24.3.17
Arnaldo da Coverciano
Quando anche l'ultimo dio giace ubriaco
Quando in fondo al bicchiere
la sete non ancora
Quando il dolore ti lega le ossa con un filo di ferro
Quando gli occhi una fessura
e nella testa il mare
Quando il vortice si placa
Quando cominci a ridere di te stesso
Allora ti fermi ad ascoltare il vento
e il mondo finalmente ti appare
come lo avevi sempre immaginato
Arnaldo da Coverciano - Il mondo a colori - Linee di Confine
Pedro Tamen
Ti scrivo da vicino, come se la mano
ti fosse oggetto breve affiorato,
come se dalla strada ti arrivasse
la piccola certezza per l’acquisto
dei minuti seguenti. Da vicino
come il sole, come la cicala.
Come un silenzio pieno
che ti venisse agli occhi di mattina
e amarti fosse l’abito
scelto al cominciar del giorno.
- Pedro Tamen - Ti scrivo da vicino, come se la mano
Raymond Carver
E ricordate anche quella parola poco usata che è ormai quasi sparita dall’uso, sia in pubblico che in privato: tenerezza. Non potrà farvi male. E quell’altra parola: anima – o chiamatela spirito, se preferite, se vi rende più facile rivendicare quel territorio. Non scordatevi neanche quella. Fate attenzione allo spirito delle vostre parole, delle vostre azioni. È una preparazione sufficiente. Non c’è bisogno di altre parole.
- Raymond Carver - Il mestiere di scrivere
Marina Cvetaeva
Nel pensiero ho vissuto tutto, ho preso tutto.
La mia immaginazione corre sempre in avanti.
Apro i fiori non ancora sbocciati, tocco bruscamente il più tenero, e lo faccio senza volerlo, non riesco a non farlo!
La mia immaginazione corre sempre in avanti.
Apro i fiori non ancora sbocciati, tocco bruscamente il più tenero, e lo faccio senza volerlo, non riesco a non farlo!
- Marina Cvetaeva
20.2.17
Jorge Luis Borges
Il tempo è la sostanza di cui sono fatto. Il tempo è il fiume che mi trascina, ma io sono il fiume. E' una tigre che mi sbrama, ma io sono la tigre. E' un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco.
Jorge Luis Borges
Marcel Proust
Se ora le dicevo ‘addio per sempre’
era perché volevo assolutamente che tornasse entro una settimana;
se le dicevo ‘sarebbe pericoloso vederti’
era perché volevo rivederla;
se le scrivevo: ‘hai avuto ragione, saremmo infelici insieme’
era perché vivere separato da lei mi pareva peggiore della morte.”
- Marcel Proust - la fuggitiva
Arnaldo da Coverciano Forever
Il giorno più bello della vita non finisce mai
I sogni di una vita non finiscono mai
I ricordi di una vita non svaniscono mai
Gli amori di una vita non passano mai
Lo stupore per la vita non deve finire mai
E il finale?
Il finale non c'è
L'ultimo giorno della vita non finisce mai
- Arnaldo da Coverciano - Forever
Philip Roth
Ed è cosciente anche di un'altra cosa, una cosa che non potevo dedurre da quel primo incontro in aula: la cultura è importante, per lei, anche se in un modo antiquato e deferente. Non che sia una cosa da cui voglia trarre il suo sostentamento. Non vuole e non potrebbe — è stata allevata troppo bene e in un modo troppo conforme alla tradizione, per questo —, ma la cultura è importante e meravigliosa come nessun'altra delle cose che conosce. Consuela è la ragazza che trova affascinanti gli impressionisti, ma il Picasso cubista deve guardarlo bene, aguzzando gli occhi (sempre con un senso di fastidiosa perplessità) e mettendocela tutta per cogliere l'idea. Lei sta li, in attesa della nuova e sorprendente sensazione, del nuovo concetto, della nuova emozione, e quando non viene (non viene mai), si accusa di essere inadeguata e priva di... cosa? Si accusa di non riuscire a capire nemmeno che cosa le manca. L'arte che puzza di modernità non la lascia soltanto perplessa, ma anche delusa di sé. Vorrebbe che Picasso contasse di più, che operasse in lei qualche trasformazione, magari, ma teso sulla ribalta del genio c'è un telo trasparente che le offusca la vista e tiene un po' a distanza la sua venerazione. Consuela dà all'arte, a tutte le arti, assai più di quanto ne riceva, una specie di zelo che non manca di un suo fascino struggente......
