5.8.15
è il SOGNO
Come un carcere è il sogno
dove per un tempo che è
breve ho potuto
incontrarti: una visita
priva di suoni e di certezze
su chi fra noi sia il detenuto.
Maurizi Landini
la nausea
Io non so approfittare dell'occasione: vado a caso, vuoto e calmo, sotto un cielo inutilizzato.
Jean-Paul Sartre - La nausea
impercepita
Il volto dell’assente era una spera
specchiata dalla prima opaca stella
e neppure eri in lei, eri caduta
fuori dell’esistenza;
il candore affliggeva i crocevia
e non era la sera,
era la bianca verità indolente
in fondo al mio tumulto, impercepita.
Mario Luzi - Dove non eri quanta pace: il cielo
l' elegia - Rilke
Anche la nostra identità sfiorisce con le cose.
Anche i grandi sentimenti e passioni sembrano destinati a non durare al di là della momentanea illusione…
…di potersi trasfondere in altro
Anche i grandi sentimenti e passioni sembrano destinati a non durare al di là della momentanea illusione…
…di potersi trasfondere in altro
I' elegia - Rilke
Nazim Hikmet
Mi sono spogliato dell'idea della morte
ho infilato il fogliame di giugno dei viali
quello di maggio era un po’ giovanile per me
tutta un'estate mi attende tutta un'estate in città
con le sue pietre il suo asfalto fuso
le sue gazzose il suo ghiaccio
le sue sale di cinema sudate
gli attori di provincia con voce rotonda
con i suoi tassì che spariscono
nei grandi giorni delle partite
con i suoi alberi nel parco dell'Hermitage
che sembran quinte di carta
sotto la luce delle lampade
forse con le canzoni messicane o i tamtam del Ghana
con le poesie che leggerò al balcone
e con i tuoi capelli un po’ accorciati
tutta un'estate di città mi attende
ho infilato il fogliame di giugno dei viali
mi sono spogliato dell'idea della morte.
Nazim Hikmet - Mosca - 1962
1.8.15
lascia sia il vento
Lascia sia il vento a completar le parole
che la tua voce non sa articolare.
Non ci occorrono più le parole.
Siamo entrambi il medesimo silenzio.
Come due specchi, svuotati d'ogni immagine,
che l'uno all'altro rendono
un semplice raggio. E ci basta.
Margherita Guidacci - Lascia sia il vento
Sylvia Plath
Conosco il fondo, dice. Lo conosco con la mia grossa
radice:
è quello di cui tu hai paura.
Io non ne ho paura: ci sono stata.
E’ il mare che senti in me,
le sue insoddisfazioni?
O la voce del nulla, che era la tua pazzia?
L’amore è un’ombra.
Come lo insegui con menzogne e pianti.
Ascolta: ecco i suoi zoccoli: è corso via, come un cavallo.
Per tutta la notte galopperò così, impetuosamente,
finchè la tua testa non sarà una pietra, il tuo cuscino
una zolla,
rimandando echi ed echi.
O vuoi che ti porti il suono dei veleni?
Ecco, questa è la pioggia ora, questo grande azzittirsi.
E questo è il suo frutto: bianco-stagno, come arsenico.
Ho patito l’atrocità dei tramonti.
Bruciati fino alla radice
i miei filamenti rossi ardono ritti, una mano di fili di
ferro.
Ora mi rompo in pezzi che volano intorno come clave.
Un vento di tale violenza
non tollerà neutralità: devo urlare.
Anche la luna è spietata: vuole trascinarmi
crudelmemte, lei che è sterile
Il suo splendore mi folgora. O forse l’ho catturata.
La lascio andare. La lascio andare
diminuita e piatta, come dopo un intervento radicale.
Come mi possiedono e mi colmano i tuoi brutti sogni.
Sono abitata da un grido.
Di notte esce svolazzando
in cerca, con i suoi uncini, di qualcosa da amare.
Mi terrorizza questa cosa scura
che dorme in me;
tutto il giorno ne sento il tacito rivoltarsi piumato,
la malignità.
