumentale mostra di
Edward Steichen
“The Family of man” (La famiglia dell'uomo). Diane collaborerà con il
marito Allan solamente fino al 1956, anche se ancora per qualche anno
appariranno fotografie che continuano a riportare i crediti di entrambi.
Ancora alla fine degli anni '50 Diane lavora con una nikon 35mm.
“Dapprincipio mi piaceva la grana. Ero affascinata dal suo effetto
nella stampa, perché tutti quei piccoli punti formavano un arazzo e ogni
dettaglio andava letto attraverso di essi. La pelle era come l'acqua e
il cielo, si aveva più a che fare con la luce e l'ombra che con carne e
sangue” dirà in una intervista anni dopo (Aperture 1972, trascrizione
di una lezione del 1971. Nel 1957 il padre di
Diane, David Nemerov, lascia la presidenza dell'azienda di famiglia e
da pensionato si dedica con un discreto successo commerciale alla
pittura. Nel '58 in una mostra vende quarantadue quadri a olio. Diane e
Allan conoscono anche Robert Frank
e la moglie Mary, nel 1958, nel pieno delle riprese di “Pull my
daisy”; Allan, che ha sempre desiderato di fare l'attore, ha una
piccola parte nel film. Nel periodo fra il '57 e il '60 Diane scopre
l'Hubert's museum, un “baraccone” situato all'angolo fra la 42^ e
Broadway, dove si esibiscono una serie di bizzarre figure che la Arbus
fotograferà più volte negli anni. Più o meno in questo periodo il
matrimonio di Diane e Allan va in crisi. I due si separano nel 1959, ma
informano la famiglia di lei solo tre anni dopo. Divorziano dieci anni
dopo, nel 1969.
Dopo la separazione dal marito Allan, 1959-65
Diane
conosce Emile De Antonio, distributore del film di Robert Frank “Pull
my daisy”. Emile, detto “De” fa vedere alla Arbus “Freaks”, il film del 1932 di Tod Browning,
già divenuto un cult movie. Visti i soggetti della Arbus è sicuramente
uno dei film che maggiormente si avvicina alla sua estetica. Si dice
che lo abbia visto e rivisto molteplici volte. [1] Un altro luogo in
cui ritroviamo spesso Diane Arbus a fare fotografie è il Club '82,
situato nella lower manhattan e frequentato da una serie di figure
molto particolari. Fra i primi soggetti fotografati dalla Arbus in
questi anni si contano “Miss Stormé de Larverie, la donna che si veste
da uomo” “Moondog”, un gigante cieco con una grande barba e corna da
vichingo che passa otto ore al giorno fra la 50 ma ovest e la Six
Avenue. Va notato che la Arbus non si limita a fotografare di sfuggita
questi personaggi, ma instaura con loro un vero rapporto di amicizia,
talvolta anche profondo. Molti di loro vengono fotografati più volte
nel corso degli anni, come accade al nano messicano “Cha cha cha” nome
d'arte di Lauro Morales. Una delle foto più famose della Arbus. Le
prime foto del nano sono del 1960, ed è ancora la nikon 35 mm la
macchina usata; fino a quella divenuta famosa del 1970 fatta con la
Mamiya, una macchina medio formato. Anche molti dei protagonisti
dell'Hubert's Museum, il baraccone delle meraviglie nella 42ma strada,
sono ritratti spesso dalla Arbus. Anche se inizialmente viene vista con
sospetto dai soggetti, non certo persone facili da avvicinare, riesce
infatti sempre ad instaurare con le persone fotografate un rapporto di
intimità, e ad essere accettata da loro.
Diane
ricerca qualcuno che pubblichi i suoi lavori, ma non è facile, visti i
soggetti. La sua prima pubblicazione è “The Vertical Journey”, sei
foto pubblicate nel 1960 sulla rivista Esquire. A questo segue nel 1961 “The full circle” su Harper's Bazaar.
[4] I suoi soggetti sono una scelta così inconsueta che viene
pubblicata solo grazie all'insistenza di Marvin Israel, suo caro amico
(e suo mante, secondo la biografia della Bosworth [1]) che all'epoca è
appena diventato art director per la rivista. Pare che Nancy White,
redattore capo di Harper's Bazaar fosse contraria alla pubblicazione.
[1] In effetti il risultato immediato fu qualche disdetta
dell'abbonamento alla rivista. Va notato come entrambi i titoli sono
anche raffinate citazioni di letteratura. “The vertical journey” del
viaggio di “Alice nel paese delle meraviglie” e “The full circle” di
Shakespeare (Il cerchio completo. Chi è colui che mi può dir chi sono?)
