27.2.13

Alessandro Baricco









Perchè è così che ti frega la vita.Ti piglia quando hai ancora l’anima addormentata e ti semina dentro un’immagine, o un odore, o un suono che poi non te lo togli più. E quella lì era la felicità. Lo scopri dopo, quand’è troppo tardi. E già sei, per sempre, un esule: a migliaia di chilometri da quell’immagine, da quel suono, da quell’odore. Alla deriva.

Castelli di Rabbia



















26.2.13

Guy de Maupassant







L’avevo amata alla follia. Perché amiamo? Non è strano che per qualcuno esista al mondo un solo altro essere, un solo pensiero, un solo desiderio? E che sulla sua bocca ci sia un nome solo: un nome che viene di continuo alle labbra, un nome che ne prorompe come l’acqua da una sorgente, che sale dalle profondità dell’anima e vien detto, ripetuto, mormorato ininterrottamente, dovunque, come una preghiera?
Non racconterò qui la nostra storia. L’amore ne ha una solamente, sempre la stessa. L’avevo conosciuta e me n’ero innamorato, tutto qui. E avevo vissuto un anno nella sua tenerezza, tra le sue braccia, nelle sue carezze, nel suo sguardo, nelle sue vesti, nelle sue parole, avviluppato, legato, incatenato in tutto quanto veniva da lei, così completamente che non sapevo più se fosse giorno o notte, se ero vivo o morto, se ero sulla terra o altrove.
La morta




lei è un particolare de "Il cappello" G. Boldini

25.2.13

Camille Pissarro








Anna Karenina - Lev Tolstoj







Vronsky: "Ballate con me".
Anna: "Non sono abituata a lasciarmi apostrofare così da un uomo incontrato una volta alla stazione".
Vronsky: "Non ne dubito, ma se non ballerò con voi lascerò quest'operetta e me ne andrò a casa subito". 
Anna: "Allora, per amore di Kitty…"     









Wislawa Szymborska



Per motivi non chiari
in circostanze ignote
l'Essere ideale smise di bastarsi.






22.2.13

Sylvia Plath











Viverla come dono e disinganno come premio e martirio possessione ed estasi viverla come illusione e vacanza come condanna e tormento malattia e preghiera semplicemente viverla se non fosse che è lei a rubarti la vita. 


la poesia 



Eleanor Fortescue Brickdale









The Pale Complexion Of True Love - 1899

21.2.13

Alda Merini





Mi sono innamorata
delle mie stesse ali d’angelo,
delle mie nari che succhiano la notte,
mi sono innamorata di me
e dei miei tormenti.
Un erpice che scava dentro le cose
o forse fatta donzella
ho perso le mie sembianze.
Come sei nudo, amore,
nudo e senza difesa.
io sono la vera cetra
che ti colpisce nel petto
e ti dà larga resa.







20.2.13

pubblicità vintage






Banana Yoshimoto







- ”Avevi talento”
- ”E per cosa?”
- “Per vivere. Tu conoscevi la tecnica. Ci vuole un talento speciale, sai per aver la voglia di fare le cose, di andare avanti. Specializzarsi in qualcosa, stufarsi e lasciar perdere: ci vuole un vero talento per fare questo percorso fino in fondo. La maggior parte delle persone non ce l’ha e gira intorno alla stessa cosa per tutta la vita. Ma ti ricordi com’eri? Eri incredibile. Mi facevi paura, e sai che anch’io mica scherzo. A volte pensavo che fossi posseduta, non ho mai conosciuto una persona così, insaziabile. E dire che di persone ne ho viste tante, ma non ho mai trovato in nessuno la tua intensità, la tua vena di follia… Se c’è una cosa che ho imparato è riconoscere la gente. Tu sei una persona speciale, stare con te è come vedere un film."
 
 Lucertola - 1993



Blaga Dimitrova








Mi avvolgano ali senza racchiudermi. Il mio spirito aperto, non in me ripiegata.
Non dietro a una spalla, al sicuro protetta, ma fianco a fianco contro il vento in bufera.








