3.2.13

Il dolore è un topo






 




 

 




Il dolore è un topo

sceglie l'intercapedine nel petto
per timido nido
ed elude la caccia
Il dolore è un ladro
rapido nel trasalire
tende l’orecchio
per cogliere un suono
di quel vasto buio
che ha trascinato la sua vita
indietro
Il dolore è un giocoliere
ardito nell’esibirsi
perché se esita
l’occhio per di lì
non colga i suoi lividi
siano uno o tre


Emily Dickinson







Pierre Bonnard



"Femme à la voilette" by Bonnard
Femme à la voilette (Mme Lucienne Dupuy de Frenelle) 1917



Pierre Bonnard nasce il 3 ottobre 1867 a Fontenay-aux-Roses, figlio di un funzionario ministeriale. Dopo il diploma in legge decide di dedicarsi alla pittura: a Parigi, nel 1888 segue i corsi dell’Accademia Julian e dell’Ecole des Beaux-Arts.È in questo periodo che conosce artisti come Paul Sérisier, Maurice Denis, Paul Ranson, Edouard Vuillard, e Ker-Xavier Roussel, con i quali forma il gruppo dei Nabis (dall’ebraico nabiim, che significa profeti, ispirati) e con i quali esporrà al Salon des Indépendants a partire dal 1891.
Il gruppo degli artisti Nabis nasce ufficialmente nell’ottobre del 1888, quando Paul Sérusier mostra loro un piccolo olio, un paesaggio dipinto a Pont-Aven sul coperchio di una scatola di sigari (conservato oggi al Museé d'Orsay di Parigi), eseguito secondo i consigli di Paul Gauguin: viene considerato il “talismano” e diventa il simbolo del gruppo. Al pari degli altri artisti Nabis, Bonnard, che all'interno del gruppo conservò il titolo di Nabi japonard, trae costante ispirazione dalle scienze occulte e dalla magia: le ricerche esoteriche lo allontanano progressivamente dal realismo e dal naturalismo impressionista e lo avvicinano ad una pittura simbolista, destando l’ammirazione del poeta Guillaume Apollinaire.
I suoi modelli stilistici sono le opere del periodo bretone di Paul Gauguin e le stampe giapponesi, da cui assimila il tentativo di deformare la realtà enfatizzando gli elementi suggestivi e carichi di significati simbolici; la sua reazione all’impressionismo si basa su una pittura più meditata ma con un uso più incisivo del colore. Un volta terminato il servizio militare, riprende la sua attività parigina a Monmartre, in un atelier condiviso con Denis e Vuillard, esponendo per gli Indépendants, centrando il successo con il cartellone pubblicitario per France-Champagne,  ed eseguendo bozzetti di costumi, decorazioni.

Negli ultimi anni del diciannovesimo secolo, Bonnard si dedica anche alle arti applicate: le scenografie teatrali, le litografie e le illustrazioni del periodo sono caratterizzate da figure con ritmi sinuosi che si rifanno ai modelli giapponesi, all'art nouveau e alla traduzione dei nuovi lirismi di Mallarmé e Verlaine; il suo stile suscita ammirazione e colpisce molto Henri de Toulouse-Lautrec, che vi trova motivi di ispirazione per i suoi manifesti.
Appartengono alla fine del secolo una maggiore attenzione alla manifestazione degli affetti intimi dei personaggi, come nella Madre e figlio, le visioni di squarci parigini impreziosite da presenze umane vitali, come nel Les grands boulevards, i ritratti femminili come l' Alexandre Natanson che rivelano una immediatezza e leggerezza di pennellata, una geniale intuizione per i soggetti scelti e una capacità di costruzione narrativa autonoma e personale.
Dal 1900 in poi Bonnard continua a esporre con crescente successo e compie numerosi viaggi alla ricerca di nuovi soggetti.

 
Madame Misia Godebska Natanson 1895


In questo periodo l’artista attraversa un nuovo ripensamento dell'Impressionismo: alla presa diretta della realtà si affianca un’atmosfera di malinconica lontananza.
Si intensifica il suo interesse per le ambientazioni intimistiche, per le scene di toilette, per i nudi femminili assieme agli altri temi centrali della sua arte che continuano ad essere paesaggi, nature morte, ma che ora si fanno più gioiosi e al contempo strazianti. I suoi lavori si caratterizzano, in questo periodo, di preminenti rapporti di luce fra figure e oggetti, di colori estremamente variegati attorno al madreperla.

Misia Sert and Valloton at Villeneuve 1899
 
Nella fase di fusione tra tracce di luminescenza impressionistica e temi elaborati e studiati emerge la chiave di lettura e di riuscita delle sue opere, ossia la simbiosi tra narrazione figurativa e ritmo vitale.
Dopo la guerra soggiorna abitualmente in Costa Azzurra. Muore a Le Cannet, nelle Alpi Marittime, il 23 gennaio 1947 3 mesi e 20 giorni dopo aver tagliato il traguardo dei 79 anni.