Le nuvole passano e si disperdono
Sono quelli i volti dell’amore, quelle pallide
irrecuperabilità?
E’ per questo che agito il mio cuore?
Sono incapace di maggiore conoscenza.
Che cos’è questo, questa faccia
così assassina nel suo strangolio di rami?
Sibilano i suoi acidi serpentini.
Pietrificano la volontà. Queste sono le colpe isolate
e lente
che uccidono e uccidono e uccidono.
19 aprile 1962
Sylvia Plath - Olmo
Quando l'angoscia - Alda Merini
Quando l’angoscia spande il suo colore
dentro l’anima buia
come una pennellata di vendetta,
sento il germoglio dell’antica fame
farsi timido e grigio
e morire la luce del domani.
E contro me le cose inanimate
che ho creato dapprima
vengono a rimorire dentro il seno
della mia intelligenza
avide del mio asilo e dei miei frutti,
richiedenti ricchezza ad un mendìco.
1954
Alda Merini - Quando l’angoscia da NOZZE ROMANE
Wisława Szymborska
Sono un cattivo pubblico per la mia memoria.
Vuole che ascolti di continuo la sua voce,
ma io mi agito, tossicchio,
ascolto e non ascolto,
esco, torno ed esco di nuovo.
Vuole tutta la mia attenzione e il tempo.
Quando dormo, la cosa le riesce facilmente.
Di giorno ci sono alti e bassi, e le dispiace.
Mi propone con zelo vecchie lettere, foto,
tocca fatti più e meno importanti,
mi rende paesaggi sfuggiti alla mia vista,
li popola con i miei morti.
Nei suoi racconti sono sempre più giovane.
E’ carino, ma a che pro questo ritornello.
Ogni specchio ha per me notizie differenti.
Si arrabbia quando scrollo le spalle.
Allora si vendica e sbandiera tutti i miei errori,
pesanti, e poi dimenticati facilmente.
Mi fissa negli occhi, aspetta una reazione.
Mi consola alla fine, potenva andar peggio.
Vuole che viva solo per lei e con lei.
Meglio se in una stanza buia, chiusa,
ma qui nei miei piani c’è sempre il sole presente,
le nuvole di oggi, le vie giorno per giorno.
A volte ne ho abbastanza della sua compagnia.
Propongo di separarci. Da oggi e per sempre.
Allora compassionevolmente sorride,
sa che anche per me sarebbe una condanna.
.
Wisława Szymborska - La vita difficile con la memoria
James Joyce
Sento un esercito irrompere nella pianura
e il rombo di cavalli che si avventano,
la schiuma ai ginocchi.
Arroganti, nella nera armatura, dietro di essi,
sdegnando le redini, le fruste schioccanti,
stanno i guidatori.
Gridano dentro la notte i loro nomi di battaglia:
io gemo nel sonno udendo il vortice remoto
delle loro risa.
Rompono il buio dei miei sogni, una fiamma accecante,
e picchiano, picchiano sul cuore come
sopra un’incudine.
Sopraggiungono scotendo in trionfo la lunga chioma verde;
balzano dal mare e corrono urlanti la spiaggia.
Mio cuore, non hai saggezza che così ti disperi?
Amore mio, amore mio, amore, perché mi hai lasciato solo?
James Joyce
nel mio petto
Sei nel mio petto, ma poi ti ritrovo,
ma poi ti perdo, ma poi sei lì, e non
vuoi addomesticare il mio sangue che
non ha altra urgenza che di chinarsi
sul tuo tutto indifferente corpo che
annega mentre m'infilo nel letto.
Sei nel mio petto o là ti ritrovo quando
non vedo nel campo o nella miniera altro
che sigarette mezze spente che rinunciano
al significare.
Amelia Rosselli - Documento
29.7.15
riaperta e stanziata
Questo senso che il cuore si stacchi e sprofondi, questa vertigine che mi squarcia e annienta il petto, nemmeno alla delusione d’aprile l’avevo provata.