Eugène Galien-Laloue





 Porte sur les grans boulevards





19.2.13

Jeanne Hèbuterne




Jeanne Hebuterne.jpg
Nasce a Parigi il 6 aprile del 1898 in una tipica famiglia cattolica piccolo-borghese: il padre, Achille, è capo contabile dei grandi magazzini Bon Marché, mentre la mamma Eudoxie è una brava e umile donna di casa. Completa la famiglia il fratello maggiore, André, anche lui pittore.
Adolescente, Jeanne decide di iscriversi all’Accademie Colarossi, frequentando la quale diventerà parte integrante del variegato mondo degli artisti di Montparnasse, che la soprannominano Noix de coco, noce di cocco, a causa del forte contrasto fra le lunghe trecce castane ed il “pallore che non dava nemmeno l’idea della carne”, come la descrive Lipchtz. Quando incontra Amedeo capisce di aver trovato l’amore della sua vita, ma un giovane artista squattrinato, ebreo, alcolista e malato di TBC non era propriamente l’uomo che i buoni coniugi Hébuterne avrebbero voluto per la propria bambina e quindi faranno di tutto per ostacolare l’unione. Fin quando la situazione familiare inizia a farsi davvero insopportabile e Jeanne, sfidando coraggiosamente i pregiudizi sociali, decide di andare a convivere con il suo uomo in una decadente abitazione in rue de la Grand Chaumière, un luogo che era così fatiscente da poter vedere il sole filtrare attraverso le crepe sulle pareti.
Le cose cambiano all’inizio del 1918: Jeanne scopre di essere incinta e dietro le insistenze di Zborowski, Modigliani e la sua compagna si recano in Costa Azzurra nella speranza di un miglioramento della salute del pittore e di lasciarsi alle spalle i continui bombardamenti della capitale. La permanenza prima a Nizza e poi a Cagnes-sur-Mer ha però i suoi svantaggi, infatti Eudoxie Hébuterne segue la figlia, con la quale alloggia in una differente abitazione rispetto ad Amedeo.
Il 29 novembre dello stesso anno, alla Maternité di Nizza Jeanne dà alla luce una bambina, cui sarà dato lo stesso nome della mamma.
Il 31 maggio 1919 il pittore è di nuovo a Parigi, dove un mese dopo Jeanne, nuovamente incinta, lo raggiunge con la piccola.
Ma le condizioni fisiche del pittore sono oramai allo stremo: alla forma tubercolare si aggiungono ripetuti attacchi di delirium tremens e infine una nefrite. Il 24 gennaio 1920 Modigliani muore all?Hôpital de la Charité. All?alba del giorno dopo, Jeanne, ormai prossima al parto, si toglie la vita gettandosi dal quinto piano della casa dei genitori.
I coniugi Hébuterne si rifiutano di farla seppellire vicino ad Amedeo perché ancora convinti dell’inadeguatezza di quell’unione. Mentre il funerale di Modigliani si svolge alle due di pomeriggio del 27 gennaio, con una grande folla che segue il trasporto della salma dall’ospedale fino al cimitero Pére Lachaise, Jeanne sarà portata alle otto di mattina del giorno dopo al cimitero di Bagneux, nella maggiore discrezione possibile.
Grazie alle insistenze del fratello di Amedeo, Giuseppe Emanuele che, rifugiatosi a Parigi nel ‘24 per sfuggire alle persecuzioni fasciste seguite all’omicidio di Matteotti, parlò coi coniugi Hébuterne, Jeanne riposa finalmente nel cimitero Pére Lachaise accanto all’uomo a cui ha donato la sua vita.
La piccola Jeanne Modigliani dopo la tragica fine dei genitori sarà adottata dalla zia paterna Margherita, crescendo in Italia.


In uno degli ultimi e più toccanti dipinti di Modigliani, Jeanne Hèbuterne seduta davanti a un uscio, Jeanne è ritratta incinta per la seconda volta, il volto è pallido, il corpo è in vertiginosa torsione, l'espressione è indefinibile, elementi tutti che concorrono ad imprimere al quadro una forte tensione, ancor più evidente anche alla luce dei tragici avvenimenti successivi: quel figlio non avrebbe mai visto la luce!

File:HebuterneModigliani.jpg
ritratta da Modigliani nel 1919

 File:Modibyjeanne.jpg
ritratto di Jeanne Hébuterne : Modì

”Devota compagna fino all’estremo sacrificio”.
Così recita l’epitaffio sulla tomba della pittrice Jeanne Hébuterne.