[1] Il 1962 è l'anno del passaggio alla Rolley, non senza qualche
difficoltà iniziale. La Arbus sviluppa anche un nuovo filone di
interesse, quello per i nudisti. Sempre nel '62 “Show” pubblica le foto
di Mae West
della Arbus, che sembra però non siano piaciute molto alla diva. Le
difficoltà con i soggetti ritratti per i lavori su commissione, che non
gradiscono affatto il modo con cui la Arbus li ritrae, saranno una
delle costanti del suo lavoro. Nel 1963 Diane Arbus vince la sua prima
borsa di studio della Guggenheim. In questi anni frequenta il famoso
fotografo di moda Richard Avedon.
Fra il '64 e il '65 Diane Arbus è spesso in giro per New York a fare
fotografie, Il MOMA e le borse di studio del Guggenheim 1965-69 Nel 1965
il MOMA presenta tre fotografie della Arbus in una mostra dal titolo
“Acquisizioni recenti”. L'anno prima le aveva acquistato sei immagini
(più una in regalo). La reazione del pubblico non è di indifferenza.
Ogni giorno le fotografie dovevano essere pulite dagli sputi dei
visitatori [1]. Nel 1965 Diane tiene un corso di fotografia alla Parson
school of design. Invece di far studiare l'arte sui libri la Arbus
porta gli studenti a vedere le opere nei musei. Nel '66 Diane è in
Giamaica, fotografa per il New York Times delle foto di moda per
bambini. ../..
Nel 1967 il MOMA espone trenta sue foto nella mostra “New Documents” insieme a foto di Gerry Winograd e Lee Friedlander. La mostra è un grande successo, nonostante le polemiche che la accompagnano. L'etichetta di “fotografa di mostri” che le viene cucita addosso non piace a Diane. Secondo la Bosworth [1] Diane ha sempre sofferto di crisi depressive. Ma a causa di un'epatite contratta nel 68, causata forse dall'abuso di farmaci, smette di prendere gli antidepressivi. Nell'aprile del '69 è a Londra, fotografa per le riviste Nova e il Sunday Times. Su Nova escono le sue foto di sosia di personaggi famosi. Sono gli anni in cui Diane si vede spesso alle manifestazioni pro e contro la guerra in Vietnam. Alla fine del'69 la Arbus si trasferisce al Wesbeth, un condominio di New York che per statuto accetta solo artisti.
Un corso per una Pentax – 1970 71
Nel
1970 prova la Pentax di un suo amico fotografo, Hiro. Ne rimane
entusiasta, le proporzioni sono circa le stesse delle lastre 8x10 dei
banchi ottici usati nelle foto di moda. Inoltre la visione attraverso il
mirino le ricorda quella di “una grande 35mm”. Per poterla acquistare
organizza un corso di fotografia a cui partecipano 28 allievi, fra cui
troviamo anche Eva Rubinstein, figlia del grande compositore Arthur Rubinstein destinata a diventare anche lei una grande fotografa. La Arbus è ormai un mito fra i giovani fotografi [1] . Nel 1970 Art Forum
pubblica le sue foto. È molto insolito per un mensile che di solito si
occupa di arte astratta. Nel 1970 Diane inizia a fotografare dei
disabili in un istituto. Come suo solito non si tratta di una sola
sessione fotografica, ma vi tornerà diverse volte. È la serie che
diventerà nota dopo la sua morte con il titolo di “Untitled”. La Arbus
confiderà a Lisette Model di aver cambiato idea sui risultati ottenuti.
Dice la model: “Inizialmente ne era molto contenta ma ora le sembrava
di avere perso il controllo della situazione”. Fra gli ultimi soggetti
della Arbus vi sono però anche le prostitute e i clienti di alcuni
bordelli sadomaso. Di questi lavori sono noti solo pochi scatti. Ormai
la depressione di cui ha sempre sofferto si è fatta più grave. Pare aver
perso l'interesse nella fotografia. Anche il crescente carico di
responsabilità connesso al successo sembra contribuire a schiacciarla.
Il 26 luglio 1971 si suicida ingerendo una forte dose di barbiturici e
tagliandosi i polsi nella vasca da bagno. La troveranno un paio di
giorni dopo, con il corpo già in avanzato stato di decomposizione.
Dopo la sua morte
Nel
1972 inizia la consacrazione di Diane Arbus. Prima la Monografia della
Aperture e poi l'esposizione delle sue foto alla Biennale di Venezia,
una partecipazione decisa dalla Arbus poco prima della sua morte, la
proiettano direttamente nell'olimpo dei grandi. Fra le grandi mostre
della Arbus dopo la Sua morte ricordiamo solo “Diane Arbus Revelations”
del 2004, che per la prima volta rende disponibile al pubblico una
grande quantità di documenti biografici e molte foto precedentemente
mai pubblicate.
