31.1.13

Alda Merini - Ultimo atto d'amore








Spazio che divori
ogni tempo
Hai divorato la mia persona
Salendo sulle ginocchia
di una culla
E' santo chi ama la Poesia
e la traduce in forza
come io ho cercato 
di amare l'America
e mi hanno usata
come una fionda





Alda Merini dedica questa poesia a Marilyn Monroe








29.1.13

Ernst Ludwig Kirchner






Se ci fosse una strada, per partire o arrivare. Se “partire” fosse solo “morire”. Se nel bel mezzo del cammino ci si ritrovasse in una selva oscura. Se si soffocasse, potendo, senza respirare. Se il respiro stesso non fosse un “su” e “giù” del petto, ma solo un trattenersi, un rigonfiare, un cedere le armi. Se l'inconscio esistesse di giorno e la notte fosse per la tranquillità degli occhi che non vedono di notte. Se ci si mangiasse lo stomaco per salire troppo in alto e salendo la nausea fosse a dismisura asfissiata in gola. Se ci fosse qualcuno. Qualcuno. Almeno uno. Almeno. Per camminare insieme, per parlare insieme, per giocare insieme. Se non si fosse soli, così soli. Se non si fosse i soli a morire in questa città. Se ci fosse qualcuno, uno almeno, almeno un altro. Per avere meno paura. Per avere paura insieme.
( E. L. Kirchner )


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Ernst Ludwig Kirchner in un fotografia del 1905 circa.


Ernst Ludwig Kirchner (Aschaffenburg 6 maggio 1880 - Davos 15 giugno 1938) è stato un pittore, scultore e incisore tedesco In gioventù mostra particolare interesse per l'arte primitiva e africana, la pittura tedesca del cinquecento, le stampe giapponesi, la scultura nera e polinesiana, e per autori contemporanei come Paul Gaugain e Vincent Van Gogh, di cui lo colpirono l’immediatezza espressiva e l’uso simbolico e psicologico dei colori.
Gli studi di architettura e l'Espressionismo
Dal 1901 al 1905 studia architettura a Dresda dove diviene amico di altri tre studenti di architettura, Erich Hecke, Karl Schmidt-Rottluff e Fritz Bleyl, con i quali nel 1905 fonda il gruppo Die Brücke (il ponte), uno dei primi nuclei dell' Espressionismo tedesco.
Scelsero questo nome perché intendevano gettare un ponte verso quegli elementi artistici allora in fermento che si contrapponevano all’arte dominante del tempo.
In questo periodo le opere di Kirchner, soprattutto paesaggi e ritratti, sono caratterizzate da semplificazioni formali, contorni marcati e colori accesi stesi in uno spazio non naturalistico: uno stile simile a quello dei Fauves, carico di vitalità istintiva. Solo dopo il 1911 si riscontrerà un irrigidirsi del contorno in acri deformazioni e verranno trattati temi sempre più di attualità....