Harold Knight






Morning Sun  - ca. 1913




John Keats




Fulgida stella
fossi ferro come tu lo sei
ma non in solitario splendore sospeso alto nella notte,
a vegliare, con le palpebre rimosse in eterno,
come paziente di natura, insonne eremita,
le mobili acque al loro dovere sacerdotale
di puro lavacro intorno a rive umane,
oppure guardare la nuova maschera dolcemente caduta
della neve sopra i monti e le pianure.
No - pure sempre fermo, sempre senza mutamento,
vorrei riposare sul guanciale del puro seno del mio amore,
sentirne per sempre la discesa dolce dell’onda e il sollevarsi,
sempre desto in una dolce inquietudine
a udire sempre, sempre il suo respiro attenuato,
e così vivere in eterno - o se no venir meno nella morte .

John Keats –1819





Nasce il 31 ottobre del 1795 nello Swan and Hoop Inn a Moorgate, sobborgo londinese cugino di Thomas e di Frances Jennings, primo di 5 figli: George Keats (28 febbraio 1797 - 24 dicembre 1841), Thomas Keats (18 novembre 1799 - 1º Dicembre 1818), Edward Keats (28 aprile 1801 - 10 ottobre 1802), Frances Keats (3 giugno 1803 - 7 febbraio 1889). Il locale si trova oggi a pochi metri dalla stazione ferroviaria e viene chiamato The John Keats. I primi sette anni di vita furono felici. Il 16 aprile 1804, a soli 8 anni, cominciano le sue sventure con la morte del padre per un trauma cranico, dovuto ad una caduta da cavallo. Sua madre si risposa subito con William Rawlings, ma abbandona velocemente il nuovo marito per trasferirsi con i figli presso sua madre Alice (morta il 19 dicembre 1814) e il padre John (morto l'8 marzo 1805). Lì Keats frequenta la scuola che per la prima volta instilla l'amore per la letteratura. Il 10 marzo 1810 sua madre muore di tubercolosi e lo lascia con i suoi fratelli in custodia alla nonna.
Questa incarica due tutori di prendersi cura dei ragazzi. Questi ritirano Keats dalla scuola e l'avviano all'apprendistato di chirurgia. Nel 1844 a seguito di una lite con il suo maestro, lascia il suo apprendistato e diviene studente presso l'ospedale locale. Durante quell'anno dedica sempre più tempo allo studio della letteratura.../...

18.2.13

Alfred Stevens








dame in rose (particolare)  - 1866



Henri Matisse







Henri Matisse - Les trois soeurs - 1917





Kiki de Montparnasse





Figlia illegittima, ebbe un'infanzia poverissima e venne affidata alla nonna fino all'età di 12 anni, quando raggiunse la madre a Parigi.
Modella, futura pittrice essa stessa, cantante, iniziò a posare nuda da modella a soli 14 anni, incontrando le prevedibili opposizioni della madre. Un giorno sua madre irruppe nell' atelier dove stava posando nuda e le proibì di tornare a casa. Iniziò un periodo di cui si hanno scarse informazioni, caratterizzato da una notevole instabilità abitativa.
Comunque in seguito Kiki divenne, grazie alla sua bellezza e il suocarattere anticonformista, amica degli artisti della Parigi degli anni '20, interpretando tra l'altro alcuni film nel ruolo della donna perduta e posando per dozzine di artisti, inclusi Chaim Soutine,  Tsuguharu Foujita, Francis Picabia, Jean Cocteau, Arno Breker, Alexandre Calder, Per Krohg, Hermine David, Pablo Gargallo, Mayo e Tono Salazar. Moise Kisling dipinse un famoso ritratto di Kiki intitolato Nu assis (nudo seduto). A Fernand Léger fece filmare il suo sorriso enigmatico nel film Ballet mécanique.
Souvenirs, la sua autobiografia scritta nel 1929 con introduzione di Hemingway, fu però proibita negli USA sino al 1996 per il suo linguaggio scabroso e i contenuti marcatamente anti-borghesi.
"Se siete stanchi dei libri scritti dalle signore della letteratura per entrambi i sessi, questo è un libro scritto da una donna che non è mai stata una signora. Per quasi dieci anni è stata a un passo dal diventare quella che oggi sarebbe considerata una Regina, il che, naturalmente, è molto diverso dall'essere una signora" (dall'introduzione di Hemingway del 1929).../...