David Grossman - A un cerbiatto somiglia il mio amore













“Perché ti sei portata un quaderno.
Lei si stiracchiò. Improvvisamente si sentiva stanca, come se avesse scritto pagine su pagine.
Così, pensavo di scrivere di ciò che io e Ofer avremmo visto lungo il cammino, di tenere una specie di diario di viaggio. Quando andavamo all’estero tutti insieme scrivevamo sempre ciò che succedeva.
Era lei a scrivere, la sera, in albergo, o nelle pause, o durante un lungo trasferimento. Gli altri si rifiutavano di collaborare, …. la prendevano affettuosamente in giro per quel suo impegno, superfluo e infantile a loro parere, mentre lei insisteva: se non scriviamo, dimenticheremo. Ma che c’è da ricordare? ribattevano loro, che quel vecchio sul battello ha vomitato sul piede di papà? Che a Adam hanno servito un anguilla al posto della cotoletta che aveva ordinato? Lei taceva e pensava, vedrete che un giorno vorrete ricordarvi di come ci siamo divertiti, di come abbiamo riso.

Si sforzava di essere il più dettagliata possibile in quei diari di viaggio. E ogni volta che non le andava di scrivere, che la mano le si impigriva o gli occhi le si chiudevano per la stanchezza, si immaginava gli anni in cui si sarebbe seduta accanto a Ilan, preferibilmente nelle lunghe sere d’inverno, con una tazza di punch caldo, entrambi avvolti in un plaid a quadretti, a leggersi a vicenda stralci di quei diari completati da cartoline, menu, biglietti di ingresso a vari siti, di spettacoli, treni, musei. Ilan, naturalmente, aveva indovinato tutto, compreso il plaid a quadretti. Lei era sempre così trasparente per lui. Promettimi solo di spararmi un attimo prima che accada, le aveva detto. Ma glielo diceva riguardo a così tante cose.”


2.2.13

Edgar Degas



  
"...Bisogna giudicare come massimo risultato non ciò che si è già realizzato,
bensì ciò che si potrà realizzare in futuro.
Diversamente è proprio inutile lavorare..."
E. Degas
  
La stella - 1878 (pastello su carta)


 
Edgar Hilaire Germain de Gas (poi modificato in Degas). Nasce a Parigi (1834). Origini nobili le sue (papà di origini Bretoni che si trasferisce a Napoli durante la rivoluzione francese; per poi ristabilirsi a Parigi, dove dirige una succursale della banca di proprietà della famiglia). Nel 1855 l?artista, abbandona gli studi di legge; frequenta lo studio di Louis Lamothe, allievo di Ingres e viene ammesso all?Ecole des Beaux-Arts. Tra il 1856 e 1861 compie un primo viaggio di studio in Italia, a Roma in particolare. Nel 1862 stringe amicizia con Manet, un anno dopo, inizia a frequentare il caffè Guerbois, dove si riuniscono i giovani del gruppo di Batignolles, capitanati da Bazille, che dissentono dall?arte accademica in nome di un rinnovamento della pittura. Nel 1870, allo scoppio della guerra franco-prussiana, si arruola nella Guardia Nazionale. Alla fine del conflitto, riprende i contatti con gli altri pittori, che ora si riuniscono al caffè Novelle Athènes. Nel 1874 presenta dieci opere alla prima mostra degli impressionisti e da quel momento prenderà parte a tutte le edizioni successive; ad eccezione di una sola, quella del 1882. Già dal 1880 inizia ad avere i primi problemi di vista, che lo rendono quasi cieco; e lo spingono ad accostarsi alla scultura. Nel 1893 il gallerista Paul Durand-Ruel organizza la sua prima e unica mostra personale. Si isola sempre di più, negli ultimi anni di vita, conducendo una vita appartata, fino alla sua morte, che avviene a Parigi , siamo nel 1917.



La danza e le ballerine di Degas. Nel 1874 Degas comincia ad interessarsi al mondo delle ballerine. Tema che diventerà uno dei più amati e noti della sua produzione artistica. Il primo gruppo di ballerine è datato tra il 1873 e il 1878; in quel periodo frequenta le scene dell’Opéra, a cui può accedere grazie all’amicizia con gli orchestrali. Visita inoltre le classi di danza, prendendo appunti, che poi traduce in opere finite su tela.
Degas, alterna le composizioni d’insieme, in cui ritrae gruppi di ballerine in scena o nei momenti di prove e di riposo, a opere come questa, in cui tutta la sua e la nostra attenzione è rivolta alla solista. Isolata sul palcoscenico e trasformata nel simbolo stesso della grazia femminile. Per dare maggior risalto alla figura in primo piano, ripresa dall’alto verso il basso. Il palcoscenico e il fondale sono abbozzati in maniera sommaria. Delle altre ballerine si vedono solo le gambe e una parte del tutù, mentre la figura in nero potrebbe essere il direttore di scena o un ammiratore. L’artista ha distribuito le luci con straordinaria bravura, illuminando maggiormente alcune zone particoli; come la gamba destra e il collo della protagonista. Ha inoltre ravvivato il candore del suo abito con il nero del nastro al collo e i delicati tocchi di giallo e rosso dei fiori.