Cubismo ed Art nouveau
Kirchner vivrà a Dresda fino al 1911, poi si trasferisce a Berlino, dove entra in contatto con i pittori del Blaue Reiter. Successivamente si sposta a Monaco.
Sarà questo il periodo più caratteristico della sua produzione con scene di strada cabaret, ritratti dalla pennellata nervosa e sommaria e dalla caratterizzazione decisa e marcata; Il suo stile diviene sempre più drammatico, con deformazioni violente e ritmi convulsi. In quest’evoluzione è rintracciabile il contatto con nuovi movimenti artistici, tra cui il Cubismo e l'Art Nouveau.
Oltre ai paesaggi e ai ritratti dipinge immagini urbane, con ampie stesure di colori vigorosi che assumono valore autonomo, al pari delle forme e dei volumi, e che ricordano Gauguin e i selvaggi colpi di pennello di Vincent Van Gogh. In particolare, nelle immagini urbane le curve e le linee assumono forme irregolari, per sottolineare il contrasto tra la campagna e la grande città, la cui frenetica vitalità lo avvicinò ad interessi psicologici, a temi sessuali e alla polemica sociale.
Più a fuoco : siamo nel 1911 Kirchner si trasferisce a Berlino in quanto attirato dalla crescente vivacità culturale della città dalle opportunità professionali, poichè nella città tedesca vi sono prestigiose gallerie private e comunità di artisti, musicisti, scrittori. I Temi e le tecniche raffigurative cambiano, e questo si ravvisa soprattutto in Kirchner (che adoro e del quale non potevo non trattare un piccolo tema); la rappresentazione della città viene sostituita ai paesaggi e ai nudi primordiali, lasciando posto alla rappresentazione dell'inquietudine, lo smarrimento sociale ed esistenziale, l'inautenticità dei rapporti centrati sul denaro. Vi sarà la raffigurazione della vita notturna della città.
Kirchner scrive: "siamo come le cocotes che ho dipinto, travolte, destinate a scomparire. Tuttavia cerco sempre di riportare equilibrio nei miei pensieri e di creare un'immagine del tempo ponendo ordine nel caos circostante: questo è il mio compito". L'artista congedato dall'esercito in seguito ad una grave depressione scriverà appunto tale pensiero e siamo nel 1916.
La fine del movimento Die Brücke e la prima guerra mondiale
Nel 1913 il gruppo Die Brücke si sciolse a causa delle forti polemiche e rivalità sorte al suo interno. Con lo scoppio della prima guerra mondiale Kirchner si arruola, ma nel 1915 colpito da un forte esaurimento nervoso, i cui postumi lo perseguiteranno per il resto della vita.
Al termine della guerra si trasfesce a Davos, in Svizzera, dove continua a soffrire di depressione malgrado il crescente successo delle sue esposizioni personali. In questi anni, a contatto con il solenne paesaggio alpino, il suo radicale espressionismo si ammorbidisce in uno stile che diventa sempre più astratto, non privo di allusioni simboliche.

Il periodo nazista
Dopo la presa del potere dei nazisti in Germania, centinaia di sue opere vengono sequestrate e rimosse dai musei; molte di queste vengono mostrate nell’esposizione diffamatoria dell’Entartete Kunst (arte degenerata) del 1937 e poi distrutte.
Questi avvenimenti, a cui si aggiunse anche un forte aggravarsi delle condizioni fisiche, provocano in lui un forte shock.
Kirchner si suicida il 15 giugno del 1938 a Davos.


File:Programm der Brücke.jpg
Manifesto di "Die Brücke" 1906
Berlino Brücke Museum   (Ernst Ludwig Kirchner)

Più a fuoco:  Il nucleo originario di "Die Brücke" è composto da quattro studenti di architettura della Technischule di Dresda legati tra loro da mutui rapporti di amiciziaoltre che dal culto di Gauguin e Van Gogh (in parte Munch) : Kirchner appunto, Erich Heckel, Karl Schmidt-Rottluff, Fritz Bley. L'associazione ha un suo programma di autofinanziamento - a partire dal 1906 sostnitori e membri passivi versano annuale in cambio di una cartella originale di opere a stampa e trae il proprio nome da un aforisma del "Così parlò Zaratustra" nietzscheano, che recita profeticamente:

["L'uomo è una corda tesa tra la bestia e l'uomo nuovo, una corda che attraversa un abisso... la grandezza dell'uomo sta nel suo essere un ponte, non un fine"] peraltro Nietzsche, ritratto da Heckel in una xilografia del 1905, è anche figurativamente tra i padri spirituali di Die
Brücke.
Ernst Ludwig Kirchner
"Strasse, Berlin (Strassenszene)" - 1913 Olio su tela, 120.6x91.1 cm

Museum of Modern Arts (MoMA), New York, NY, USA 

Ernst Ludwig Kirchner
 Cinque donne per la strada, 1913, olio su tela, 120,5x91 cm,
Colonia, Wallraf-RichartzMuseum.

28.1.13

gli Scapigliati





La Scapigliatura fu un movimento artistico e letterario sviluppatosi nell’Italia settentrionale a partire dagli anni sessanta dell’Ottocento; ebbe il suo epicentro a Milano e si andò poi affermando in tutta la penisola. Il termine, che si impose nel corso degli anni cinquanta dell’Ottocento, è la libera traduzione del termine francese bohème (vita da zingari), che si riferiva alla vita disordinata e anticonformista degli artisti parigini descritta nel romanzo di Henri Murger Scènes de la vie de bohème (1847-1849).