17.2.13

Claude Monet










dans le prairie - 1876

Isadora Duncan






Isadora Duncan, pseudonimo di Dora Angela Duncan (San Francisco, 28 maggio 1878 - Nizza 14 settembre 1927), è stata una danzatrice statunitense. È considerata una tra le più significative precorritrici della cosiddetta "danza moderna".
Ballerina del Novecento che instaurò, dopo anni di rigide ed essenziali regole della danza classica, la danza libera o moderna. Nata in California da madre irlandese e padre scozzese, trascorse gli anni dell'infanzia tra le note dei brani di musica classica suonati dalla madre, insegnante di pianoforte. Fu educata allo spirito di libertà e indipendenza.
Durante la sua esistenza assai movimentata, trascorsa in gran parte sul suolo europeo, i successi artistici si alternarono a delusioni personali ed episodi luttuosi, tra cui la morte prematura dei due figli, ancora bambini.
Fu una donna emancipata ed ebbe intense relazioni affettive, tra cui quella con il poeta Sergei Esenin, conosciuto durante la permanenza in Russia. Egli morì tragicamente in circostanze oscure tre anni dopo il loro matrimonio.
La Duncan morì tragicamente, strangolata dalla sciarpa che indossava, le cui frange si erano impigliate nei raggi delle ruote della Amilcar GS 1924 sulla quale era appena salita, salutando gli amici con una frase che rimarrà famosa: "Addio, amici, vado verso la gloria!".
Le sue prime esibizioni si svolsero negli Stati Uniti alla fine del' Ottocento, ma non furono molto apprezzate. Nel 1900 danzò a Londra. Fu la prima di una lunga serie di esibizioni nel continente europeo, dove ottenne l'ammirazione di molti artisti e intellettuali dell'epoca.
Ella fu artefice di una radicale rottura nei confronti della danza accademica: abolì nei propri spettacoli le scarpette a punta, che considerava innaturali, e gli artificiosi costumi indossati dalle ballerine del XIX secolo, preferendo indossare abiti semplici e leggeri, che ricordavano il peplo dell'antica Grecia, e danzando a piedi nudi. Tali scelte si coniugavano con l'esigenza di favorire la libertà e l'espressività dei movimenti.
Le sue danze libere furono interpretazioni emotive, impressionistiche, di composizioni di celebri musicisti come Chopin, Beethoven, Gluck, nelle quali il suo corpo dolce ed espressivo suppliva alla povertà di mezzi tecnici.
La Duncan desiderava fortemente creare la danza del futuro ispirandosi alla plasticità dell'arte greca, basandosi sul sentimento e sulla passione dettati dalla natura e dalla forza della musica. La sua importanza nella storia della danza è grande, sia per l'interesse che seppe suscitare nelle platee di tutto il mondo, sia perché le sue idee furono rivoluzionarie per la sua epoca e costituirono per i suoi successori l'impulso per la creazione di nuove tecniche diverse da quella accademica e per una nuova concezione della danza teatrale.
Anche la compagnia dei Balletti Russi di Sergej Djaghilev ne fu influenzata notevolmente. Sergej Djagilev  e Mickhail Fokin la videro ballare per la prima volta a Pietroburgo nel 1905 e ne rimasero molto colpiti. Per la Duncan quello era un periodo di grandi successi internazionali. In seguito tornò in Russia per aprire una scuola di danza a Mosca su invito di Lenin.




15.2.13

Federico Zandomeneghi








Federico Zandomeneghi - Al caffé Nouvelle Athènes - 1885




Giovanni Boldini













Giovanni Boldini - conversazione al caffè - 1879





Diane Arbus - la fotografa dei diversi





.." Molte persone vivono nel timore che possano subire qualche esperienza traumatica. I freaks sono nati con il loro trauma. Hanno già superato il loro test, nella vita. Sono degli aristocratici.."