Fotografie famose
Le
fotografie per cui la Arbus è oggi maggiormente conosciuta sono le sue
fotografie che ritraggono fenomeni da baraccone, come travestiti, nani, giganti e prostitute,
così come normali cittadini in pose e atteggiamenti che trasmettono la
sgradevole sensazione che qualcosa è seriamente sbagliato. Il suo
approccio voyeuristico, tuttavia, non sminuiva i suoi soggetti, come
avrebbe potuto avvenire facilmente. Nella maggior parte dei suoi
ritratti i soggetti si trovano nel proprio ambiente, apparentemente a
proprio agio; invece, è lo spettatore che è messo a disagio
dall'accettazione del soggetto del proprio essere "freak". Negli anni
sessanta ricevette due borse di studio
dalla Fondazione Guggnheim e insegnò fotografia in diverse scuole a New
York e Amherst negli ultimi anni della propria vita. In seguito a
sempre più frequenti crisi depressive, si tolse la vita il 26 luglio
1971.
La
Arbus prediligeva le macchine fotografiche reflex medio formato che
davano foto quadrate. Molte sue fotografie sono apparse su riviste come
Harper's Bazaar, Esquire e The Sunday Times. Ha studiato per molto tempo con l'amico Richard Avedon.
Nel 2006 Nicole Kidman ha interpretato la fotografa nel film Fur - un ritratto immaginario di Diane Arbus diretto da Steven Shainberg.
La storia (inventata) si propone di mostrare come Diane abbia potuto
apprezzare il mondo della diversità entrando gradualmente nel mondo dei
freaks.
- Child with Toy Hand Grenade in Central Park, New York, (1962) - Un ragazzino magrissimo con le braccia lungo il corpo ma irrigidite. Nella mano destra regge una granata giocattolo, mentre la sinistra imita un artiglio. Il volto potrebbe essere descritto come maniacale. La Arbus catturò questa espressione facendo stare fermo il ragazzino, mentre lei continuava a muoverglisi attorno sostenendo che stava cercando l'angolo giusto. Dopo poco il ragazzo divenne impaziente e le disse di spicciarsi a fotografare, creando l'espressione che potrebbe sembrar comunicare che il ragazzo ha in mente la violenza, mentre stringe saldamente in mano la granata giocattolo;tutto sommato era un comune ragazzo intenzionato a giocare con la camera della Arbus
- Identical Twins (1967) - Una foto di due giovani sorelle gemelle, una a fianco all'altra, vestite in velluto. Una leggermente sorridente e l'altra leggermente imbronciata sono la caratteristica bipolare della fotografa stessa.
- Jewish Giant at Home with His Parents in The Bronx, NY, (1970) - Una foto di Eddie Carmel, il "Gigante Ebreo", ritratto nel suo appartamento assieme ai genitori molto più bassi di lui. Alcuni interpretano come la foto mostri che il corpo inusuale di quest'uomo non gli abbia impedito di avere una vita familiare normale e felice. Altri vedono una certa rigidità nella postura dei genitori e trovano che mostri un distacco tra Eddie e la sua famiglia, forse un'indicazione di disappunto o di tristezza per il suo strano aspetto e per la sua vita prevedibilmente breve; altri vedono nell'espressione della signora Carmel che guarda suo figlio la sorpresa, come se lo avesse incontrato per la prima volta.
Giudizi Critici
“She
come to them” È proprio questo che segna maggiormente lo stile della
Arbus “She come to them”, Lei andava da loro, e quando qualcosa nella
scena non andava bene non era la scena ad essere modificata, ma la
fotografa ad adattarsi.
Diane
Arbus inizia a fotografare a partire dagli anni '40, utilizzando una
nikon 35 mm, ma solo grazie all'incoraggiamento della fotografa Lisette
Model supera la sua timidezza e inizia (nel 1957) a fotografare i
soggetti che davvero la interessano. Possiamo idealmente far iniziare
il lavoro personale di Diane Arbus già nel 1956, anno in cui inizia a
numerare i suoi provini a contatto a partire dal nr.1 [2]. Provinerà e
numererà più di settemila e cinquecento rotolini fino al 1971, anno del
suicidio. Fino al 1962 userà quasi esclusivamente il 35 mm (una Nikon)
che abbandonerà in modo definitivo nel '63 in favore del medio formato
6x6 cm, una Rolleyflex Biottica, usata saltuariamente nei primi anni,
[2] e poi con una Mamiya C33, sempre biottica ma dotata di un comodo
flash elettronico. Le foto fatte con il flash di schiarita diventeranno
un suo “marchio di fabbrica” e saranno imitate da numerosi fotografi
negli anni successivi. Dal 1970 utilizza anche una Pentax 6x7.