Egon Schiele



Portrait of a woman




Schiele nasce in una cittadina del Danubio (Tulln il 12 gennaio del 1890), a sedici anni passa l’esame per l’ammissione alle belle arti, spronato dallo zio, suo tutore dopo la morte del padre. Mistificato più di ogni altro artista del secolo. Molti biografi parlando della sua vita, profondamente tragica e nevrotica, tracciano di lui il ritratto di uno psicopatico, ossessionato dal sesso.
Influenzato da Klimt, idolo della scena artistica viennese, una sorta di padre spirituale, con il quale avrà un rapporto eterno d’amicizia. L’artista, ha grande notorietà in Germania tramite la rivista Die Aktion di Berlino e varie mostre a Monaco. La sua opera presenta caratteristiche inconfondibili. Schiele sceglie come soggetto dei suoi disegni e degli acquarelli, principalmente la figura umana, rappresentata sempre in figure tese, angolose, tormentate, spesso con una carica erotica che gli causeranno non pochi problemi (verrà persino messo in prigione). Nella sua pittura invece predominano i paesaggi deserti, silenzioni, con alberi secchi, morti, che in talune occasioni ricordano le mani nodose e contratte delle sue figure.
Nel 1918 Vienna è colpita da una disastrosa epidemia influenzale che sta seminando nel mondo milioni di vittime. Lui e la moglie (in attesa di un figlio) saranno contagiati. Si farà di tutto pur di scampare il contagio e cercando di vivere in isolamento. Ma le misure precauzionali non potranno impedire l’infezione. L’artista, morirà tre giorni dopo la moglie, a ventotto anni, e solo in seguito, gli verrà tributato il riconoscimento, come grande artista quasi mezzo secolo dopo, ma con tutti gli onori del caso.

1.2.13

Sylvia Plath - Diari




Fammi essere forte, forte di sonno e di intelligenza e forte di ossa e fibra;
fammi imparare, attraverso questa disperazione, 
a distribuirmi:
a sapere dove e a chi dare: a riempire i brevi momenti




e le chiacchiere casuali di quell'infuso speciale di devozione e amore
che sono le nostre epifanie.
A non essere amara. Risparmiamelo il finale,
quel finale acido citrico aspro
che scorre nelle vene delle donne in gamba e sole.



dedicato a Camille





"...Sono stata sollevata da un ciclone, insieme al mio atelier, ma per uno straordinario effetto del tornado, i miei gessi sono finiti direttamente in tasca a Rodin e compagni, mentre la mia sfortunata persona si è trovata trasportata delicatamente in un luogo chiuso, pieno di gente, e in compagnia di parecchi pazzi..."

Camille Claudel, 1882


Ogni mese, questo blog dedicherà un posto d'onore ad un personaggio, sia artistico che poetico. Oggi questo spazio spetta a Camille Claudel. 


  

Georgia O'Keeffe





Black Iris - O'Keeffe
Black Iris - 1906

“…Un fiore è relativamente piccolo. Ognuno collega una serie di concezioni a un fiore, all’idea del fiore. Così mi sono detta, dipingerò ciò che vedo, ciò che il fiore significa per me. Ma lo dipingerò grande per convincere la gente a prendersi il tempo di osservarlo…”
Date significative :
Georgia O’Keeffe nasce nel 1887 nel Wisconsin. In Virginia, nel 1903 frequenta il Chatham Episcopal Institute, completando gli studi.
Frequenta l’Art Institute di Chicago nel 1905.
Dopo grave malattia, nel 1907 prosegue gli studi dell’arte presso l’Art Students League di N.Y.
Nel 1908, ottiene per una sua natura morta una borsa di studio per la League Outdoor School a Lake George, N.Y. In difficoltà finanziaria, lavora come grafica pubblicitaria a Chicago.
Nel 1910 il morbillo le causa un abbassamento della vista, per cui si vede costretta a lasciare il lavoro.
Nel 1912 si riavvicina alla pittura all’Università della Virginia; dove insegna nei mesi estivi fino al 1916. Per raggiungere la necessaria esperienza d’insegnante, lavora per due anni sempre come insegnante, nel Texas.
Nel 1914 aderisce al National Woman’s Party. Dal 1915 insegna al Columbias College, South Carolina.
Nel 1916 i suoi disegni a carboncino vengono esposti nella galleria di Stieglitz. Egli nel 1917 organizza la sua prima personale alla “291″ con disegni a carboncino e acquerelli, eseguendo oltre 300 riprese fotografiche che formano il ritratto della pittrice. Sempre in quell’anno visita per la prima volta il New Mexico, quel paesaggio l’affascinerà per tutta la vita.
Photo of Georgia O'Keeffe in New Mexico
Georgia O'Keeffe in New Mexico

Nel 1918 sostenuta finanziariamente da Stieglitz, può dedicarsi alla pittura, trasferendosi a N.Y. Nel 1923, grande mostra espositiva. Nel 1925 al Seven Americans, i fiori della O’Keeffe vengono esposti per la prima volta insieme a opere di altri artisti. Nel 1927 prima piccola retrospettiva al Brooklin Museum di N.Y. Si riprende lentamente da due operazioni al seno.
Dal 1929 trascorre i mesi estivi, intervallando viaggi, in New Mexico. I suoi quadri nel 1930 vengono esposti alla nuova galleria di Stieglitz “An American Place” una volta l’anno, fino alla sua chiusura (1950).
Nel 1932, interrompe la sua attività, causa un esaurimento nervoso.
Nel 1933 il Metropolitan Museum compra il suo primo quadro.
Nel 1946 una restrospettiva dedicatale dal Museum of Modern Art di N.Y.
Nel 1946 si trasferisce definitivamente in N.Mexico. Nel 1953 viaggia per la prima volta in Europa, vede Francia e Spagna. Altri viaggi nel corso degli anni a seguire. Tra cui Grecia, Egitto e nel Mediorente.
La sua vista si indebolisce gravemente nel 1970..../....