Gli scapigliati erano animati da uno spirito di ribellione nei confronti della cultura tradizionale e il buonsenso borghese. Uno dei primi obiettivi della loro battaglia fu il moderatismo della cultura ufficiale italiana. Si scagliarono sia contro il Romanticismo italiano, che giudicavano languido ed esteriore, sia contro il provincialismo della cultura risorgimentale. Guardarono in modo diverso la realtà, cercando di individuare il nesso sottile che legava quella fisica a quella psichica. Di qui il fascino che il tema della malattia esercitò sulla loro poetica, spesso riflettendosi tragicamente sulla loro vita che, come quella dei bohémiens francesi, fu per lo più breve.


Emilio Praga, Carlo Dossi e Luigi Conconi

La Scapigliatura - che non fu mai una scuola o un movimento organizzato con una poetica comune precisamente codificata in manifesti e scritti teorici - ebbe il merito di far emergere per la prima volta in Italia il conflitto tra artista e società, tipico del romanticismo europeo: il processo di modernizzazione post-unitario aveva spinto gli intellettuali italiani, soprattutto quelli di stampo umanista, ai margini della società, e fu così che tra gli scapigliati si diffuse un sentimento di ribellione e di disprezzo radicale nei confronti delle norme morali e delle convinzioni correnti che ebbe però la conseguenza di creare il mito della vita dissoluta ed irregolare (il cosiddetto maledettismo).

Negli scapigliati si forma una sorta di coscienza dualistica (una lirica di Arrigo Boito si intitola appunto Dualismo) che sottolinea lo stridente contrasto tra l‘“ideale” che si vorrebbe raggiungere e il “vero”, la cruda realtà, descritta in modo oggettivo e anatomico. Si sviluppa così un movimento che richiama innanzitutto i modelli tipicamente romantici tedeschi di E.T.A. Hoffmann, Jean Paul, Heinrich Heine, e francesi, in special modo Charles Baudelaire.

Il termine “scapigliatura” venne utilizzato per la prima volta da Cletto Arrighi (pseudonimo di Carlo Righetti) nel romanzo La Scapigliatura e il 6 febbraio (1862).

Altri importanti esponenti del movimento scapigliato furono Vittorio Imbriani, Giovanni Camerana, Iginio Ugo Tarchetti, Carlo Dossi, Arrigo Boito ed Emilio Praga; in campo artistico lo scultore Giuseppe Grandi e i pittori Tranquillo Cremona, Mosè Bianchi, Daniele Ranzoni; in campo musicale lo stesso Boito (che fu compositore e librettista), Franco Faccio, Alfredo Catalani e Amilcare Ponchielli. Anche Giacomo Puccini mosse i suoi primi passi all’interno del mondo della Scapigliatura.

La posizione della Scapigliatura nella storia culturale dell’Ottocento è quella di una sorta di crocevia intellettuale, attraverso cui filtrano correnti di pensiero, forme di letteratura straniera e temi letterari che contribuiscono a rinnovare e togliere l’alone di provincialismo dal clima culturale italiano.
Gli scapigliati con il loro culto del vero, e con l’attenzione a ciò che è patologico e deforme, e con il loro impietoso proposito di analizzarlo come anatomisti, introducono in Italia il gusto del nascente Naturalismo.





« … tutti amarono l'arte con geniale sfrenatezza; la vita uccise i migliori » 
(Cletto Arrighi)



fonte 

Monmartre & Montparnasse





Apollinaire e i cubisti, Braque e Picasso, Utrillo e Valadon, Jarry e i primi surrealisti, Modigliani e Kandinskij, Gertrude Stein e Hemingway, Man Ray e Cocteau... Solo nella favolosa Parigi dei primi trent'anni del Novecento è stato possibile incontrare una tale varietà di artisti di genio. Ma era forse più facile rintracciarli ai tavolini di un bistrot, verso l'alba, che nei loro studi. Perché questi artisti non avevano solo un talento fuori del comune, erano soprattutto animati da una travolgente vitalità. Ad attrarli sulle due rive della Senna, nei mitici quartieri di Montmartre e Montparnasse, era la sete di vita e di libertà, erano il vino e le belle ragazze, le amicizie e il sogno della fama e della gloria, il sapore eccitante delle polemiche e delle rivalità. Franck racconta con piglio da romanziere le irripetibili vicende di personalità straordinarie, al tempo in cui Parigi era lo scenario di incontri e scontri che hanno segnato la cultura del XX secolo. E quando essere artista significava prima di tutto affrontare la vita con dissipata generosità.


