6.3.13

Pierre Auguste Renoir




Young Woman in Blue Going to the Conservatory




Vincent Van Gogh


Field of Poppies




Toulouse Lautrec


Green



Alain Delon & Romy Schneider





Lettera di addio, Alain Delon (1982)

Ti guardo mentre dormi. Sono accanto a te, sono al tuo letto di morte. Indossi una lunga tunica, nera e rossa, con un ricamo sulla parte superiore. Credo che siano fiori, ma non indugio troppo a osservarli. Ti dico addio, il più lungo di tutti gli addii, bambolina mia. Così ti ho sempre chiamata: Bambolina. Non perdo tempo a guardare i fiori, guardo il tuo viso e penso che tu sia bella e che non lo sia mai stata così tanto come in questo momento. Penso anche che è la prima volta in vita mia che ti vedo quieta e serena. Si potrebbe dire che una mano delicata abbia lavato via dal tuo viso le tue paure e i tuoi dissidi.
Ti guardo mentre dormi. Mi si dice che tu sia morta. In che modo ne sono colpevole io? ...Ci si pone sempre questa domanda davanti a qualcuno che si è amato e si ama ancora. Questa emozione ci sommerge, poi torna indietro e alla fine ci si convince che tutto sommato non si è colpevoli. Non colpevoli ma comunque responsabili. Ecco. Lo sono anch'io. E' a causa mia che la notte scorsa il tuo cuore ha cessato di battere. A causa mia, perchè 25 anni fa fui scelto per essere il tuo partner in "Christine". .....

5.3.13

Emily Dickinson








Contenute in questa breve Vita
Sono magiche estensioni
L’anima vi torna dolce di notte
Per sgattaiolarne poi più salda
Come i Bambini tenuti molto a freno
Si dirigono prestissimo al mare
I cui Abissi senza nome si dileguano
Accanto all’infinito


Mike Worrall img

Toulouse Lautrec





Cristina Rossetti









Tu ricordami quando sarò andata
lontano, nella terra del silenzio,
né più per mano mi potrai tenere,
né io potrò il saluto ricambiare.


Ricordami anche quando non potrai

giorno per giorno dirmi dei tuoi sogni:
ricorda e basta, perché a me, lo sai,
non giungerà parola né preghiera.

Pure se un po' dovessi tu scordarmi
e dopo ricordare, non dolerti:
perché se tenebra e rovina lasciano
tracce dei miei pensieri del passato,
meglio per te sorridere e scordare
che dal ricordo essere tormentato.





4.3.13

Emily Dickinson








Il mio bozzolo è stretto, mi chiamano i colori,
e sto cercando l'aria.
Già un'oscura capacità di ali
mi fa spezzare l'abito che indosso.

La potenza della farfalla è in questa
attitudine al volo,
che le concede prati di maestà
ed i volteggi facili nel cielo.

E devo tormentarmi nel presagio
e decifrare il segno
e commettere errori, se alla fine
io troverò la mia chiave divina.






1.3.13

Cléo de Mérode


 

  
Cléopatra Diane de Mérode, famosa con il nome d'arte di Cléo de Mérode (Parigi 27 settembre 1875 - Parigi 17 ottobre 1966), è stata una ballerina francese.
Di nobile nascita, figlia della baronessa austriaca Vincentia de Mérode e di un nobile viennese che volle mantenere l'anonimato, fu avviata alla danza in giovane età presso la scuola dell' Operà National de Paris, dimostrando buona attitudine alla disciplina. Il suo debutto avvenne appena undicenne. 



In breve il successo le arrise, e la sua bellezza e grazia divennero un solido punto di riferimento per le donne francesi, che ne imitarono stile e modo di vestire.

Giovanni Boldini, Cléo de Merode - 1901


A soli 22 anni è già la stella del Grand Opéra di Parigi, la modella preferita di Nadar, Giovanni Boldini e Toulouse-Lautrec.  Scandalizzando la Parigi della Bella Epoque si esibisce al Folies Bergère e posa per lo scultore Alexandre Falguière, che la ritrae nuda e danzante a grandezza naturale. Il suo guardaroba è stato creato da Doucet, il più grande couturier del tempo. Leopoldo II re del Belgio la insegue ovunque, diventando lo zimbello della stampa europea che lo ribattezza Cleopold. Clèo, divenne per l' opinione pubblica la bellissima concubina del re, pagando a caro prezzo quello " stato di grazia " . Nemmeno quando la relazione si concluse potè liberarsi dal nomignolo che le avevano affibbiato nè dalla credenza diffusa che le sue amicizie e non il naturale talento, le avessero permesso di diventare l ' artista che era . Frattanto il mito della sua bellezza ne aumentava il successo in patria. Non solo in Francia ma anche in Austria, Belgio e Germania, paesi di cui era originaria la famiglia, non si parlava d ' altro che dell ' affascinante Cleopatra Europea.  Nel 1926 ebbe il primo ruolo cinematografico in una pellicola dal titolo "Frauen der Leidenschaft" al fianco dell ' attrice e sceneggiatrice americana Fern Andra .