È
utile dividere il lavoro della Arbus in tre filoni principali, quello
delle fotografie di personaggi eccentrici e di “freaks”, con i quali
instaura sempre un rapporto di complicità e di amicizia, talvolta forse
perfino di profonda intimità, anche sessuale [1]. Quello più o meno su
commissione delle varie riviste di ritratti di personaggi, famosi o
meno, e infine quello delle foto prese al volo per strada. Marvin Israel
a proposito di questi ultimi racconta “Ci sono centinaia di provini
dove la stessa faccia non compare più di una volta e sono tutti primi
piani”. In queste fotografie la Arbus concentra il meglio
dell'eccentricità della sua visione particolare, mostrando i soggetti
ritratti senza la minima ricerca dell'abbellimento estetico, anzi
andandone consapevolmente a cercare l'estremo opposto, fino ad arrivare
alla provocazione consapevole, come accade in una delle sue foto più
famose “Child with a toy hand grenade in central park” (bambino con una
bomba giocattolo) del 1962, nell'arco di tempo “non proprio breve” [3]
che ci mostra il provino a contatto si vede che l'espressione di stizza
del bambino è indotta, negli scatti prima e dopo l'espressione del
soggetto è rilassata, mentre in quello decisivo la contrazione del volto
in una smorfia è ottenuta dalla Arbus ritardando il momento dello
scatto, il bimbo si arrabbia, vuole essere fotografato. Il provino svela
il meccanismo che la forza dello scatto isolato ci nasconde. La magia
della grande fotografa fa il resto.
L'intimità
della Arbus con i suoi soggetti ci è segnalata in molti modi; dal nano
Cha cha cha fino a Marcello Mastroianni la galleria dei personaggi
stesi su un letto è interminabile. Se non basta c'è un provino a
contatto che va oltre. Sono dodici foto di una coppia, lei bianca e lui
di colore. Lei è nuda e si fa coccolare dal marito, a torso nudo ma
con i pantaloni. Se si guarda attentamente il provino ci si accorge che
la donna nella foto centrale è diversa. È la Arbus, anche lei
completamente nuda, sdraiata sull'uomo di colore.[2][3]
“Ogni
ritratto non è altro che l'autoritratto dell'autore, il modello è solo
un'occasione, l'accidente” (da “Il ritratto di Dorian Gray, di Oscar
Wilde). Guarda caso è la stessa affermazione che fa August Sander,
il fotografo tedesco che maggiormente è stato accostato alla Arbus per
il modo con cui riprende i suoi soggetti. In effetti si potrebbero
nascondere facilmente alcune foto di Sander fra quelle della Arbus e
nessuno se ne accorgerebbe. Mai in nessuno come nella Arbus ogni
ritratto è principalmente la proiezione delle sue ossessioni. Scegliamo
un'altra foto famosa. “Identical twins”. È la copertina della
monografia della Aperture dedicata alla Arbus. Le gemelline
differiscono solo per l'espressione. Una sorridente, l'altra no. Il
contatto ravvicinato fra loro le fa sembrare due gemelle siamesi. Per
scoprire la vera entità dell'ossessione per il tema perturbante del
doppio bisogna andare indietro nel tempo dal 1967, anno della foto, al
1950, quando la Arbus fotografa la figlia Doon in una doppia
esposizione in cui la ritrae contemporaneamente triste ed allegra.
L'ossessione del doppio segue la Arbus per tutta la sua vita. Le
gemelline “ricompaiono” in Shining, di Kubrick, vecchio amico di Diane.
Non sono, come molti credono, solo un omaggio alla fotografa
scomparsa, ma il modo migliore per rendere il materializzarsi di una
ossessione; il cerchio, ancora una volta, è completo “the full circle”
appunto. Ricordiamo anche che sempre in Shining una delle scene più
agghiaccianti è quella della morta suicida nella vasca da bagno, ormai
parzialmente decomposta, che seduce il protagonista. È esattamente la
condizione in cui ritrovarono la Arbus, nella vasca da bagno, il corpo
ormai cosparso dalle macchie verdastre della decomposizione post
mortem.
Al Cinema
Al Cinema
Un
ritratto immaginario di Diane Arbus è un film del 2006 di Steven
Shainberg, con N. Kidman e Downey J. Ispirato al romanzo di Patricia
Bosworth Diane Arbus: Una biografia, il film è un ritratto immaginario
di Diane Arbus, una delle artiste più importanti del XX secolo che
sfidò le convenzioni sovvertendo il concetto di bello e brutto e
innovando la fotografia. Presentato nella sezione Première della Festa
del Cinema di Roma 2006, è uscito nelle sale italiane il 20 ottobre
2006 Trama La solitaria casalinga Diane Arbus, (Kidman), dalla
finestra del suo immacolato appartamento di New York, viene catturata
dalla vista di uno strano e mascherato individuo giù in strada Si
tratta del nuovo e misterioso vicino di casa, Lionel Sweeney (Downey
Jr.), dallo sguardo penetrante che l'affascina, attraverso una
maschera garzata che nasconde un volto ricoperto da lunga peluria come
tutto il corpo....