Montmartre & Montparnasse



La Parigi degli anni Trenta (il volume si chiude con la caduta di Madrid nelle mani dei franchisti nel marzo ’39) in Libertad! L’amore e l’impegno, l’arte e la politica, i drammi e la leggerezza nella Parigi degli anni Trenta di Dan Franck (Garzanti, pagg. 373, euro 16); i suoi legami con le capitali d’Europa, in particolare Mosca e Madrid. Nella prima gli intellettuali si recarono a più riprese, Jacques Prévert e il gruppo Octobre nel 1934, André Gide ed altri (tra cui l’Eugène Dabit di Hôtel du Nord, che non ne tornerà) nel 1936, il giorno della morte di Gork’ij: e a poco a poco si rendono conto degli orrori del regime di Stalin, della persecuzione dissennata di scrittori e poeti. Vi incontrano un Pasternak smarrito che bussa alle porte dei potenti per ottenere la scarcerazione di Mandel’stam. Così, in Spagna, si ritrovano in molti, di ogni Paese, armi in pugno in difesa della libertà: André Malraux e la sua mirabolante squadriglia aerea, Blaise Cendrars, Robert Capa e Hemingway, Saint-Exupéry detto Saint-Ex, Picasso.
La Parigi, dunque, degli intellettuali impegnati politicamente, delle lotte in nome della giustizia, della verità e del bene; che sovente coincide con un credo letterario e poetico, con la fiducia cieca nel potere eversivo della parola, nella sua capacità di riformare il mondo, o almeno di far sì che non tutto passi invano. Queste e molte altre cose nel grande affresco di un periodo e dei personaggi che lo animano. Franck non è del resto nuovo a tal genere di lavori di ampio respiro: già ci aveva dilettato col suo Montmartre & Montparnasse. La favolosa Parigi d’inizio secolo (Garzanti, 2004), egualmente frutto del suo profondo e documentatissimo amore per la Città delle Città.
Scrittori, pittori, fotografi, di varie nazionalità e ambienti, si incontrano (di passaggio o per loro più stabile dimora) nei caffè e nelle dimore parigine, la Brasserie Lipp in Saint-Germain, gli stambugi da bohémiens o gli appartamenti lussuosi, case che divengono veri propri foyers delle muse, come quella di André Gide in rue Vaneau («Il Vaneau» come lo chiamano gli amici), con vista sulla Tour Eiffel e la cupola d’oro degli Invalidi; o la rue du Château, nel quartiere di Montparnasse, «antro dei surrealisti»; o i corridoi di casa Gallimard, dove s’incrocia tutta l’intellighenzia europea, si stringono solide amicizie, s’intrecciano amori.
Il libro si configura anche come una mappa della Parigi letteraria, la geografia di una generazione multiforme e geniale. La narrazione segue da presso alcuni personaggi principali, ai quali si affiancano i comprimari, chi ne segue il cammino per un tempo; o si accende a tratti di luci tanto intense quanto fugaci, creature che paiono fragilissime eppure lasciano una traccia indelebile in chi li ha conosciuti: René Crevel, il poeta del gruppo surrealista condannato dalla tubercolosi, che semplicemente, un giorno, dimentica di accendere la fiamma sotto il becco del gas aperto; o la giovanissima Gerda Taro, la compagna di Capa, indomita fotografa di guerra, una biondina dal fisico esile e nervoso, sempre in prima linea nella Spagna devastata dalla guerra civile, che corre tra le trincee, gli ospedali da campo, s’inerpica sui carri carichi di soldati moribondi: una volta di troppo.
Perché Franck ama seguire la sua storia anche per via femminile, attraverso le molte donne per le quali scrittori e poeti sembra abbiano perduto la testa, non di rado le stesse per alcuni di essi: compagne e ninfe egerie, donne fatali o caste compagne di un’intera esistenza, come Elisabeth Van Rysselberghe, la «piccola Signora» di Gide. Ma c’è anche la famosa Nadjia, solitaria sibilla metropolitana che i surrealisti avevano preso a simbolo vivente dei loro procedimenti poetici, perfetta incarnazione di quel «genio libero» il cui avvento tanto auspicavano: Nadjia che legge nei segni, che piange leggendo Jarry, che recita versi in trance. E ancora Elsa Triolet, russa amica di Majakovskij e «miglior viatico» per l’innamorato Louis Aragon nella Russia comunista; e la Colette Peignot di Georges Bataille; la Consuelo di Saint-Ex, che ne ottiene il primo bacio in volo, minacciando un triplice giro della morte se non gli avesse ceduto; e naturalmente Gala, un intero universo per il suo Dalí.