La gioventù 1923 1945

Diane Nemerov nasce il 14 marzo 1923 in seno ad una ricca famiglia Ebrea di New York. La famiglia è proprietaria della catena di grandi magazzini Russek's. Il padre è David Nemerov e la madre Gertrude Russek. È la seconda di tre figli, il fratello maggiore, Howard Nemerov, più grande di Diane di tre anni, diventerà uno dei maggiori poeti americani. La sorella minore, Renée una scultrice. Anche il padre David, dopo essersi ritirato dagli affari farà il pittore, con un discreto successo commerciale. Dal 1930 Diane frequenta la “Ethical culture school” a New York, e negli anni successivi la Fieldston School. A soli 14 anni conosce Allan Arbus, di cinque anni più anziano, all'epoca commesso da Russek's, e se ne innamora. Il rapporto non è ben visto dalla famiglia di Diane, ma lei lo sposerà appena compiuti i 18 anni, il 10 aprile del 1941. Tuttavia i Nemerov rimangono in buoni rapporti con la figlia. Il primo lavoro dei giovani sposi è un servizio fotografico pubblicitario per la catena del padre, i Grandi magazzini Russek's. Diane è considerata una ragazza molto dotata, ed è incoraggiata a prendere lezioni private di disegno. Ma pur di sposare Allan non esita a rifiutarsi di andare all'università. Durante la seconda guerra mondiale Allan fa il servizio militare lavorando come fotografo per l'esercito. Alla fine del 1944 Allan è in Birmania, il 3 aprile del 1945 nasce la figlia Doon Arbus. In quel periodo Diane è tornata a stare in casa dai suoi genitori

Diane e Allan Arbus, fotografi 1945 -59

Alla fine della seconda guerra mondiale militare Allan e Diane decidono di fare i fotografi, visto che nel '41 si erano già occupati brevemente di moda e Allan aveva accumulato una notevole esperienza come fotografo nell'esercito. All'inizio sembra che Diane si limiti a fare da assistente ad Allan, lo studio comunque si chiama “Diane & Allan Arbus”. La Arbus studierà fotografia brevemente con Berenice Abbott nel 1947, poi con Brodovitch, nel 1955. Infine con Lisette Model, con cui studia nel 1956 e nel '57. In una intervista a Newsweek Diane racconta così la sua amicizia con la Model: “Finché non studiai con Lisette sognavo di far fotografie, ma non le facevo davvero. Lisette mi disse che dovevo divertirmi nel farlo...”. Le esperienze con  Alexey Brodovitch, Art Direcor di Harper's Bazaar, alla New School for social research, [2] e con Berenice Abbott le sono state utili, ma i migliori risultati sono sicuramente dovuti all'insegnamento della Model. È proprio grazie all'esperienza con Lisette che Diane supera la sua timidezza e trova il coraggio di fotografare i soggetti che desidera. Il primo servizio pubblicato dalla coppia è del 1947, su Glamour. È un servizio sui pullover. Con Glamour lavoreranno spesso negli anni successivi, ma anche con le riviste “Seventeen” e “Vogue” Nel 1951 Diane e Allan lasciano per un anno il lavoro sulla moda per un viaggio in Europa. Il 16 aprile del 1954 nasce la seconda figlia Amy Arbus. Diane per il parto rifiuta l'anestesia, e si dice che abbia descritto la cosa come una delle migliori esperienze della sua vita. In questi anni Diane conosce un giovane fotografo, allora ai primi passi, un certo Stanley Kubrick. Nel 1955 una foto di Diane e Allan, un padre che legge il giornale al figlio, sdraiato sul letto, è esposta nella monumentale mostra di Edward Steichen “The Family of man” (La famiglia dell'uomo). Diane collaborerà con il marito Allan solamente fino al 1956, anche se ancora per qualche anno appariranno fotografie che continuano a riportare i crediti di entrambi. Ancora alla fine degli anni '50 Diane lavora con una nikon 35mm. “Dapprincipio mi piaceva la grana. Ero affascinata dal suo effetto nella stampa, perché tutti quei piccoli punti formavano un arazzo e ogni dettaglio andava letto attraverso di essi. La pelle era come l'acqua e il cielo, si aveva più a che fare con la luce e l'ombra che con carne e sangue” dirà in una intervista anni dopo (Aperture 1972, trascrizione di una lezione del 1971. Nel 1957 il padre di Diane, David Nemerov, lascia la presidenza dell'azienda di famiglia e da pensionato si dedica con un discreto successo commerciale alla pittura. Nel '58 in una mostra vende quarantadue quadri a olio. Diane e Allan conoscono anche Robert Frank e la moglie Mary, nel 1958, nel pieno delle riprese di “Pull my daisy”; Allan, che ha sempre desiderato di fare l'attore, ha una piccola parte nel film. Nel periodo fra il '57 e il '60 Diane scopre l'Hubert's museum, un “baraccone” situato all'angolo fra la 42^ e Broadway, dove si esibiscono una serie di bizzarre figure che la Arbus fotograferà più volte negli anni. Più o meno in questo periodo il matrimonio di Diane e Allan va in crisi. I due si separano nel 1959, ma informano la famiglia di lei solo tre anni dopo. Divorziano dieci anni dopo, nel 1969.