M’era riservato di lasciarsi formare quella cicatrice e poi (un soffio, una carezza, un sospiro), l’hanno riaperta e stanziata, e aggiunto il nuovo male.
Cesare Pavese - Il mestiere di vivere.
ciò che non trovo
Ho sognato campi solitari
per cercare i segni confusi
e capire la maschera dei cieli
che ama gli abissi
non so perché guardo a lungo
la linea sottile dell’orizzonte
o le cime brulle con uccelli neri
dove si nasconde ciò che non trovo?
Gëzim Hajdari
attenderci altrove
Quando ci lasciavamo non ci pareva di separarci, ma di andare ad attenderci altrove.
Cesare Pavese
la mia ombra
La mia ombra, nient’altro che un gioco del sole.
Addosso un’uniforme d’incertezza.
Non ha ancora fatto in tempo ad essermi
compagna o delatrice.
Nella mia vita deve esserci
stata abbondanza un tempo.
Tu non ci sei.
Ma se c’è un precipizio del paesaggio
se io sto sull’orlo
con un fiore in mano
e sorrido,
vuol dire che da un momento all’altro arriverai.
Nella mia vita deve esserci
stata vita un tempo.
Kiki Dimoula
26.7.15
ai perchè più audaci
Soffia sul nostro capo il caldo vento, lo scirocco imperiale.
Vedremo il cielo stasera rigato da stelle filanti?
Quali prati ci aspettano, verdi, folti, iridati da genziane,
per affrodarvi insieme i nostri volti?
Su quali rivi o fiumi o laghi susciterai per me, come potresti,
lo spirito delle acque?
Mi svelerei gli arcani che ora stai penetrando.
Tornerai con le mani ricolme, con le risposte più meravigliose
ai perché più audaci.
Perché si ama? Perché si piange? Perché si soffre?
Sibilla Aleramo - Amo dunque sono
Arthur Rimbaud - Il battello ebbro
Ma basta, ho pianto troppo! Le Albe sono strazianti.
Ogni luna mi è atroce ed ogni sole amaro: L'acre amore mi gonfia di stordenti torpori.
Oh, la mia chiglia scoppi! Ch'io vada in fondo al mare!
Arthur Rimbaud - Il battello ebbro
esco fuori da me
Esco fuori da me,
dai miei occhi
mani, bocca,
esco fuori da
me, una schiera
di bontà e divino
che deve rimediare
alle malvagità
accadute
Ingeborg Bachmann - 25 giugno 1926 – 17 ottobre 1973
i maneggi del mondo infernale
Ho trascorso l’intera giornata in un sogno, per metà squallido e per metà sublime – squallido perché ero incapace di percorrerlo sino in fondo, sublime perché quasi metteva a nudo, sotto la vivida luce della realtà, i maneggi del mondo infernale.
Charlotte Brontë - nota dell’11 agosto 1836
si chiama anima
Ho paura che la sventura (il destino) sia in me: io non amo, non so amare nulla veramente, fino in fondo, cioè senza fondo– a parte la mia anima, e cioè l’angoscia, che trabocca e si riversa per tutta la terra e oltre i suoi confini. In tutto – in ogni persona e sentimento – io sto stretta, come in ogni stanza: di una tana o di un castello. Io non riesco a vivere, e cioè adurare, non so vivere nei giorni e ogni giorno vivo fuori di me. È una malattia inguaribile e si chiama – anima.
Marina Ivanovna Cvetaeva
Poema paradisiaco
Non ad altro la nostra anima aspira
che a una tristezza riposata, eguale.
Conosco il vostro portentoso male;
e il dolore ch’è in voi forse m’attira
più de la vostra bocca e dei capelli
vostri, dei grandi medusèi capelli
bruni come foglie morte
ma vivi e fien come l’angui attorte
de la Górgone, io temo, se ribelli,
e pieni del terribile mistero.
Gabriele D'Annunzio - Poema paradisiaco
La passeggiata
qualcosa che mi è sfuggito
Ma io sto ancora con la bocca spalancata, – disse Susan, – come un uccello appena nato, insoddisfatta, in attesa di qualcosa che mi è sfuggito.