31.1.13

Alda Merini - Ultimo atto d'amore








Spazio che divori
ogni tempo
Hai divorato la mia persona
Salendo sulle ginocchia
di una culla
E' santo chi ama la Poesia
e la traduce in forza
come io ho cercato 
di amare l'America
e mi hanno usata
come una fionda





Alda Merini dedica questa poesia a Marilyn Monroe








29.1.13

Ernst Ludwig Kirchner






Se ci fosse una strada, per partire o arrivare. Se “partire” fosse solo “morire”. Se nel bel mezzo del cammino ci si ritrovasse in una selva oscura. Se si soffocasse, potendo, senza respirare. Se il respiro stesso non fosse un “su” e “giù” del petto, ma solo un trattenersi, un rigonfiare, un cedere le armi. Se l'inconscio esistesse di giorno e la notte fosse per la tranquillità degli occhi che non vedono di notte. Se ci si mangiasse lo stomaco per salire troppo in alto e salendo la nausea fosse a dismisura asfissiata in gola. Se ci fosse qualcuno. Qualcuno. Almeno uno. Almeno. Per camminare insieme, per parlare insieme, per giocare insieme. Se non si fosse soli, così soli. Se non si fosse i soli a morire in questa città. Se ci fosse qualcuno, uno almeno, almeno un altro. Per avere meno paura. Per avere paura insieme.
( E. L. Kirchner )


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Ernst Ludwig Kirchner in un fotografia del 1905 circa.


Ernst Ludwig Kirchner (Aschaffenburg 6 maggio 1880 - Davos 15 giugno 1938) è stato un pittore, scultore e incisore tedesco In gioventù mostra particolare interesse per l'arte primitiva e africana, la pittura tedesca del cinquecento, le stampe giapponesi, la scultura nera e polinesiana, e per autori contemporanei come Paul Gaugain e Vincent Van Gogh, di cui lo colpirono l’immediatezza espressiva e l’uso simbolico e psicologico dei colori.
Gli studi di architettura e l'Espressionismo
Dal 1901 al 1905 studia architettura a Dresda dove diviene amico di altri tre studenti di architettura, Erich Hecke, Karl Schmidt-Rottluff e Fritz Bleyl, con i quali nel 1905 fonda il gruppo Die Brücke (il ponte), uno dei primi nuclei dell' Espressionismo tedesco.
Scelsero questo nome perché intendevano gettare un ponte verso quegli elementi artistici allora in fermento che si contrapponevano all’arte dominante del tempo.
In questo periodo le opere di Kirchner, soprattutto paesaggi e ritratti, sono caratterizzate da semplificazioni formali, contorni marcati e colori accesi stesi in uno spazio non naturalistico: uno stile simile a quello dei Fauves, carico di vitalità istintiva. Solo dopo il 1911 si riscontrerà un irrigidirsi del contorno in acri deformazioni e verranno trattati temi sempre più di attualità....



Cubismo ed Art nouveau
Kirchner vivrà a Dresda fino al 1911, poi si trasferisce a Berlino, dove entra in contatto con i pittori del Blaue Reiter. Successivamente si sposta a Monaco.
Sarà questo il periodo più caratteristico della sua produzione con scene di strada cabaret, ritratti dalla pennellata nervosa e sommaria e dalla caratterizzazione decisa e marcata; Il suo stile diviene sempre più drammatico, con deformazioni violente e ritmi convulsi. In quest’evoluzione è rintracciabile il contatto con nuovi movimenti artistici, tra cui il Cubismo e l'Art Nouveau.
Oltre ai paesaggi e ai ritratti dipinge immagini urbane, con ampie stesure di colori vigorosi che assumono valore autonomo, al pari delle forme e dei volumi, e che ricordano Gauguin e i selvaggi colpi di pennello di Vincent Van Gogh. In particolare, nelle immagini urbane le curve e le linee assumono forme irregolari, per sottolineare il contrasto tra la campagna e la grande città, la cui frenetica vitalità lo avvicinò ad interessi psicologici, a temi sessuali e alla polemica sociale.
Più a fuoco : siamo nel 1911 Kirchner si trasferisce a Berlino in quanto attirato dalla crescente vivacità culturale della città dalle opportunità professionali, poichè nella città tedesca vi sono prestigiose gallerie private e comunità di artisti, musicisti, scrittori. I Temi e le tecniche raffigurative cambiano, e questo si ravvisa soprattutto in Kirchner (che adoro e del quale non potevo non trattare un piccolo tema); la rappresentazione della città viene sostituita ai paesaggi e ai nudi primordiali, lasciando posto alla rappresentazione dell'inquietudine, lo smarrimento sociale ed esistenziale, l'inautenticità dei rapporti centrati sul denaro. Vi sarà la raffigurazione della vita notturna della città.
Kirchner scrive: "siamo come le cocotes che ho dipinto, travolte, destinate a scomparire. Tuttavia cerco sempre di riportare equilibrio nei miei pensieri e di creare un'immagine del tempo ponendo ordine nel caos circostante: questo è il mio compito". L'artista congedato dall'esercito in seguito ad una grave depressione scriverà appunto tale pensiero e siamo nel 1916.
La fine del movimento Die Brücke e la prima guerra mondiale
Nel 1913 il gruppo Die Brücke si sciolse a causa delle forti polemiche e rivalità sorte al suo interno. Con lo scoppio della prima guerra mondiale Kirchner si arruola, ma nel 1915 colpito da un forte esaurimento nervoso, i cui postumi lo perseguiteranno per il resto della vita.
Al termine della guerra si trasfesce a Davos, in Svizzera, dove continua a soffrire di depressione malgrado il crescente successo delle sue esposizioni personali. In questi anni, a contatto con il solenne paesaggio alpino, il suo radicale espressionismo si ammorbidisce in uno stile che diventa sempre più astratto, non privo di allusioni simboliche.