Dopo la separazione dal marito Allan, 1959-65

Diane conosce Emile De Antonio, distributore del film di Robert Frank “Pull my daisy”. Emile, detto “De” fa vedere alla Arbus “Freaks”, il film del 1932 di Tod Browning, già divenuto un cult movie. Visti i soggetti della Arbus è sicuramente uno dei film che maggiormente si avvicina alla sua estetica. Si dice che lo abbia visto e rivisto molteplici volte. [1] Un altro luogo in cui ritroviamo spesso Diane Arbus a fare fotografie è il Club '82, situato nella lower manhattan e frequentato da una serie di figure molto particolari. Fra i primi soggetti fotografati dalla Arbus in questi anni si contano “Miss Stormé de Larverie, la donna che si veste da uomo” “Moondog”, un gigante cieco con una grande barba e corna da vichingo che passa otto ore al giorno fra la 50 ma ovest e la Six Avenue. Va notato che la Arbus non si limita a fotografare di sfuggita questi personaggi, ma instaura con loro un vero rapporto di amicizia, talvolta anche profondo. Molti di loro vengono fotografati più volte nel corso degli anni, come accade al nano messicano “Cha cha cha” nome d'arte di Lauro Morales. Una delle foto più famose della Arbus. Le prime foto del nano sono del 1960, ed è ancora la nikon 35 mm la macchina usata; fino a quella divenuta famosa del 1970 fatta con la Mamiya, una macchina medio formato. Anche molti dei protagonisti dell'Hubert's Museum, il baraccone delle meraviglie nella 42ma strada, sono ritratti spesso dalla Arbus. Anche se inizialmente viene vista con sospetto dai soggetti, non certo persone facili da avvicinare, riesce infatti sempre ad instaurare con le persone fotografate un rapporto di intimità, e ad essere accettata da loro.
Diane ricerca qualcuno che pubblichi i suoi lavori, ma non è facile, visti i soggetti. La sua prima pubblicazione è “The Vertical Journey”, sei foto pubblicate nel 1960 sulla rivista Esquire. A questo segue nel 1961 “The full circle” su Harper's Bazaar. [4] I suoi soggetti sono una scelta così inconsueta che viene pubblicata solo grazie all'insistenza di Marvin Israel, suo caro amico (e suo mante, secondo la biografia della Bosworth [1]) che all'epoca è appena diventato art director per la rivista. Pare che Nancy White, redattore capo di Harper's Bazaar fosse contraria alla pubblicazione. [1] In effetti il risultato immediato fu qualche disdetta dell'abbonamento alla rivista. Va notato come entrambi i titoli sono anche raffinate citazioni di letteratura. “The vertical journey” del viaggio di “Alice nel paese delle meraviglie” e “The full circle” di Shakespeare (Il cerchio completo. Chi è colui che mi può dir chi sono?) [1] Il 1962 è l'anno del passaggio alla Rolley, non senza qualche difficoltà iniziale. La Arbus sviluppa anche un nuovo filone di interesse, quello per i nudisti. Sempre nel '62 “Show” pubblica le foto di Mae West della Arbus, che sembra però non siano piaciute molto alla diva. Le difficoltà con i soggetti ritratti per i lavori su commissione, che non gradiscono affatto il modo con cui la Arbus li ritrae, saranno una delle costanti del suo lavoro. Nel 1963 Diane Arbus vince la sua prima borsa di studio della Guggenheim. In questi anni frequenta il famoso fotografo di moda Richard Avedon. Fra il '64 e il '65 Diane Arbus è spesso in giro per New York a fare fotografie, Il MOMA e le borse di studio del Guggenheim 1965-69 Nel 1965 il MOMA presenta tre fotografie della Arbus in una mostra dal titolo “Acquisizioni recenti”. L'anno prima le aveva acquistato sei immagini (più una in regalo). La reazione del pubblico non è di indifferenza. Ogni giorno le fotografie dovevano essere pulite dagli sputi dei visitatori [1]. Nel 1965 Diane tiene un corso di fotografia alla Parson school of design. Invece di far studiare l'arte sui libri la Arbus porta gli studenti a vedere le opere nei musei. Nel '66 Diane è in Giamaica, fotografa per il New York Times delle foto di moda per bambini. ../..