 
Alfredo Muller - Cleo De Merode - 1895

La sua immagine su cartoline, pubblicità, calendari e riviste è diventata un vero e proprio feticcio. Ad accompagnarla in tourné negli Stati Uniti c’è l’inseparabile madre. E’ lei che le insegna a dosare candore verginale e spudoratezza, seduzione e negazione, eleganza e libertà dagli schemi. Tuttavia non abbandonò mai la danza, vero ed unico amore della sua vita, poco prima dei cinquantanni, si ritirò dalla scena pubblica; morì il 17 ottobre del 1966 all ' età di 91 anni .

Marilyn Monroe




Di tanto in tanto
faccio delle rime
ma non prendetevela
con me.
All'inferno, so benissimo
che non si vende;
quel che voglio dire
è quel che ho in testa.
Dipingere i piatti
dipingere i desideri
con i pensieri
che volano via
prima che muoia
e pensare
con l'inchiostro.


Quel che ho dentro nessuno lo vede
ho pensieri bellissimi che pesano
come una lapide.
Vi supplico, fatemi parlare!


Sono orribile
ma datemi tempo
mi truccherò la faccia
ci metterò sopra
qualcosa di splendente
e sarò di nuovo
Marilyn Monroe.
   
 Trentacinque anni vissuti con un corpo estraneo
trentacinque anni
con i capelli tinti
trentacinque anni
con un fantoccio.
Ma io non sono Marylin
io sono Norma Jean Baker
perché la mia anima
vi fa orrore
come gli occhi delle rane
sull' orlo dei fossi?


Non piangere bambola mia
ora ti prendo e ti cullo nel sonno...
Aiuto, aiuto,
aiuto, sento la vita avvicinarsi
mentre
tutto quello che voglio è morire.
(Morirei se potessi)


Come son belli
quegli uccelli che volano.
Perché li uccidono?
Un uccello non ha scampo
quando vola.
E' crudele uccidere chi
non ha scampo.


Il mio involucro invecchia
ma io devo ancora nascere.


sono alcuni stralci tratti da "Paralleli", "Marilyn" - anno 2° - n. 8 - edit.Domus - 1992


Alda Merini











e se diventi farfalla
nessuno pensa più a ciò che è stato
quando strisciavi per terra
e non volevi le ali...




Jonh Keats







Non posso esistere senza di te.
Mi dimentico di tutto tranne che di rivederti:
la mia vita sembra che si arresti lì,
non vedo più avanti.
Mi hai assorbito.
In questo momento ho la sensazione come di dissolvermi:
sarei estremamente triste senza la speranza di rivederti presto.
Avrei paura a staccarmi da te.
Mi hai rapito via l'anima con un potere cui non posso resistere;
eppure potei resistere finché non ti vidi;
e anche dopo averti veduta mi sforzai spesso di ragionare
contro le ragioni del mio amore.
Ora non ne sono più capace.
Sarebbe una pena troppo grande.
Il mio amore è egoista.
Non posso respirare senza di te.


27.2.13

Sibilla Aleramo











Io sono già fuori dalla vita.
Anche se piango ancora.




                                                                                     
Sibilla Aleramo

Alessandro Baricco









Perchè è così che ti frega la vita.Ti piglia quando hai ancora l’anima addormentata e ti semina dentro un’immagine, o un odore, o un suono che poi non te lo togli più. E quella lì era la felicità. Lo scopri dopo, quand’è troppo tardi. E già sei, per sempre, un esule: a migliaia di chilometri da quell’immagine, da quel suono, da quell’odore. Alla deriva.

Castelli di Rabbia



















26.2.13

Guy de Maupassant







L’avevo amata alla follia. Perché amiamo? Non è strano che per qualcuno esista al mondo un solo altro essere, un solo pensiero, un solo desiderio? E che sulla sua bocca ci sia un nome solo: un nome che viene di continuo alle labbra, un nome che ne prorompe come l’acqua da una sorgente, che sale dalle profondità dell’anima e vien detto, ripetuto, mormorato ininterrottamente, dovunque, come una preghiera?
Non racconterò qui la nostra storia. L’amore ne ha una solamente, sempre la stessa. L’avevo conosciuta e me n’ero innamorato, tutto qui. E avevo vissuto un anno nella sua tenerezza, tra le sue braccia, nelle sue carezze, nel suo sguardo, nelle sue vesti, nelle sue parole, avviluppato, legato, incatenato in tutto quanto veniva da lei, così completamente che non sapevo più se fosse giorno o notte, se ero vivo o morto, se ero sulla terra o altrove.
La morta




lei è un particolare de "Il cappello" G. Boldini

25.2.13

Camille Pissarro








Anna Karenina - Lev Tolstoj







Vronsky: "Ballate con me".
Anna: "Non sono abituata a lasciarmi apostrofare così da un uomo incontrato una volta alla stazione".
Vronsky: "Non ne dubito, ma se non ballerò con voi lascerò quest'operetta e me ne andrò a casa subito". 
Anna: "Allora, per amore di Kitty…"     









Wislawa Szymborska



Per motivi non chiari
in circostanze ignote
l'Essere ideale smise di bastarsi.