L'ho conosciuta Otto anni fa. Frequentava il mio corso. Io non insegno più a tempo pieno, e se volessi essere preciso dovrei dire che non insegno letteratura: già da molti anni tengo un solo corso, un grande seminario di critica letteraria, per i laureandi, che ho chiamato Practical Criticism. Le mie lezioni attirano un mucchio di studentesse. Per due ragioni. Perché l'argomento presenta un'allettante combinazione di glamour intellettuale e glamour giornalistico; e perché le ragazze mi hanno sentito recensire libri alla radio o visto parlare di cultura alla televisione. Negli ultimi quindici anni fare il critico culturale in un programma televisivo mi ha reso piuttosto popolare, localmente, e per questo il mio corso attira le ragazze. Nei primi tempi non mi ero reso conto che parlare alla Tv per dieci minuti una volta la settimana potesse fare l'effetto che fa a queste studentesse. Ma le ragazze sono irrimediabilmente attratte dalla celebrità, per insignificante che possa essere la mia.
Ora, come sai, io sono molto sensibile alla bellezza femminile. Tutti hanno qualcosa davanti a cui si sentono disarmati, e io ho la bellezza. La vedo e mi acceca, impedendomi di scorgere ogni altra cosa. Queste ragazze vengono al mio corso, e io capisco quasi subito qual è quella che fa per me. C'è un racconto di Mark Twain dove lui scappa, inseguito da un toro, e quando si rifugia sopra un albero il toro alza gli occhi e pensa: "Voi siete la mia preda, signore". Be', quando le vedo in aula quel "signore" si trasforma in "signorina". Sono passati otto anni, dunque: io ne avevo già sessantadue e la ragazza, che si chiama Consuela Castillo, ne aveva ventiquattro. Consuela non è come le altre. Non ha l'aria di una studentessa, non di una comune studentessa, per lo meno. Non è una mezza adolescente, non è una ragazza sbracata, sciatta, pullulante di "cioè". È raffinata nel parlare, misurata, e il suo portamento è perfetto: sembra che sappia qualcosa della vita degli adulti, oltre a stare seduta, stare in piedi e camminare. Come entri nell'aula, capisci che questa ragazza o la sa più lunga delle altre o a questo aspira. Il modo in cui si veste, per esempio. Non è proprio quella che chiameremmo eleganza, la sua, e non ha sicuramente nulla di vistoso, ma, tanto per cominciare, Consuela non è mai in jeans, stirati o gualciti che siano. Veste con cura, sobrietà e buon gusto, gonne, abiti e calzoni su misura. Non per desensualizzarsi, si direbbe, ma per professionalizzarsi, veste come l'attraente segretaria di un prestigioso studio legale. Come la segretaria del presidente di una banca. Ha una camicetta di seta color panna sotto un blazer di buon taglio blu con i bottoni d'oro, una borsetta marrone con la patina della pelle più costosa e un paio di stivaletti alla caviglia intonati alla borsetta, e porta una sottana di maglia grigia un po' elastica che rivela le linee del suo corpo con tutta la malizia che può metterci una sottana come quella. I capelli sono acconciati con naturalezza, ma con cura. Il colorito è pallido, la bocca arcuata, anche se le labbra sono piene, e la fronte è tondeggiante, una fronte levigata di un'eleganza brancusiana. È cubana. I suoi sono prosperi cubani che stanno nel New Jersey, oltre il fiume, nella Bergen County. Ha capelli nerissimi, lustri, ma un po' grossi. Ed è grande. È una ragazzona. La camicetta di seta è slacciata fino al terzo bottone, e questo ti permette di vedere che Consuela ha due seni prepotenti, bellissimi. Noti subito il solco tra i seni. E vedi che lei lo sa. Vedi che, nonostante la compostezza, la meticolosità, lo stile cautamente soigné (o forse proprio per questo), Consuela è cosciente del proprio fascino. Viene alla prima lezione con la giacca abbottonata sopra la camicetta, ma cinque minuti dopo se l'è già tolta. Quando guardo di nuovo dalla sua parte, vedo che se l'è rimessa. In questo modo capisci che è cosciente del suo potere, ma che ancora non sa come usarlo, non sa cosa farne, non sa nemmeno quanto lo desidera. Quel corpo le riesce ancora nuovo, deve ancora metterlo alla prova, ci sta ragionando su, un po' come un ragazzo che cammina per la strada con una pistola carica e deve ancora decidere se andare in giro armato per difendersi o per iniziare una vita di delitti.