Alejandra Pizarnik









la poesia che non dico
quella che non merito.
paura di essere due
sulla via dello specchio:
qualcuno che dorme in me
mi mangia e mi beve.




13.2.13

Jean Beraud









Jean Beraud - l'attesa 1890







Antonia Pozzi







Amor Fati


«Quando dal mio buio traboccherai
di schianto
in una cascata di sangue
navigherò con una rossa vela
per orridi silenzi
ai cratèri
della luce promessa»

13 maggio 1937


Amo la delicatezza dei versi di Antonia Pozzi, carnali e sinceri. Vissuta molto poco, perché si è tolta la vita a soli 26 anni. Qui inserirò prevalentemente la poetica femminile, perchè prediligo di gran lunga i versi di poetesse che con la loro sensibilità hanno lasciato un patrimonio immenso. Il suicidio, purtroppo le accomuna, Ingeborg Bachmann, Marina Cvetaeva, Sylvia Plath o Virginia Woolf, e ancora Anne Sexton Sarah Kane.
Qui un piccolo stralcio da wikipedia che ne traccia la sua breve vita

Antonia Pozzi nasce a Milano il 13 febbraio del 1912, figlia di Roberto, importante avvocato milanese e della contessa Lina Cavagna Sangiuliani, nipote di Tommaso Grossi, scrive le prime poesie ancora adolescente. Studia ne liceo classico Manzoni di Milano, dove inizia con il suo professore di latino e greco, Antonio Maria Cervi, una relazione che, a causa dei pesanti ostacoli frapposti dalla famiglia Pozzi, verrà interrotta da Cervi nel 1933, procurando ad Antonia la depressione - «e tu sei entrata / nella strada del morire», scrive di sé in quell'anno - che contribuirà a condurla al suicidio.
Nel 1930 si iscrive alla facoltà di  filologia dell'Università statale di Milano, frequentando coetanei quali Vittorio Sereni, suo amico fraterno, Enzo Paci, Luciano Anceschi, Remo Cantoni, del quale sembra si innamorasse non ricambiata, le lezioni del germanista Vincenzo Errante e del docente di estetica Anconio Banfi, forse il più aperto e moderno docente universitario italiano del tempo, col quale si laurea nel 1935 discutendo una tesi su Gustave Flaubert.
Con una ragazza che frequentava il gruppo del professor Banfi, ebbe un reciproco turbamento sensuale, e in una lettera a Sereni scrisse: «Mi ha perfino detto che quando mi vede le viene una gran voglia di baciarmi ... non mi è mai capitata una faccenda simile e ti assicuro che non ci capisco niente» Antonia in seguito "le dice di essere innamorata di lei, decidono di recitare la parte delle fidanzate: si tengono per mano, si baciano sulla bocca".
Tiene un diario e scrive lettere che manifestano i suoi tanti interessi culturali, coltiva la fotografia, lunghe escursioni in bicicletta, progetta un romanzo storico sulla  Lombardia, conosce il tedesco, il francese e l’inglese, viaggia, pur brevemente, oltre che in Italia, in Francia, Austria, Germani e Inghilterra, il suo luogo prediletto è la settecentesca villa di famiglia, a Pasturo, ai piedi delle Grigne, nella provincia di Lecco dove è la sua biblioteca e dove studia, scrive e cerca un sollievo nel contatto con la natura solitaria e severa della montagna. Di questi luoghi si trovano descrizioni, sfondi ed echi espliciti nelle sue poesie; mai invece descrizioni degli eleganti ambienti milanesi, che pure conosceva bene.
La grande italianista Maria Corti che la conobbe all'università, disse che «il suo spirito faceva pensare a quelle piante di montagna che possono espandersi solo ai margini dei crepacci, sull'orlo degli abissi. Era un'ipersensibile, dalla dolce angoscia creativa, ma insieme una donna dal carattere forte e con una bella intelligenza filosofica; fu forse preda innocente di una paranoica censura paterna su vita e poesie. Senza dubbio fu in crisi con il chiuso ambiente religioso familiare. La terra lombarda amatissima, la natura di piante e fiumi la consolava certo più dei suoi simili».
Avvertiva certamente il cupo clima politico italiano ed europeo: le leggi razziali del 1938 colpirono alcuni dei suoi amici più cari: «forse l'età delle parole è finita per sempre», scrisse quell'anno a Sereni.
Nel suo biglietto di addio ai genitori scrisse di «disperazione mortale» e si uccise con i barbiturici in una fredda sera di dicembre (del 1938)  nel prato antistante l'abbazia di Chiaravalle. La famiglia negò la circostanza «scandalosa» del suicidio, attribuendo la morte a polmonite; il suo testamento fu però distrutto dal padre, che manipolò anche le sue poesie, scritte su quaderni e allora ancora tutte inedite; la storia d'amore con Cervi venne falsamente descritta come una relazione platonica.