Il periodo nazista
Dopo la presa del potere dei nazisti in Germania, centinaia di sue opere vengono sequestrate e rimosse dai musei; molte di queste vengono mostrate nell’esposizione diffamatoria dell’Entartete Kunst (arte degenerata) del 1937 e poi distrutte.
Questi avvenimenti, a cui si aggiunse anche un forte aggravarsi delle condizioni fisiche, provocano in lui un forte shock.
Kirchner si suicida il 15 giugno del 1938 a Davos.


File:Programm der Brücke.jpg
Manifesto di "Die Brücke" 1906
Berlino Brücke Museum   (Ernst Ludwig Kirchner)

Più a fuoco:  Il nucleo originario di "Die Brücke" è composto da quattro studenti di architettura della Technischule di Dresda legati tra loro da mutui rapporti di amiciziaoltre che dal culto di Gauguin e Van Gogh (in parte Munch) : Kirchner appunto, Erich Heckel, Karl Schmidt-Rottluff, Fritz Bley. L'associazione ha un suo programma di autofinanziamento - a partire dal 1906 sostnitori e membri passivi versano annuale in cambio di una cartella originale di opere a stampa e trae il proprio nome da un aforisma del "Così parlò Zaratustra" nietzscheano, che recita profeticamente:

["L'uomo è una corda tesa tra la bestia e l'uomo nuovo, una corda che attraversa un abisso... la grandezza dell'uomo sta nel suo essere un ponte, non un fine"] peraltro Nietzsche, ritratto da Heckel in una xilografia del 1905, è anche figurativamente tra i padri spirituali di Die
Brücke.
Ernst Ludwig Kirchner
"Strasse, Berlin (Strassenszene)" - 1913 Olio su tela, 120.6x91.1 cm

Museum of Modern Arts (MoMA), New York, NY, USA 

Ernst Ludwig Kirchner
 Cinque donne per la strada, 1913, olio su tela, 120,5x91 cm,
Colonia, Wallraf-RichartzMuseum.

28.1.13

gli Scapigliati





La Scapigliatura fu un movimento artistico e letterario sviluppatosi nell’Italia settentrionale a partire dagli anni sessanta dell’Ottocento; ebbe il suo epicentro a Milano e si andò poi affermando in tutta la penisola. Il termine, che si impose nel corso degli anni cinquanta dell’Ottocento, è la libera traduzione del termine francese bohème (vita da zingari), che si riferiva alla vita disordinata e anticonformista degli artisti parigini descritta nel romanzo di Henri Murger Scènes de la vie de bohème (1847-1849).

Gli scapigliati erano animati da uno spirito di ribellione nei confronti della cultura tradizionale e il buonsenso borghese. Uno dei primi obiettivi della loro battaglia fu il moderatismo della cultura ufficiale italiana. Si scagliarono sia contro il Romanticismo italiano, che giudicavano languido ed esteriore, sia contro il provincialismo della cultura risorgimentale. Guardarono in modo diverso la realtà, cercando di individuare il nesso sottile che legava quella fisica a quella psichica. Di qui il fascino che il tema della malattia esercitò sulla loro poetica, spesso riflettendosi tragicamente sulla loro vita che, come quella dei bohémiens francesi, fu per lo più breve.


Emilio Praga, Carlo Dossi e Luigi Conconi

La Scapigliatura - che non fu mai una scuola o un movimento organizzato con una poetica comune precisamente codificata in manifesti e scritti teorici - ebbe il merito di far emergere per la prima volta in Italia il conflitto tra artista e società, tipico del romanticismo europeo: il processo di modernizzazione post-unitario aveva spinto gli intellettuali italiani, soprattutto quelli di stampo umanista, ai margini della società, e fu così che tra gli scapigliati si diffuse un sentimento di ribellione e di disprezzo radicale nei confronti delle norme morali e delle convinzioni correnti che ebbe però la conseguenza di creare il mito della vita dissoluta ed irregolare (il cosiddetto maledettismo).

Negli scapigliati si forma una sorta di coscienza dualistica (una lirica di Arrigo Boito si intitola appunto Dualismo) che sottolinea lo stridente contrasto tra l‘“ideale” che si vorrebbe raggiungere e il “vero”, la cruda realtà, descritta in modo oggettivo e anatomico. Si sviluppa così un movimento che richiama innanzitutto i modelli tipicamente romantici tedeschi di E.T.A. Hoffmann, Jean Paul, Heinrich Heine, e francesi, in special modo Charles Baudelaire.