Philip Roth - l'Animale Morente
Ora, come sai, io sono molto sensibile alla bellezza femminile. Tutti hanno qualcosa davanti a cui si sentono disarmati, e io ho la bellezza. La vedo e mi acceca, impedendomi di scorgere ogni altra cosa. Queste ragazze vengono al mio corso, e io capisco quasi subito qual è quella che fa per me. C'è un racconto di Mark Twain dove lui scappa, inseguito da un toro, e quando si rifugia sopra un albero il toro alza gli occhi e pensa: "Voi siete la mia preda, signore". Be', quando le vedo in aula quel "signore" si trasforma in "signorina". Sono passati otto anni, dunque: io ne avevo già sessantadue e la ragazza, che si chiama Consuela Castillo, ne aveva ventiquattro. Consuela non è come le altre. Non ha l'aria di una studentessa, non di una comune studentessa, per lo meno. Non è una mezza adolescente, non è una ragazza sbracata, sciatta, pullulante di "cioè". È raffinata nel parlare, misurata, e il suo portamento è perfetto: sembra che sappia qualcosa della vita degli adulti, oltre a stare seduta, stare in piedi e camminare. Come entri nell'aula, capisci che questa ragazza o la sa più lunga delle altre o a questo aspira. Il modo in cui si veste, per esempio. Non è proprio quella che chiameremmo eleganza, la sua, e non ha sicuramente nulla di vistoso, ma, tanto per cominciare, Consuela non è mai in jeans, stirati o gualciti che siano. Veste con cura, sobrietà e buon gusto, gonne, abiti e calzoni su misura. Non per desensualizzarsi, si direbbe, ma per professionalizzarsi, veste come l'attraente segretaria di un prestigioso studio legale. Come la segretaria del presidente di una banca. Ha una camicetta di seta color panna sotto un blazer di buon taglio blu con i bottoni d'oro, una borsetta marrone con la patina della pelle più costosa e un paio di stivaletti alla caviglia intonati alla borsetta, e porta una sottana di maglia grigia un po' elastica che rivela le linee del suo corpo con tutta la malizia che può metterci una sottana come quella. I capelli sono acconciati con naturalezza, ma con cura. Il colorito è pallido, la bocca arcuata, anche se le labbra sono piene, e la fronte è tondeggiante, una fronte levigata di un'eleganza brancusiana. È cubana. I suoi sono prosperi cubani che stanno nel New Jersey, oltre il fiume, nella Bergen County. Ha capelli nerissimi, lustri, ma un po' grossi. Ed è grande. È una ragazzona. La camicetta di seta è slacciata fino al terzo bottone, e questo ti permette di vedere che Consuela ha due seni prepotenti, bellissimi. Noti subito il solco tra i seni. E vedi che lei lo sa. Vedi che, nonostante la compostezza, la meticolosità, lo stile cautamente soigné (o forse proprio per questo), Consuela è cosciente del proprio fascino. Viene alla prima lezione con la giacca abbottonata sopra la camicetta, ma cinque minuti dopo se l'è già tolta. Quando guardo di nuovo dalla sua parte, vedo che se l'è rimessa. In questo modo capisci che è cosciente del suo potere, ma che ancora non sa come usarlo, non sa cosa farne, non sa nemmeno quanto lo desidera. Quel corpo le riesce ancora nuovo, deve ancora metterlo alla prova, ci sta ragionando su, un po' come un ragazzo che cammina per la strada con una pistola carica e deve ancora decidere se andare in giro armato per difendersi o per iniziare una vita di delitti.