 

12.2.13

Henry-Pierre Roché




Henri-Pierre Roché  - Parigi, 28 maggio 1879 - Meudon, 9 aprile 1959 - è stato un scrittore e collezionista d'arte francese, ricordato principalmente per essere l'autore del romanzo Jules e Jim, da cui Francois Truffaut ha tratto il suo terzo lungometraggio.
Henri-Pierre Roché perde precocemente il padre, il farmacista Pierre Roché, ed è cresciuto dalla madre Clara, donna autoritaria e molto possessiva nei confronti del figlio. Dopo aver frequentato con successo il Louis-le-Grand, prestigioso liceo parigino che vantava alievi del calibro di Charles Baudelaire, si iscrive in principio alla Facoltà di Scienze Politiche, per abbracciare la carriera diplomatica, e successivamente all'Académie Julian, dove esercita il suo talento di disegnatore.




Cafè du Dome, Parigi 1925 - foto di André Kertész


All'inizio del ventesimo secolo, Roché inizia a frequentare i caffè di Montparnasse e diviene amico di tutti quelli che contano in pittura. Spesso combatte a boxe con André Derain e con Georges Braque. Abbandonata l'idea di praticare la pittura, Pierre comincia ad acquistare le prime tele e a farle vendere agli amici artisti. È il primo a sostenere l'opera di Constantin Brancusi e sarà sempre lui, nel 1905, a portare Gertrude Stein, e il fratello Leo, nell'atelier di Pablo Picasso.
Nel 1906 Pierre annota sul suo diario per la prima volta il nome di Glob, pseudonimo dello scrittore tedesco Franz Hessel. Tra i due si crea un'amicizia così profonda da non essere neppure scalfita dalla relazione che Pierre instaura con Helen Grund, moglie dell'amico.
Con lo scoppio della Grande Guerra Franz si arruola volontario e dal fronte comincia la stesura di Romanza Parigina. Carte di un disperso, romanzo epistolare indirizzato allo stesso Pierre. Roché, non ancora mobilitato, è accusato di spionaggio a favore della Germani per il fatto di ricevere numerose missive dal paese ora nemico. Arrestato, inizia a scrivere, durante la reclusione, quello che sarà il suo primo libro, Deux semaines à la Conciergerie pendant la Bataille de la Marne, un piccolo volume di una cinquantina di pagine.
Tra il 1916 e il 1920 Henri-Pierre Roché si trova in America per svolgere una missione per l'Alto Commissariato francese. A New York conosce Francis Picabia, Man Ray, Joseph Stella e Marcel Duchamp di cui diviene amico inseparabile e al quale dedicherà il suo ultimo romanzo autobiografico, Victor, rimasto incompiuto a causa della morte.

stralcio da: vedi qui