22.2.13

Sylvia Plath











Viverla come dono e disinganno come premio e martirio possessione ed estasi viverla come illusione e vacanza come condanna e tormento malattia e preghiera semplicemente viverla se non fosse che è lei a rubarti la vita. 


la poesia 



Eleanor Fortescue Brickdale









The Pale Complexion Of True Love - 1899

21.2.13

Alda Merini





Mi sono innamorata
delle mie stesse ali d’angelo,
delle mie nari che succhiano la notte,
mi sono innamorata di me
e dei miei tormenti.
Un erpice che scava dentro le cose
o forse fatta donzella
ho perso le mie sembianze.
Come sei nudo, amore,
nudo e senza difesa.
io sono la vera cetra
che ti colpisce nel petto
e ti dà larga resa.







20.2.13

pubblicità vintage






Banana Yoshimoto







- ”Avevi talento”
- ”E per cosa?”
- “Per vivere. Tu conoscevi la tecnica. Ci vuole un talento speciale, sai per aver la voglia di fare le cose, di andare avanti. Specializzarsi in qualcosa, stufarsi e lasciar perdere: ci vuole un vero talento per fare questo percorso fino in fondo. La maggior parte delle persone non ce l’ha e gira intorno alla stessa cosa per tutta la vita. Ma ti ricordi com’eri? Eri incredibile. Mi facevi paura, e sai che anch’io mica scherzo. A volte pensavo che fossi posseduta, non ho mai conosciuto una persona così, insaziabile. E dire che di persone ne ho viste tante, ma non ho mai trovato in nessuno la tua intensità, la tua vena di follia… Se c’è una cosa che ho imparato è riconoscere la gente. Tu sei una persona speciale, stare con te è come vedere un film."
 
 Lucertola - 1993



Blaga Dimitrova








Mi avvolgano ali senza racchiudermi. Il mio spirito aperto, non in me ripiegata.
Non dietro a una spalla, al sicuro protetta, ma fianco a fianco contro il vento in bufera.








Eugène Galien-Laloue





 Porte sur les grans boulevards





19.2.13

Jeanne Hèbuterne




Jeanne Hebuterne.jpg
Nasce a Parigi il 6 aprile del 1898 in una tipica famiglia cattolica piccolo-borghese: il padre, Achille, è capo contabile dei grandi magazzini Bon Marché, mentre la mamma Eudoxie è una brava e umile donna di casa. Completa la famiglia il fratello maggiore, André, anche lui pittore.
Adolescente, Jeanne decide di iscriversi all’Accademie Colarossi, frequentando la quale diventerà parte integrante del variegato mondo degli artisti di Montparnasse, che la soprannominano Noix de coco, noce di cocco, a causa del forte contrasto fra le lunghe trecce castane ed il “pallore che non dava nemmeno l’idea della carne”, come la descrive Lipchtz. Quando incontra Amedeo capisce di aver trovato l’amore della sua vita, ma un giovane artista squattrinato, ebreo, alcolista e malato di TBC non era propriamente l’uomo che i buoni coniugi Hébuterne avrebbero voluto per la propria bambina e quindi faranno di tutto per ostacolare l’unione. Fin quando la situazione familiare inizia a farsi davvero insopportabile e Jeanne, sfidando coraggiosamente i pregiudizi sociali, decide di andare a convivere con il suo uomo in una decadente abitazione in rue de la Grand Chaumière, un luogo che era così fatiscente da poter vedere il sole filtrare attraverso le crepe sulle pareti.
Le cose cambiano all’inizio del 1918: Jeanne scopre di essere incinta e dietro le insistenze di Zborowski, Modigliani e la sua compagna si recano in Costa Azzurra nella speranza di un miglioramento della salute del pittore e di lasciarsi alle spalle i continui bombardamenti della capitale. La permanenza prima a Nizza e poi a Cagnes-sur-Mer ha però i suoi svantaggi, infatti Eudoxie Hébuterne segue la figlia, con la quale alloggia in una differente abitazione rispetto ad Amedeo.
Il 29 novembre dello stesso anno, alla Maternité di Nizza Jeanne dà alla luce una bambina, cui sarà dato lo stesso nome della mamma.
Il 31 maggio 1919 il pittore è di nuovo a Parigi, dove un mese dopo Jeanne, nuovamente incinta, lo raggiunge con la piccola.
Ma le condizioni fisiche del pittore sono oramai allo stremo: alla forma tubercolare si aggiungono ripetuti attacchi di delirium tremens e infine una nefrite. Il 24 gennaio 1920 Modigliani muore all?Hôpital de la Charité. All?alba del giorno dopo, Jeanne, ormai prossima al parto, si toglie la vita gettandosi dal quinto piano della casa dei genitori.
I coniugi Hébuterne si rifiutano di farla seppellire vicino ad Amedeo perché ancora convinti dell’inadeguatezza di quell’unione. Mentre il funerale di Modigliani si svolge alle due di pomeriggio del 27 gennaio, con una grande folla che segue il trasporto della salma dall’ospedale fino al cimitero Pére Lachaise, Jeanne sarà portata alle otto di mattina del giorno dopo al cimitero di Bagneux, nella maggiore discrezione possibile.
Grazie alle insistenze del fratello di Amedeo, Giuseppe Emanuele che, rifugiatosi a Parigi nel ‘24 per sfuggire alle persecuzioni fasciste seguite all’omicidio di Matteotti, parlò coi coniugi Hébuterne, Jeanne riposa finalmente nel cimitero Pére Lachaise accanto all’uomo a cui ha donato la sua vita.
La piccola Jeanne Modigliani dopo la tragica fine dei genitori sarà adottata dalla zia paterna Margherita, crescendo in Italia.