27.1.13

Toulouse-Lautrec




Henri de Toulouse-Lautrec, nasce ad Albi, nel 1864, da una famiglia di antichissima nobiltà. Fin da bambino comincia a disegnare; nei due periodi di immobilità a cui lo costringono le deboli condizioni di salute, aggravate da due cadute, che gli causano la frattura dei due femori e che gli bloccano lo sviluppo e la crescita degli arti inferiori. Nel 1872 la famiglia si trasferisce a Parigi, dove per mezzo del padre, conosce il pittore René Princeteau, che lo indirizza verso dipinti con soggetti equestri. Nel 1882 frequenta lo studio di Léon Bonnat e l’anno seguente segue con profitto le lezioni di Fernand Cormon. Allo stesso tempo, conosce gli impressionisti e studia le loro opere, in particolare quelle di Van Gogh e Degas, anche se non partecipa mai alle loro mostre. A causa della sua deformità fisica, egli si sente rifiutato e compatito; vuole quindi frequentare esclusivamente gli ambienti di Montmartre: le sale da ballo, i teatri e i caffè-concerto, diventano gli scenari dei suoi dipinti più famosi. Collabora in qualità di disegnatore umoristico, a numerosi giornali, sperimentando tecniche d’incisione, disegnando una trentina di manifesti. 

The kiss (1892)

Questi suscitano scalpore per le notevole tecniche stilistiche innovative, dovuto al suo interesse per le stampe giapponesi. Altro discorso merita la parte di sue composizioni (una serie di quaranta quadri) composte nella prima metà degli anni novanta; dedicate alle case di tolleranza parigine; da questo, lo scandalo che ne deriva contribuisce a creare attorno a lui il mito dell’artista trasgressivo e maledetto. Muore a soli 37 anni nel 1901 a Malromé.


In Bed: the kiss (1892)

Nel 1893, l’artista va a vivere in una delle più lussuone case chiuse, che ha sede in un palazzo del Seicento, arredata con mobilio del Settecento, con quadri di pittori come Eugène Boudin, tutti clienti e amici della tenutaria Blanche d’Egmont. Per lei Toulouse-Lautrec realizza una decorazione (oggi persa), composta da sedici elementi. Durante il suo soggiorno ha una breve relazione con una delle ragazze, la “Grande Mireille” ed esegue una serie di dipinti dedicati alle prostitute. Quattro opere in tutto (tra cui questa) vorrebbero la rappresentazione di coppie lesbiche. Due delle altre tre (tutte in collezioni private), sono intitolate il “bacio” appaiono ancora più esplicite nella rappresentazione erotica.

The Sofa (1894)

Nelle maisons close il lesbismo viene condannato, ma è ugualmente diffuso e aumenta a partire dal 1881, quando alcuni tra i locali più raffinati, per ricchi borghesi, permettono l’ingresso alle donne.




...continuerà prossimamente

Persuasione - Jane Austen



quelle lettere d'amore...




Non posso più ascoltare in silenzio. Devo parlarti usando i mezzi che ho a disposizione in questo momento. Tu strazi la mia anima. Provo a un tempo agonia e speranza. Non mi dire che è troppo tardi, che quei preziosi sentimenti sono per sempre svaniti. Mi offro nuovamente a te col cuore che è tuo ancor più di quando quasi lo spezzasti otto anni e mezzo fa. Non osare più dire che gli uomini dimenticano prima delle donne, che l'amore di un uomo muore più rapidamente...
Ho amato solo te. Posso essere stato ingiusto, debole, schiavo di risentimenti, ma mai incostante. Tu sola mi hai indotto a venire a Bath. Penso solo a te, per te sola faccio progetti per l'avvenire. Non te ne sei accorta? Possibile che tu non abbia compreso i miei desideri?... Non avrei aspettato neppure questi dieci giorni se avessi potuto leggere nei tuoi pensieri così come, penso, tu devi aver letto nei miei. Quasi non riesco a scrivere. Ogni istante sento qualcosa che mi soggioga. Tu abbassi la voce, ma io so distinguerne i toni che altri non saprebbero cogliere. Creatura troppo buona, troppo eccelsa! Tu ci rendi davvero giustizia! Tu sei veramente convinta che gli uomini possano provare vero amore ed essere costanti. Credi dunque che chi ti scrive sia capace dell'affetto più fervido e della più perseverante costanza. Frederick Wentworth
Devo andare, incerto del mio destino; ma tornerò qui, o seguirò la tua comitiva, non appena possibile. Una parola, uno sguardo, saranno sufficienti per decidere se io entrerò in casa di tuo padre questa sera o mai più.



