1.3.15

Fëdor Dostoevskij






Era rientrata prima di sera, si era messa a sedere sul letto, mi guardava ironicamente e batteva il piedino sul tappeto. D’un tratto, guardandola a mia volta, mi frullò per il capo l’idea che in tutto quell’ultimo mese, o meglio nelle ultime due settimane, lei proprio non aveva dato prova del suo carattere abituale, si poteva perfino dire che aveva dimostrato un carattere opposto: si era rivelata un essere ribelle, aggressivo, non posso dire sfrontato, ma disordinato e propenso a cercare la confusione. Con la confusione andava a nozze. La mitezza, tuttavia, la ostacolava. Quando una come lei si getta allo sbaraglio, anche se oltrepassa ogni misura, è evidente che fa del male soltanto a se stessa, si infiamma da sola, e che lei per prima non può venire a capo del proprio pudore e della propria riservatezza.


Fëdor Dostoevskij - La mite