Il termine “scapigliatura” venne utilizzato per la prima volta da Cletto Arrighi (pseudonimo di Carlo Righetti) nel romanzo La Scapigliatura e il 6 febbraio (1862).

Altri importanti esponenti del movimento scapigliato furono Vittorio Imbriani, Giovanni Camerana, Iginio Ugo Tarchetti, Carlo Dossi, Arrigo Boito ed Emilio Praga; in campo artistico lo scultore Giuseppe Grandi e i pittori Tranquillo Cremona, Mosè Bianchi, Daniele Ranzoni; in campo musicale lo stesso Boito (che fu compositore e librettista), Franco Faccio, Alfredo Catalani e Amilcare Ponchielli. Anche Giacomo Puccini mosse i suoi primi passi all’interno del mondo della Scapigliatura.

La posizione della Scapigliatura nella storia culturale dell’Ottocento è quella di una sorta di crocevia intellettuale, attraverso cui filtrano correnti di pensiero, forme di letteratura straniera e temi letterari che contribuiscono a rinnovare e togliere l’alone di provincialismo dal clima culturale italiano.
Gli scapigliati con il loro culto del vero, e con l’attenzione a ciò che è patologico e deforme, e con il loro impietoso proposito di analizzarlo come anatomisti, introducono in Italia il gusto del nascente Naturalismo.





« … tutti amarono l'arte con geniale sfrenatezza; la vita uccise i migliori » 
(Cletto Arrighi)



fonte 

Monmartre & Montparnasse





Apollinaire e i cubisti, Braque e Picasso, Utrillo e Valadon, Jarry e i primi surrealisti, Modigliani e Kandinskij, Gertrude Stein e Hemingway, Man Ray e Cocteau... Solo nella favolosa Parigi dei primi trent'anni del Novecento è stato possibile incontrare una tale varietà di artisti di genio. Ma era forse più facile rintracciarli ai tavolini di un bistrot, verso l'alba, che nei loro studi. Perché questi artisti non avevano solo un talento fuori del comune, erano soprattutto animati da una travolgente vitalità. Ad attrarli sulle due rive della Senna, nei mitici quartieri di Montmartre e Montparnasse, era la sete di vita e di libertà, erano il vino e le belle ragazze, le amicizie e il sogno della fama e della gloria, il sapore eccitante delle polemiche e delle rivalità. Franck racconta con piglio da romanziere le irripetibili vicende di personalità straordinarie, al tempo in cui Parigi era lo scenario di incontri e scontri che hanno segnato la cultura del XX secolo. E quando essere artista significava prima di tutto affrontare la vita con dissipata generosità.


Montmartre & Montparnasse



La Parigi degli anni Trenta (il volume si chiude con la caduta di Madrid nelle mani dei franchisti nel marzo ’39) in Libertad! L’amore e l’impegno, l’arte e la politica, i drammi e la leggerezza nella Parigi degli anni Trenta di Dan Franck (Garzanti, pagg. 373, euro 16); i suoi legami con le capitali d’Europa, in particolare Mosca e Madrid. Nella prima gli intellettuali si recarono a più riprese, Jacques Prévert e il gruppo Octobre nel 1934, André Gide ed altri (tra cui l’Eugène Dabit di Hôtel du Nord, che non ne tornerà) nel 1936, il giorno della morte di Gork’ij: e a poco a poco si rendono conto degli orrori del regime di Stalin, della persecuzione dissennata di scrittori e poeti. Vi incontrano un Pasternak smarrito che bussa alle porte dei potenti per ottenere la scarcerazione di Mandel’stam. Così, in Spagna, si ritrovano in molti, di ogni Paese, armi in pugno in difesa della libertà: André Malraux e la sua mirabolante squadriglia aerea, Blaise Cendrars, Robert Capa e Hemingway, Saint-Exupéry detto Saint-Ex, Picasso.
La Parigi, dunque, degli intellettuali impegnati politicamente, delle lotte in nome della giustizia, della verità e del bene; che sovente coincide con un credo letterario e poetico, con la fiducia cieca nel potere eversivo della parola, nella sua capacità di riformare il mondo, o almeno di far sì che non tutto passi invano. Queste e molte altre cose nel grande affresco di un periodo e dei personaggi che lo animano. Franck non è del resto nuovo a tal genere di lavori di ampio respiro: già ci aveva dilettato col suo Montmartre & Montparnasse. La favolosa Parigi d’inizio secolo (Garzanti, 2004), egualmente frutto del suo profondo e documentatissimo amore per la Città delle Città.
Scrittori, pittori, fotografi, di varie nazionalità e ambienti, si incontrano (di passaggio o per loro più stabile dimora) nei caffè e nelle dimore parigine, la Brasserie Lipp in Saint-Germain, gli stambugi da bohémiens o gli appartamenti lussuosi, case che divengono veri propri foyers delle muse, come quella di André Gide in rue Vaneau («Il Vaneau» come lo chiamano gli amici), con vista sulla Tour Eiffel e la cupola d’oro degli Invalidi; o la rue du Château, nel quartiere di Montparnasse, «antro dei surrealisti»; o i corridoi di casa Gallimard, dove s’incrocia tutta l’intellighenzia europea, si stringono solide amicizie, s’intrecciano amori.
Il libro si configura anche come una mappa della Parigi letteraria, la geografia di una generazione multiforme e geniale. La narrazione segue da presso alcuni personaggi principali, ai quali si affiancano i comprimari, chi ne segue il cammino per un tempo; o si accende a tratti di luci tanto intense quanto fugaci, creature che paiono fragilissime eppure lasciano una traccia indelebile in chi li ha conosciuti: René Crevel, il poeta del gruppo surrealista condannato dalla tubercolosi, che semplicemente, un giorno, dimentica di accendere la fiamma sotto il becco del gas aperto; o la giovanissima Gerda Taro, la compagna di Capa, indomita fotografa di guerra, una biondina dal fisico esile e nervoso, sempre in prima linea nella Spagna devastata dalla guerra civile, che corre tra le trincee, gli ospedali da campo, s’inerpica sui carri carichi di soldati moribondi: una volta di troppo.
Perché Franck ama seguire la sua storia anche per via femminile, attraverso le molte donne per le quali scrittori e poeti sembra abbiano perduto la testa, non di rado le stesse per alcuni di essi: compagne e ninfe egerie, donne fatali o caste compagne di un’intera esistenza, come Elisabeth Van Rysselberghe, la «piccola Signora» di Gide. Ma c’è anche la famosa Nadjia, solitaria sibilla metropolitana che i surrealisti avevano preso a simbolo vivente dei loro procedimenti poetici, perfetta incarnazione di quel «genio libero» il cui avvento tanto auspicavano: Nadjia che legge nei segni, che piange leggendo Jarry, che recita versi in trance. E ancora Elsa Triolet, russa amica di Majakovskij e «miglior viatico» per l’innamorato Louis Aragon nella Russia comunista; e la Colette Peignot di Georges Bataille; la Consuelo di Saint-Ex, che ne ottiene il primo bacio in volo, minacciando un triplice giro della morte se non gli avesse ceduto; e naturalmente Gala, un intero universo per il suo Dalí.