Virginia Woolf - Le onde
senza riserve nè ipocrisie
Lo so, sono la donna più discontinua del mondo. Tutto cambia dentro di me da un’ora all’altra. Il fatto è che seguo il mio istinto ed il mio cuore. Non mi curo di quel che sembro, mai. Sono così come la vita, le speranze, le delusioni, le gioie e le emozioni mi hanno fatta, senza riserve né ipocrisie.
— Anna Magnani
25.7.15
torna di nuovo a te
Non cercare là.
Ciò che è, sei tu.
Sta in te.
In tutto.
La goccia è stata nella nuvola.
Nella linfa.
Nel sangue.
Nella terra.
E nel fiume che si è aperto nel mare.
E nel mare che si è coagulato in mondo.
Tu hai avuto un destino così.
Fatti a immagine del mare.
Datti alla sete delle spiagge.
Datti alla bocca azzurra del cielo.
Ma fuggi di nuovo a terra.
Ma non toccare le stelle.
Torna di nuovo a te.
Riprenditi.
Cecília Meireles
Paul Auster - nel paese delle ultime cose
E non serve angustiarsi. Tutti sono pronti all’oblio persino nelle condizioni più favorevoli, e in un posto come questo, quando in realtà tante cose scompaiono dal mondo fisico, puoi immaginare quante ne vengano continuamente dimenticate. Alla fine, il problema non è il fatto che la gente dimentica, ma che non sempre tutti dimenticano la stessa cosa. Quel che esiste ancora nella memoria di una persona può essere irreparabilmente perduto per un’altra e questo crea difficoltà, barriere insuperabili per la comprensione reciproca.
Paul Auster - Nel paese delle ultime cose
Ingeborg Bachmann - alienamento
Non riconosco più gli alberi come alberi.
I rami non hanno le foglie che li fanno opporre al vento.
I frutti son dolci, ma privi d’amore.
E non saziano neppure.
Ora che accadrà?
Il bosco fugge davanti ai miei occhi,
vicino al mio orecchio tacciono gli uccelli,
non c’è prato che mi faccia da letto.
Sono sazia di tempo
ma anelo più tempo.
Ora che accadrà?
Sui monti arderanno nottetempo i falò.
Dovrei schiudermi? Riavvicinarmi a tutto?
In nessuna via riesco più a trovare una via.
Ingeborg Bachmann - Alienamento
Carl Gustav Jung
La solitudine non deriva dal fatto di non avere nessuno intorno, ma dalla incapacità di comunicare le cose che ci sembrano importanti, o dal dare valore a certi pensieri che gli altri giudicano inammissibili. La solitudine cominciò con le esperienze dei miei primi sogni, e raggiunse il suo culmine al tempo in cui mi occupavo dell’inconscio. Quando un uomo sa più degli altri diventa solitario. Ma la solitudine non è necessariamente nemica dell’amicizia, perché nessuno è più sensibile alle relazioni che il solitario, e l’amicizia fiorisce soltanto quando ogni individuo è memore della propria individualità e non si identifica con gli altri.
Carl Gustav Jung - Ricordi, sogni, riflessioni
Josè Saramago
Le parole sono buone. Le parole sono cattive. Le parole offendono. Le parole chiedono scusa. Le parole bruciano. Le parole accarezzano. Le parole sono date, scambiate, offerte, vendute e inventate. Le parole sono assenti. Alcune parole ci succhiano, non ci mollano; sono come zecche: si annidano nei libri, nei giornali, nelle carte e nei cartelloni. Le parole consigliano, suggeriscono, insinuano, ordinano, impongono, segregano, eliminano. Sono melliflue o aspre. Il mondo gira sulle parole lubrificate con l’olio della pazienza. I cervelli sono pieni di parole che vivono in santa pace con le loro contrarie e nemiche. Per questo le persone fanno il contrario di quel che pensano, credendo di pensare quel che fanno.
Josè Saramago - Di questo mondo e degli altri
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