16.2.17

Sibilla Aleramo




[…] E ridiam pure, è di buon augurio.
Non siam mai stati tanto vicini come nei momenti in cui abbiamo riso assieme.
È questo fondamento di letizia, d’innocenza fra noi, che ci ha promesso cose grandi.
La mia spontaneità t’ha sorpreso e sedotto, la tua mi ha deliziata.
Ci siam piaciuti l’un l’altra con gli elementi più semplici, e questo è il simbolo più mirabile. Noi tendiamo, sì, a transumanarci, ma è la nostra umanità frattanto che agisce armoniosamente e ci avvince l’un l’altro.
Ti ricordi i miei occhi?
Ti ricordi le mie mani?
T’han detto, i miei occhi e le mie mani, ciò che tu sei
per me?

Sibilla Aleramo  - Amo dunque sono -  dalla lettera del 18 luglio