27.1.13

Toulouse-Lautrec




Henri de Toulouse-Lautrec, nasce ad Albi, nel 1864, da una famiglia di antichissima nobiltà. Fin da bambino comincia a disegnare; nei due periodi di immobilità a cui lo costringono le deboli condizioni di salute, aggravate da due cadute, che gli causano la frattura dei due femori e che gli bloccano lo sviluppo e la crescita degli arti inferiori. Nel 1872 la famiglia si trasferisce a Parigi, dove per mezzo del padre, conosce il pittore René Princeteau, che lo indirizza verso dipinti con soggetti equestri. Nel 1882 frequenta lo studio di Léon Bonnat e l’anno seguente segue con profitto le lezioni di Fernand Cormon. Allo stesso tempo, conosce gli impressionisti e studia le loro opere, in particolare quelle di Van Gogh e Degas, anche se non partecipa mai alle loro mostre. A causa della sua deformità fisica, egli si sente rifiutato e compatito; vuole quindi frequentare esclusivamente gli ambienti di Montmartre: le sale da ballo, i teatri e i caffè-concerto, diventano gli scenari dei suoi dipinti più famosi. Collabora in qualità di disegnatore umoristico, a numerosi giornali, sperimentando tecniche d’incisione, disegnando una trentina di manifesti. 

The kiss (1892)

Questi suscitano scalpore per le notevole tecniche stilistiche innovative, dovuto al suo interesse per le stampe giapponesi. Altro discorso merita la parte di sue composizioni (una serie di quaranta quadri) composte nella prima metà degli anni novanta; dedicate alle case di tolleranza parigine; da questo, lo scandalo che ne deriva contribuisce a creare attorno a lui il mito dell’artista trasgressivo e maledetto. Muore a soli 37 anni nel 1901 a Malromé.


In Bed: the kiss (1892)

Nel 1893, l’artista va a vivere in una delle più lussuone case chiuse, che ha sede in un palazzo del Seicento, arredata con mobilio del Settecento, con quadri di pittori come Eugène Boudin, tutti clienti e amici della tenutaria Blanche d’Egmont. Per lei Toulouse-Lautrec realizza una decorazione (oggi persa), composta da sedici elementi. Durante il suo soggiorno ha una breve relazione con una delle ragazze, la “Grande Mireille” ed esegue una serie di dipinti dedicati alle prostitute. Quattro opere in tutto (tra cui questa) vorrebbero la rappresentazione di coppie lesbiche. Due delle altre tre (tutte in collezioni private), sono intitolate il “bacio” appaiono ancora più esplicite nella rappresentazione erotica.

The Sofa (1894)

Nelle maisons close il lesbismo viene condannato, ma è ugualmente diffuso e aumenta a partire dal 1881, quando alcuni tra i locali più raffinati, per ricchi borghesi, permettono l’ingresso alle donne.




...continuerà prossimamente

Persuasione - Jane Austen



quelle lettere d'amore...