In uno degli ultimi e più toccanti dipinti di Modigliani, Jeanne Hèbuterne seduta davanti a un uscio, Jeanne è ritratta incinta per la seconda volta, il volto è pallido, il corpo è in vertiginosa torsione, l'espressione è indefinibile, elementi tutti che concorrono ad imprimere al quadro una forte tensione, ancor più evidente anche alla luce dei tragici avvenimenti successivi: quel figlio non avrebbe mai visto la luce!

File:HebuterneModigliani.jpg
ritratta da Modigliani nel 1919

 File:Modibyjeanne.jpg
ritratto di Jeanne Hébuterne : Modì

”Devota compagna fino all’estremo sacrificio”.
Così recita l’epitaffio sulla tomba della pittrice Jeanne Hébuterne.





Harold Knight






Morning Sun  - ca. 1913




John Keats




Fulgida stella
fossi ferro come tu lo sei
ma non in solitario splendore sospeso alto nella notte,
a vegliare, con le palpebre rimosse in eterno,
come paziente di natura, insonne eremita,
le mobili acque al loro dovere sacerdotale
di puro lavacro intorno a rive umane,
oppure guardare la nuova maschera dolcemente caduta
della neve sopra i monti e le pianure.
No - pure sempre fermo, sempre senza mutamento,
vorrei riposare sul guanciale del puro seno del mio amore,
sentirne per sempre la discesa dolce dell’onda e il sollevarsi,
sempre desto in una dolce inquietudine
a udire sempre, sempre il suo respiro attenuato,
e così vivere in eterno - o se no venir meno nella morte .

John Keats –1819





Nasce il 31 ottobre del 1795 nello Swan and Hoop Inn a Moorgate, sobborgo londinese cugino di Thomas e di Frances Jennings, primo di 5 figli: George Keats (28 febbraio 1797 - 24 dicembre 1841), Thomas Keats (18 novembre 1799 - 1º Dicembre 1818), Edward Keats (28 aprile 1801 - 10 ottobre 1802), Frances Keats (3 giugno 1803 - 7 febbraio 1889). Il locale si trova oggi a pochi metri dalla stazione ferroviaria e viene chiamato The John Keats. I primi sette anni di vita furono felici. Il 16 aprile 1804, a soli 8 anni, cominciano le sue sventure con la morte del padre per un trauma cranico, dovuto ad una caduta da cavallo. Sua madre si risposa subito con William Rawlings, ma abbandona velocemente il nuovo marito per trasferirsi con i figli presso sua madre Alice (morta il 19 dicembre 1814) e il padre John (morto l'8 marzo 1805). Lì Keats frequenta la scuola che per la prima volta instilla l'amore per la letteratura. Il 10 marzo 1810 sua madre muore di tubercolosi e lo lascia con i suoi fratelli in custodia alla nonna.
Questa incarica due tutori di prendersi cura dei ragazzi. Questi ritirano Keats dalla scuola e l'avviano all'apprendistato di chirurgia. Nel 1844 a seguito di una lite con il suo maestro, lascia il suo apprendistato e diviene studente presso l'ospedale locale. Durante quell'anno dedica sempre più tempo allo studio della letteratura.../...