Philip Roth - l'Animale Morente
Boris Pasternak
"Io non amo la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti, non hanno inciampato. La loro è una virtù spenta, di poco valore. A loro non si è svelata la bellezza della vita..."
Boris Pasternak - Il dottor Živago
Charles Bukowski
Amo i solitari, i diversi, quelli che non incontri mai. Quelli persi, andati, spiritati, fottuti. Quelli con l’anima in fiamme.
- Charles Bukowski
Alessandro Baricco
Ma quando ti viene quella voglia di piangere pazzesca,
che proprio ti strizza tutto, che non la riesci a fermare,
allora non c’è verso di spiaccicare una sola parola,
non esce più niente, ti torna tutto indietro, tutto dentro,
ingoiato da quei dannati singhiozzi,
naufragato nel silenzio di quelle stupide lacrime.
Maledizione. Con tutto quello che uno vorrebbe dire…
E invece niente, non esce fuori niente.
Si può essere fatti peggio di così?
che proprio ti strizza tutto, che non la riesci a fermare,
allora non c’è verso di spiaccicare una sola parola,
non esce più niente, ti torna tutto indietro, tutto dentro,
ingoiato da quei dannati singhiozzi,
naufragato nel silenzio di quelle stupide lacrime.
Maledizione. Con tutto quello che uno vorrebbe dire…
E invece niente, non esce fuori niente.
Si può essere fatti peggio di così?
Alessandro Baricco - da Castelli di Sabbia
David Grossman
Ma quell'urlo lo sento sempre, e lo capisco subito.
Non nelle orecchie ma nello stomaco,
nel battito del cuore,
nell'utero.
Anche tu lo senti,
hai sentito così anche me.
Allora come mai, d'un tratto, non mi senti più?”
- David Grossman - Che tu sia per me il coltello
Richard Brautigan
«Ho paura, ma non capisco di cosa» mi disse una volta. «La sento continuamente. A volte arrivo quasi a capire di cosa si tratta, ma poi, quando sono sul punto di vederla, quella cosa scompare e io resto lì, imbambolato, a chiedermi cos’era.»
- Richard Brautigan - American Dust - Prima che il vento si porti via tutto
19.2.17
Ángel González
Finché tu esisti,
finché il mio sguardo
ti cerca al di là delle colline,
finché niente
mi riempie il cuore,
se non è la tua immagine, e c’è
una remota possibilità che tu sia viva
da qualche parte, illuminata
da una luce – qualunque…
Finché
io ho il senso che sei e che ti chiami
così, con quel nome tuo
così piccolo,
continuerò come adesso, amata
mia,
affranto di distanza,
sotto l’amor che cresce e che non muore,
questo amor che continua e non finisce
Ángel González - Finché tu esisti - da Poesia spagnola del secondo novecento
Arnaldo da Coverciano
Un libro, per sognare
Una canzone, per andare lontano
L'infinito, per non tornare
Un amico, come potente alleato
Un tramonto, per stare solo
Un lavoro, per non pensare
Carta e penna per ricordare
Uno scudo scintillante,
e quattro assi nella manica
Un figlio, che mi faccia vivere
Una donna, per morire
E un cuore sano, per contenere tutto
- Arnaldo da Coverciano - Beauty Case - febbraio 2017 - Linee di Confine
Giorgio Manganelli
"Perdonami: la mia anima è un castello gotico, scricchiola di fantasmi: quassù è sempre vento; i ponti sono alzati; è notte, ininterrottamente."
- Giorgio Manganelli
16.2.17
Sibilla Aleramo
[…] E ridiam pure, è di buon augurio.
Non siam mai stati tanto vicini come nei momenti in cui abbiamo riso assieme.