Non posso più ascoltare in silenzio. Devo parlarti usando i mezzi che ho a disposizione in questo momento. Tu strazi la mia anima. Provo a un tempo agonia e speranza. Non mi dire che è troppo tardi, che quei preziosi sentimenti sono per sempre svaniti. Mi offro nuovamente a te col cuore che è tuo ancor più di quando quasi lo spezzasti otto anni e mezzo fa. Non osare più dire che gli uomini dimenticano prima delle donne, che l'amore di un uomo muore più rapidamente...
Ho amato solo te. Posso essere stato ingiusto, debole, schiavo di risentimenti, ma mai incostante. Tu sola mi hai indotto a venire a Bath. Penso solo a te, per te sola faccio progetti per l'avvenire. Non te ne sei accorta? Possibile che tu non abbia compreso i miei desideri?... Non avrei aspettato neppure questi dieci giorni se avessi potuto leggere nei tuoi pensieri così come, penso, tu devi aver letto nei miei. Quasi non riesco a scrivere. Ogni istante sento qualcosa che mi soggioga. Tu abbassi la voce, ma io so distinguerne i toni che altri non saprebbero cogliere. Creatura troppo buona, troppo eccelsa! Tu ci rendi davvero giustizia! Tu sei veramente convinta che gli uomini possano provare vero amore ed essere costanti. Credi dunque che chi ti scrive sia capace dell'affetto più fervido e della più perseverante costanza. Frederick Wentworth
Devo andare, incerto del mio destino; ma tornerò qui, o seguirò la tua comitiva, non appena possibile. Una parola, uno sguardo, saranno sufficienti per decidere se io entrerò in casa di tuo padre questa sera o mai più.



Persuasione (Persuasion, 1818) è un romanzo della scrittrice inglese Jane Austen, pubblicato postumo dal fratello e composto tra il 1815 e il 1816. La scrittrice inizierà a lavorare a questo romanzo immediatamente dopo aver finito Emma. È l'ultima opera completa scritta poco prima dell'aggravarsi della malattia che la porterà alla morte nel luglio del 1817.

Marc Chagall







gli amanti nel sambuco - 1929


"Mia soltanto è la patria della mia anima. Vi posso entrare senza passaporto e mi sento a casa; essa vede la mia tristezza e la mia solitudine ma non vi sono case: furono distrutte durante la mia infanzia, i loro inquilini volano ora nell'aria in cerca di una casa, vivono nella mia anima. Ci fu un tempo in cui avevo due teste, vi fu un tempo in cui questi volti erano bagnati dalla rugiada dell'amore e disciolti come profumo di rosa. Ora mi sembra che anche quando indietreggio avanzo verso un'ampia porta, oltre la porta ci sono ampie distese di pareti, rombi di tuoni smorzati e lampi spezzati riposano. Mia soltanto è la patria della mia anima."


23.1.13

Gustave Caillebotte






Via di Parigi, tempo di pioggia (1877)

Nasce a Parigi nel 1984, da una ricca famiglia di industriali tessili. Alla morte del padre eredita una fortuna che gli permettà di dedicarsi a tempo pieno alla pittura. Parteciperà alle mostre degli impressionisti ed in seguito ne finanzierà la terza esposizione. L'artista che non è stato mai compreso dai suoi contemporanei. Quest'opera è stata la grande attrazione della terza mostra sull'Impressionismo nel 1877. E' un'opera dominata soprattutto dalle incombenze geometriche dei nuovi palazzi e scandita dall'alternarsi dei triangoli (le porzioni di cielo, gli spicchi degli ombrelli) e dei rettangoli (le finestre o le mattonelle della strada). Il lampione che divide la scena in due: a sinistra lo sguardo si perde in lontananza, mentre a destra le figure si proiettano in avanti. L'attenzione della coppia è attratta da qualcosa al di fuori del campo visivo del quadro. I due personaggi, però, non si accorgono della figura che sta arrivando di fronte a loro e lo scontro tra gli ombrelli, appare inevitabile.






Marguerite Duras








Tra l’anca e le costole, nel punto che è chiamato fianco: è là che è successo. In quel punto nascosto, molto tenero, che non copre né ossa né muscoli, ma organi delicati. Là è spuntato un fiore. Che mi uccide.




14.1.13

Emily Dickinson



Non posso comprarlo - non è in vendita -
Non ce n'è altri al Mondo -
Il mio era l'unico
Ero così felice che dimenticai
Di chiudere l'Uscio
E se ne andò
E io sono tutta sola -
Se potessi ritrovarlo da Qualche parte
Non mi preoccuperebbe il viaggio fin là
Anche se costasse tutti i miei averi
Solo per guardarlo negli Occhi -
Per dire, "volevi?" "non volevi",
Poi, distogliere lo Sguardo.

da qui



Che cos'avevano in comune molte scrittrici e poetesse dell'800; e soprattutto il discostarsi dal quel secolo così lontano per crescita evolutiva, rispetto al soggetto donna, in quanto ad emancipazione. Quindi se una donna riusciva a scrivere, scolpire da un pezzo di pietra, impressionare con i pennelli....era e sarebbe stata senz'altro additata non per le doti meravigliose, soprattutto perchè donna troppo evoluta. Nasce da questo la mia necessità di ripercorrere, come quei tempi, ed attraverso la mia passione, quello che sono state all'epoca ricordandone due Dickinson e Claudell ad esempio, e molte molte altre.