Persuasione (Persuasion, 1818) è un romanzo della scrittrice inglese Jane Austen, pubblicato postumo dal fratello e composto tra il 1815 e il 1816. La scrittrice inizierà a lavorare a questo romanzo immediatamente dopo aver finito Emma. È l'ultima opera completa scritta poco prima dell'aggravarsi della malattia che la porterà alla morte nel luglio del 1817.

Marc Chagall







gli amanti nel sambuco - 1929


"Mia soltanto è la patria della mia anima. Vi posso entrare senza passaporto e mi sento a casa; essa vede la mia tristezza e la mia solitudine ma non vi sono case: furono distrutte durante la mia infanzia, i loro inquilini volano ora nell'aria in cerca di una casa, vivono nella mia anima. Ci fu un tempo in cui avevo due teste, vi fu un tempo in cui questi volti erano bagnati dalla rugiada dell'amore e disciolti come profumo di rosa. Ora mi sembra che anche quando indietreggio avanzo verso un'ampia porta, oltre la porta ci sono ampie distese di pareti, rombi di tuoni smorzati e lampi spezzati riposano. Mia soltanto è la patria della mia anima."


23.1.13

Gustave Caillebotte






Via di Parigi, tempo di pioggia (1877)

Nasce a Parigi nel 1984, da una ricca famiglia di industriali tessili. Alla morte del padre eredita una fortuna che gli permettà di dedicarsi a tempo pieno alla pittura. Parteciperà alle mostre degli impressionisti ed in seguito ne finanzierà la terza esposizione. L'artista che non è stato mai compreso dai suoi contemporanei. Quest'opera è stata la grande attrazione della terza mostra sull'Impressionismo nel 1877. E' un'opera dominata soprattutto dalle incombenze geometriche dei nuovi palazzi e scandita dall'alternarsi dei triangoli (le porzioni di cielo, gli spicchi degli ombrelli) e dei rettangoli (le finestre o le mattonelle della strada). Il lampione che divide la scena in due: a sinistra lo sguardo si perde in lontananza, mentre a destra le figure si proiettano in avanti. L'attenzione della coppia è attratta da qualcosa al di fuori del campo visivo del quadro. I due personaggi, però, non si accorgono della figura che sta arrivando di fronte a loro e lo scontro tra gli ombrelli, appare inevitabile.






Marguerite Duras








Tra l’anca e le costole, nel punto che è chiamato fianco: è là che è successo. In quel punto nascosto, molto tenero, che non copre né ossa né muscoli, ma organi delicati. Là è spuntato un fiore. Che mi uccide.




14.1.13

Emily Dickinson



Non posso comprarlo - non è in vendita -
Non ce n'è altri al Mondo -
Il mio era l'unico
Ero così felice che dimenticai
Di chiudere l'Uscio
E se ne andò
E io sono tutta sola -
Se potessi ritrovarlo da Qualche parte
Non mi preoccuperebbe il viaggio fin là
Anche se costasse tutti i miei averi
Solo per guardarlo negli Occhi -
Per dire, "volevi?" "non volevi",
Poi, distogliere lo Sguardo.

da qui



Che cos'avevano in comune molte scrittrici e poetesse dell'800; e soprattutto il discostarsi dal quel secolo così lontano per crescita evolutiva, rispetto al soggetto donna, in quanto ad emancipazione. Quindi se una donna riusciva a scrivere, scolpire da un pezzo di pietra, impressionare con i pennelli....era e sarebbe stata senz'altro additata non per le doti meravigliose, soprattutto perchè donna troppo evoluta. Nasce da questo la mia necessità di ripercorrere, come quei tempi, ed attraverso la mia passione, quello che sono state all'epoca ricordandone due Dickinson e Claudell ad esempio, e molte molte altre.