È questo fondamento di letizia, d’innocenza fra noi, che ci ha promesso cose grandi.
La mia spontaneità t’ha sorpreso e sedotto, la tua mi ha deliziata.
Ci siam piaciuti l’un l’altra con gli elementi più semplici, e questo è il simbolo più mirabile. Noi tendiamo, sì, a transumanarci, ma è la nostra umanità frattanto che agisce armoniosamente e ci avvince l’un l’altro.
Ti ricordi i miei occhi?
Ti ricordi le mie mani?
T’han detto, i miei occhi e le mie mani, ciò che tu sei
per me?
Sibilla Aleramo - Amo dunque sono - dalla lettera del 18 luglio
Anna Achmatova
Sentirai il tuono e mi ricorderai,
pensando: lei voleva la tempesta.
L’orlo del cielo avrà il colore del rosso intenso,
e il tuo cuore, come allora, sarà in fiamme.
- Anna Andreevna Achmatova
pensando: lei voleva la tempesta.
L’orlo del cielo avrà il colore del rosso intenso,
e il tuo cuore, come allora, sarà in fiamme.
- Anna Andreevna Achmatova
Italo Svevo
Io andavo a quella casa arrivandovi dai miei sogni; contavo gli scalini che mi conducevano a quel primo piano dicendomi che se erano dispari ciò avrebbe provato che mi amava, ed erano sempre dispari essendovene quarantatré.
- Italo Svevo - La coscienza di Zeno
2.2.17
Albert Einstein
Siamo tutti un po’ matti, ma la maggior parte di noi non lo sa, perché frequentiamo soltanto gente col nostro tipo di pazzia. Solo quando s'incontrano persone con pazzie diverse nasce la possibilità di scoprire gli errori del nostro tipo di pazzia.
- Albert Einstein
Cesare Pavese
Ma ricordati sempre che i mostri non muoiono. Quello che muore è la paura che t'incutono.
- Cesare Pavese
Emily Dickinson
Io vivo nella possibilità
E la mia vita è questa:
allargare le mie piccole mani
per accogliervi il Paradiso.
- Emily Dickinson
27.1.17
Antonia Pozzi
Così vedi – frantumo me stessa
in tante povere inezie pietose.
- Antonia Pozzi - da Inezie
Charlotte Brontë
E quando egli dalla stanza uscì il
mio cuore andò dietro ai suoi passi.
-Charlotte Brontë
Gabriele D'Annunzio
Tu mi fuggisti, tu mi abbandonasti, tu mi lasciasti solo, tutto doloroso, a terra, mentre io ero ancora accecato di promesse.
- Gabriele D'Annunzio
26.1.17
Friedrich Nietzsche
stanca oscillazione dell’anima che non sa più saltare e volare e neppure andare. Ha il timido sguardo del dolore nascosto, della comprensione senza conforto, dell’addio senza confessione.
Friedrich Nietzsche
Giorgio Manganelli
"Perdonami: la mia anima è un castello gotico, scricchiola di fantasmi: quassù è sempre vento; i ponti sono alzati; è notte, ininterrottamente."
Giorgio Manganelli - Poesie
Cesare Pavese
E così torno ad assistere allo spettacolo del mondo
lo spettacolo sempre sempre uguale.
Vita vita tremenda
che mi agitavi in un dolore ardente
e mi sconvolgevi nel cuore
ogni goccia di sangue,
in una pienezza indicibile,
che mi mutava il colore la voce e fin gli ultimi gesti
ad ogni apparire leggero
dei suoi occhi profondi,
scuri cupi,
perduti
nel viso pallido triste
sotto la lieve nuvola bionda,
fragile come il suo corpo,
dei tenui capelli evanescenti:
vita vita di sogno
perché ti sei spenta
così nel mio cuore?”
Cesare Pavese - Al lento vacillare stanco
Sylvia Plath
Mi odio perché me ne sto qui seduta a lacerarmi per non so nemmeno io che cosa dentro di me.
Me ne sto qui, fascio di ricordi del passato e di sogni futuri racchiuso in un fascio di carne passabile.
- Sylvia Plath
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